FUNERALE RELIGIOSO AI PECCATORI?


07/06/2015

Domanda (maggio 2015): «Non mi risulta che sia mai stato vietato un funerale religioso ad un peccatore, ad un omicida ad uno stupratore ad un' adultera ecc., ecc. (e non venite a parlarmi di pentimento pre mortem come la soluzione ad ogni malvagità compiuta) mentre è stato rifiutato il funerale religioso ad un povero uomo che non aveva fatto del male a nessuno, ma era condannato da una malattia ad una sofferenza che non era più in grado di sopportare, del resto Dio non chiede a tutti di essere santi e martiri. Logicamente parlo di Welby»

 

Risponde don Gigi Di Libero

 

Mi sono sentito “preso” interiormente da questa mail  …. 

Mi ha fatto risentire le emozioni e la partecipazione spirituale con cui anch’io ho vissuto quella difficile situazione di coscienza … di fede che vuole essere fedele alla Chiesa di cui sono sacerdote … di pietà intima e profonda per un mio fratello che non ho potuto (né mi era richiesto) non accompagnare in quei giorni con la mia pietà umana e con la mia intensa preghiera perché nell’incontrare Dio sicuramente incontrasse la pace e la misericordia che sa comprendere oltre ogni difficoltà ed equivoco che per noi è difficile comprendere con coscienza retta.

Devo confessare che non mi sento capace di dare una risposta esauriente … perché non mi sento all’altezza. Mi limito a dire quello che io ho vissuto in quei giorni e continuo a sentire e vivere nei confronti di quell’evento indimenticabile.

La prima cosa che vorrei chiarire come sacerdote che vuole essere fedele al suo ministero è che la Chiesa normalmente celebra sempre il funerale di un fratello o una sorella senza voler minimamente condizionarlo al suo stato interiore di grazia o di peccato in cui è morto. Questo non perché suppone un pentimento pre mortem, ma semplicemente perché solo Dio giudicherà lo stato di grazia o di peccato in cui quella persona si trova nel morire … e solo Lui valuterà il destino eterno di quello persona.

Il negare il funerale religioso a una persona può essere deciso solo in caso di scandalo pubblico perché quella persona anche con la sua morte ha voluto pubblicamente affermare un principio o un giudizio su Dio e sulle verità in cui tutti nella Chiesa dobbiamo e non possiamo esimerci dal credere… ancor più se l’oggetto di fede che venisse rifiutato toccasse la verità anche sull’uomo e sulla natura causando davvero sconcerto e confusione intima nelle coscienza dei fedeli.

In questo senso anch’io con molta sofferenza (per il contrasto con la mia pietà verso il mio fratello Welby che dopo tanta sofferenza si presentava alla misericordia di Dio) ho letto con attenzione e ho accettato nella fede le motivazioni pubbliche con cui si negava il funerale religioso.

Ecco il testo che personalmente ho studiato molto per poterlo accettare nel giusto senso:

Il vicario generale per la diocesi di Roma, cardinal Camillo Ruini, ha dichiarato di aver preso personalmente la decisione di negare il funerale religioso a Welby: (per la Chiesa) «il suicidio è intrinsecamente negativo», si tende a concedere il funerale religioso presupponendo che sia mancata «la piena avvertenza e il deliberato consenso. [...] Nel caso di Welby era molto difficile, del tutto arbitrario e anche irrispettoso verso di lui dire questo». Ruini ha anche dichiarato «Io spero che Dio abbia accolto Welby per sempre, ma concedere il funerale sarebbe stato come dire 'il suicidio è ammesso'».

Non è stata per me personalmente e per nessuno nella Chiesa una decisione presa alla leggera … o per ripicca … o per mancanza di pietà … tanto meno una decisione facile da prendere e da accettare.

Infine mi permetto di confidare che sono riuscito a trovare una pace interiore che mi ha spinto alla preghiera che accompagnasse con fede il nostro fratello Welby, allora come oggi, leggendo con commozione ammirata questa dichiarazione di sua moglie:

I funerali, che hanno avuto inizio alle 10.30 e si sono conclusi intorno a mezzogiorno, sono stati 'laici', si è trattato cioè di una funzione non religiosa 'davanti alle porte chiuse' della parrocchia dove la moglie Mina, cattolica praticante, avrebbe voluto che si celebrasse un rito religioso. 'Mi sento ferita e quello che provo in questo momento è soltanto dolore', ha detto infatti Mina Welby nell'intervista a un quotidiano. Ma poi, nell’intervento sul palco, ha affermato, rivolgendosi idealmente al marito: “Mi è passata la tristezza: sento che tu sei libero”.

La fede di questa sposa, oggi vedova, mi ha molto aiutato e le sono grato.

Penso che come sempre nella vita quello che davvero vale sia la capacità di pregare con amore per tutti coloro che soffrono e hanno bisogno di misericordia: e tutti siamo in questa condizione.

don gigi di libero sdb

gigidilibero@gmail.com