«Sono un ragazzo di 27 anni, purtroppo non riesco a smettere di masturbarmi, ho iniziato con le pratiche di autoerotismo durante l'età adolescenziale, per molto tempo sono rimasto chiuso in me stesso, senza confessare tale peccato, per vergogna.
Da qualche anno ho iniziato un cammino di fede in un movimento carmelitano, per tante cose ho notato che il mio cammino ha portato frutti, ma ancora non riesco a liberarmi da questo peccato. Ho iniziato a confessarmi con più continuità e a pregare con maggior sentimento chiedendo aiuto, ma alterno momenti di libertà a momenti in cui ricado nel peccato. Il fatto poi di lavorare al computer ed essere spesso solo non mi aiuta: sono moltissime le tentazioni in internet. Noto che non c'è più in me quel senso grave di colpa, non mi tormento più come facevo prima e anche il disprezzo nei miei confronti è svanito. Diciamo che sono riuscito, con l'aiuto di Dio, ad alleggerire il macigno che mi schiacciava, sono più consapevole dell'aiuto e della bontà misericordiosa di Nostro Signore anche se il senso di colpa, il sentire di aver tradito la fiducia del Signore e la vergogna non sono svanite! Non so se quello che mi accade e quello che sento sia normale o no, so solo che mi sento come un'eccezione, vedo gli altri così perfetti! La vergogna è tale che non riesco ad andare a confessarmi dai sacerdoti della mia comunità, so che è un errore e che loro sicuramente potrebbero essermi ancora più di aiuto (anche perché sono proprio loro che seguono il cammino spirituale di noi giovani) ma ancora non ci riesco, mi vergogno ed ho paura di essere giudicato (nonostante conosca la bontà e la bravura di tali persone).
Vi ho scritto un po' per liberarmi, un po' per chiedervi qualche consiglio e sapere se devo fare correzioni alla strada intrapresa e un po' per trovare conforto. Non so se mi risponderete, però vi chiedo di pregare per me e per tutte le persone ci si trovano in situazioni simili alla mia.
Grazie per l'attenzione, un saluto.
Risponde Mons. Giovanni Battista Chiaradia
Il problema della mastrurbazione è piuttosto complesso.
Nel mondo della scienza medica e psicologica si afferma che tanto nel maschio come nella femmina la percentuale è abbastanza alta.
Questo non significa che la masturbazione sia positiva per la persona.
Se il medico, oggi, dice che non fa male, lo psicologo afferma che l’individuo diventa sempre più un solitario se continua a praticarla.
La persona deve porsi in uno stato di avvertenza. Quando arriva lo stimolo deve immediatamente distrarsi, specialmente la notte: alzarsi, fare ginnastica, leggere qualche cosa, naturalmente pregare.
Evitare il confessore che mette paura, che invoca l’inferno. Affidarsi a chi sa condurre questo problema con grazia e competenza. Tanto l’individuo che la persona che lo ascolta, non parli di peccato. Il peccato, se c’è, in questo caso e in tanti altri errori umani, lo sa solo il Signore.
Il discorso della masturbazione deve svolgersi solo sul problema di come vincerla, dando fiducia all’individuo e non demonizzandolo. La persona stessa si ponga nello stato d’animo di ottimismo: deve riuscire ad ogni costo.
Colpevolizzarsi troppo aumenta la debolezza, forse ancora ignota scolpita nelle generazioni, che si fa sentire nel presente, oltre la volontà dell’individuo.
Tuttavia, non si deve pensare che tutto dipenda dal fuori della persona. C’è anche una responsabilità personale che va corretta.
Attenzione ai momenti dell’inerzia, della volontà debole, della solitudine; in quei momenti subito nell’insieme e, se si tratta di notte, come ho già detto, alzarsi e fare qualche cosa.
Preghiera sempre, intesa come presenza del Signore, anche senza parola.
Non si spaventi prima di tutto. Nella sua lettera mi sembra che si trovi in uno stato di impotenza e di paura. Alzi il tono della persona. Abbia fiducia in se stesso come figlio di Dio. Questo pensiero è già preghiera.
Solo il fatto di essere figli di un Creatore e non solo della generazione umana, porta in sé fiducia, coraggio, ottimismo. Poi, alla sua età, deve cercare l’Altra di sé.
L’Altra di sé formerà un tutt’uno in cui la vita è tutta diversa: certi demoni, se vogliamo chiamarli così, nel senso di invadenze nella psiche e nel corpo, cesseranno in un insieme gioioso in cui corpo ed anima vivranno in serenità e sicurezza.
Trovi la compagna del suo futuro e faccia presto!
Urge il problema. Mi sembra, da come scrive, che sia un po’ troppo solo.
Il punto sta proprio lì: viva l’insieme.
Ne è capace, lo sento da come scrive!
Mons. Giovanni Battista Chiaradia