Scomunica ai comunisti: siete certi di non essere ancora troppo 'teneri' ?

Risponde P. Giuseppe Pirola sj

03/01/2009
Vi ringrazio padre Giuseppe Pirola s.j. e mons.Giovanni Battista Chiaradia, che vi siete spesi nel rispondere alle mie precedenti domande sul comunismo. Purtroppo non riesco ad accettare del tutto le vostre troppo indulgenti risposte.
Infatti mi pare poco comprensibile che padre Pirola sottolinei che la scomunica era limitata ai comunisti italiani. Quelli esteri ne potevano essere esenti?
Inoltre cosa cambia in realtà se Togliatti (di cui è nota la doppiezza opportunistica) riduce l’ateismo comunista a questione privata e non di partito; o di partito e non di Stato (per Stalin, politico di singolare acutezza realistica)? Cosa cambia, mons. Chiaradia, se filosoficamente Lenin, già nel 1909, si sta incamminando verso il soprannaturale e ci porta a un passo dalla soglia che sale alla dottrina del Cristo affermando che si può conoscere il “noumeno” di Kant o “la cosa in sè”? Cosa ha combinato dopo quella data? Cosa cambiano le dichiarazioni teoriche se nella realtà l’azione del comunismo ha sempre teso, più o meno scopertamente a seconda delle condizioni storiche di una nazione, alla costruzione di un "uomo nuovo" ben diverso dal concetto di “dignità della persona umana” (con tutte le derivazioni personali e sociali) della dottrina sociale della Chiesa?
E, padre Pirola, non mi vorrà far credere che l’URSS era un paese democratico perchè Stalin ci teneva a dirlo tale?
O che il comunismo odierno arrabbiato d’ateismo non trova spazio, secondo mons. Chiaradia, perchè è insopprimibile nell’uomo l’aspirazione all’Assoluto? Mi pare che sia insopprimibile anche l’aspirazione al Male...
Si dice che Marx è morto. Si dice anche che Dio è morto. Non è certamente vera (in assoluto almeno) la seconda diceria, come non è vera la prima (in realtà storica). Infatti anche se una parte del comunismo, con i suoi ex e post comunisti, ha cambiato di nome, e ha rinnegato il metodo insurrezionale e totalitario, di fatto la sua influenza negativa sulla società è tuttora invasiva. Basta considerare gli stili di vita che la cultura odierna ci propone e, inavvertitamente, ci impone, con i media e con la legislazione, complice la fragile testimonianza di noi cristiani. Non si tratta, forse, di una cultura in cui prevale il materialismo post comunista alleatosi al liberismo individualista e relativista dell’alta borghesia? Infine, anche se si deve accettare la giusta distinzione che Papa Giovanni XXIII fa tra le ideologie e le persone, mi pare tuttavia un fatto evidente che i comunisti e i loro sedicenti ex non si siano ravveduti su molti punti etici, per noi cattolici irrinunciabili. È giusto dialogare con loro per arrivare democraticamente al minor male. Ma forse una maggiore distinzione o una minore compromissione nostra nei loro riguardi sarebbe più produttiva anche se il grande pericolo non viene più dal comunismo precedente alla venuta di Gorbaciov ma dalle sue mutazioni. 
Ricordo che padre Taddei non era tenero con i cristiani che si mettevano con le sinistre (vedasi,ad es., nella predica del 9/6/2004 “Pace e guerra di Gesù” il paragrafo “Quei cattolici”.) Mi scuso se non vi ho ben capito e mi dispiace di polemizzare con voi.  
Non pretendo nessuna vostra ulteriore precisazione. Faccio presente che quanto sostengo forse viene dalla mia vecchia età (sono del ’32) e dal mio navigare sul sito internet “Contro la leggenda nera”. Ma ho anche letto, fra l’altro, Maritain e alcuni scritti di Dossetti, dei dossettiani e della loro scuola di Bologna. Grazie. Cordiali saluti.
 
Risposta di P. Giuseppe Pirola sj (6 gennaio 2009)
Il decreto di scomunica del Sant'Uffizio del 1 luglio 1949, approvato dal Papa, ma non del Papa, fu emesso dopo la vittoria della DC del 18 aprile 1948, in Italia, e colpiva i cristiani che, nelle seguenti elezioni dessero il voto o sostenessero il PCI. È cioè legato a una vicenda italiana; ed essendo del Sant'Uffizio, è decreto riformabile, così come è stato riformato il decreto del sant'Uffizio di condanna di Galileo. La scomunica era motivata dall'ateismo comunista, ovviamente contrario alla fede cristiana, la cui professione e propaganda era richiesta ai membri del PCI dallo Statuto di allora del PCI. La condanna del comunismo stalinista, dominante in URSS, da non confondere con il PCI, l'aveva già fatta Pio XI con l'enciclica Divini Redemptoris. Giovanni XXIII fece la famosa distinzione tra dottrine che non cambiano e movimenti che cambiano e cambiano le rispettive dottrine. Togliatti modificò perciò lo Statuto del PCI.
Lei ha ragione – forse non mi ero spiegato bene – di dire che le dottrine atee di Marx o di chiunque altro, restano condannate perchè contrarie alla nostra fede cristiana; ma fino a quando i movimenti comunisti non le correggano. Dopo di che la condanna del Sant'Uffizio non impegna più i cristiani. Le teorie socio-economico-politiche di movimenti che si appellano a Marx non c'entrano con la fede ma al massimo con la dottrina sociale della Chiesa che non è di fede.
Mi permetto di invitarla a leggere nella enciclica di Benedetto XVI "Spe Salvi" nn.20-21, il giudizio pacato e preciso del Papa su Marx e su quale sia il suo errore morale: il ritenere cioè che rivoluzionato il sistema capitalistico, sia tolta anche la possibilità di agire immoralmente di chi lo gestisce. La questione ateismo marxiano, o meglio critica della religione, non viene neppure sfiorata, perchè anche nel comunismo la scelta religiosa è lasciata alla libertà di ciascuno e non più professione imposta statutariamente dal movimento. E di atei ce n'è anche nei partiti di destra.
Concludo: il mio confratello e amico p.Taddei era antiateo... e fedele anche alla dottrina sociale della Chiesa che ha proposto, con Giovanni Paolo II una doppia correzione dei sistemi anticapitalisti e liberal-liberisti; ma la battaglia di p.Taddei era ed è Dio... dopo internet, e anche dopo il comunismo ateo stalinista o del vecchio PCI..., per comunicare liberamente da fedele cristiano con tutti. Ma dov'è oggi il comunismo ateo, in un tempo in cui leggendo i giornali, si scopre che ci sono perfino atei... devoti?
Un fraterno e cordiale saluto. E credo che sia d'accordo sulla proposta di Gesù Cristo (ricordata ai gesuiti da Paolo VI) che gli atei vanno convertiti, non combattuti polemicamente. E perdoni le mie… malattie professionali gesuitiche, cioè distinguere distinguere distinguere... senza mai condannare, nella speranza che la mia missione di convertire tutti i peccatori abbia successo con l'aiuto del Signore.
P. Giuseppe Pirola sj