L'obbedienza non è più una virtu?

Il titolo del celebre libro di Don Milani fornisce lo spunto per alcune riflessioni sui rapporti con le gerarchie ecclesiastiche

09/05/1999

Il sig. S.G. mi internetta: "M'è capitato di leggere su una rivista cattolica, ma di opposizione e di critica, che "l'obbedienza non è più una virtù"; e ogni tanto sento qualche sacerdote che dice cose di questo genere, che la verità è relativa, che "… insomma il Papa…", che oggi non si può più pensare come una volta (p.e. ordine, disciplina, verità indiscutibili, certezze, ecc.), perché tutto è cambiato e così via. Lei che cosa mi può dire?"

Che cosa posso dire?

il sig. S.G. tocca molti punti che richiederebbero discorsi ben diversi da quelli che si possono fare in una di queste mie "prediche".Cerco quindi di condensare.

Anzitutto, mi pare di dover dire che le cose che il sig. S.G. cita sono il sintomo di una insoddisfazione di base che - a torto o a ragione - circola nel mondo cristiano e cattolico.

Che oggi ci sia bisogno di un rinnovamento anche nella Chiesa, l'ha detto per primo il Concilio Vaticano II ("Unitatis redintegratio", cap. 6,

La riforma della Chiesa: "[…] la chiesa pellegrinante è chiamata da Cristo a una continua riforma di cui […] ha sempre bisogno, sia nei costumi che nella disciplina ecclesiastica e anche nel modo di esporre la dottrina - il quale deve essere diligentemente distinto dallo stesso deposito della fede - secondo le circostanze di fatto e di tempo. […]"). L'ha ripetuto innumerevoli volte anche il Papa, parlando di "nuova evangelizzazione", che non significa certo nuovi contenuti della dottrina.

Tuttavia c'è il pericolo che con l'acqua sporca si butti via anche il pupo. Questo, pro-ba-bil-men-te, è proprio il caso delle cose e delle persone citate dal sig. S.G.

Infatti, se è vero che - per quanto riguarda verità, certezze, obbedienza, disciplina ecc. - talvolta nella Chiesa si è esagerato (errore non della Chiesa, bensì di qualche suo uomo), è anche vero che gli errori compiuti nell'applicazione dei criteri non infirmano la validità dei criteri stessi.

Esempio lampante l'inquisizione storica, che, in termini ben diversi e più morbidi, si è ripetuta anche in questo secolo. La difesa della verità è fuori dubbio; ma fino a che punto certe azioni sono in difesa proprio della verità e di quale?Ma non si può dire, p.e., che "l'obbedienza non è più una virtù", anche se talvolta nella realtà, si è trattato di oppressione più che di rispetto dell'obbedienza. (Ci tengo a dire che quella frase è anche il titolo d'un libro del compianto P. Balducci, che, per quanto mi consta, non intendeva certo dire quello che oggi qua e là si dice.)L'obbedienza infatti è - e non cessa di essere - una virtù, nonostante qualche aber-ra-zione avvenuta nel campo.

È Gesù che ha insegnato, proposto e praticato l'obbedienza: "fatto obbediente fino alla morte di croce" (Fil 2, 5-8) e "vi ho dato l'esempio perché anche voi facciate quello ho fatto io" (Gio 13, 15).

Alla base della vita religiosa ed ecclesiastica c'è il voto o la promessa del-l'ob-be-dienza e non solo in forza di una tradizione ecclesiastica, com'è p.e. per la castità sacerdotale. Per l'obbedienza al Papa e ai Superiori, si distingue la Compagnia di Gesù (i gesuiti): "essere come un bastone da vecchio…, come un cadavere; … dire bianco quello che dice il Superiore, anche se sembra nero". Il superiore - mi hanno insegnato - può sbagliare nel dare un ordine, ma il suddito non sbaglia mai nell'obbedire. Ma mi hanno insegnato anche il seguito: "obbedire, però, se nell'ordine non si manifesta chiaramente peccato".

E questo è un punto veramente discriminante in certe odierne situazioni di formazione troppo superficiale: ci si adegua all'ordine non per vera obbedienza, bensì per conformismo, per timore di conseguenze, per non farsi brutti; e non si ha il coraggio di non obbedire, mostrando il motivo del peccato.

Così si pecca due volte.

Questa non è obbedienza; è egoismo, falsa umiltà: non è cristiano.Allora, oggi, come comportarsi con quei sacerdoti (forse qualcuno c'è) che seminano almeno in parte zizzania anziché vangelo?

La risposta è semplice: se è lui che sbaglia, è lui che sbaglia; non posso sbagliare anch'io o rifiutandolo come sacerdote o accettando come grano buono la poca zizzania che semina. In altre parole, il sacerdote - buono o meno buono che sia - è il mio mediatore con Dio: vado da lui per prendere con rispetto la consacrazione dell'Eucarestia e il perdono dei miei peccati; non ne accetto le idee errate.

È un atto di fede e può essere anche un atto di coraggio; un vero martirio dello spirito. Ma attenti a non scivolare in ingiuste valutazioni o in vuoti scandalismi o in ancor piú deleterie contestazioni. È la verità che deve avere il suo luogo.Ma, allora, chi mi dice che le idee del mio sacerdote sono errate? Ne so io abbastanza, per giudicarle?

Altrimenti, devo rivolgermi a qualcuno che ne sa piú di me. Certo non è agevole; ma l'essere cristiano, oggi, è impegnativo; può essere addirittura eroico. Per l'opposto, mi vengono in mente quelli che, proprio in questi giorni, fanno della beatificazione di P. Pio una scorpacciata o economica o carrieristica.

Con quale faccia tosta, alcuni, si esibiscono come sostenitori o presentatori in tv o nei media di P. Pio, solo perché è di moda e c'è la probabilità d'un buon successo di immagine o di carriera (nella vita, dimostrano tutt'altro che rispetto per il concreto insegnamento di P. Pio)? Quello è profanare non esaltare P. Pio, che però è e resta beato nonostante la profa-na-zione. In altre parole, è sempre problema di verità. Dicono che la vera verità non esiste.

Certamente la verità assoluta è solo Dio. "Io sono la via, la verità, la vita" ha detto Gesú; e qualcuno potrebbe dire: "Ma io non credo né in Dio né in Cristo e quindi dico che la verità è relativa!" Rispondo: "Padronissimo! Ma è vero o non è vero che hai affermato d'aver diritto di dire che la verità è relativa? Non lo puoi negare! Ebbene quella è verità! Non darti la zappa sui piedi!" Certe affermazioni sono frutto di ignoranza, più che di cattiveria.

Dobbiamo capirli, poveretti! Non hanno le idee chiare, sono ignoranti e credono di sapere tutto e di poter giudicare di tutto e di tutti.Che il Signore abbia misericordia e ci aiuti tutti!

Sempre a disposizione, cordialmente
 
P. Nazareno Taddei sj