La morale cristiana dice che è il rapporto prematrimoniale è peccato mortale perchè la materia è grave, compiuta con piena avvertenza e deliberato consenso. Circa la legge non ci sono dubbi. Ma l'azione che lei compie è sua, singolare, con la fidanzata ecc. con tutti i particolari del caso. Passare dalla legge generale al suo atto singolare, personale, non è un passaggio automatico, e neppure una mera applicazione della legge al caso, come nel caso del codice penale: tale reato, tale pena. Il nodo essenziale della sua questione è il senso di Dio e la coscienza formata dal senso di Dio che lei ha di quanto compie, nel momento in cui lo compie. La prima e decisiva nozione cristiana di peccato non si definisce in base alla legge, ma alla rottura del rapporto con Dio, un rapporto interpersonale e non con il codice, accettando che sia Dio e la sua parola a giudicare quel che lei fa, o a dirle quel che gli è gradito o no. Come vede, leggo la sua azione da un altro punto di vista altro e superiore, il punto di vista del figliol prodigo che pensa la situazione in cui si trova dopo avere abbandonato il Padre, di nuovo e subito a suo Padre e alla casa del Padre, a Dio Padre suo.

Insomma: lei fa un esame di coscienza da figlio o da servo della legge?

Un fraterno saluto.

P. Giuseppe Pirola s.j.