Il sig. N.C. ci scrive «Riferendomi al quesito posto il 25/03/2008 chiedo se, pur essendo d'accordo nel no alla scomunica e nell'atteggiamento più costruttivo della fraternità, non è forse vero che, anche se può essere cambiata l'ideologia atea della sinistra, di fatto là dove le sinistre hanno avuto il potere lo hanno esercitato totalitariamente non solo sul piano intellettuale ma anche contro le opere di misericordia evangeliche? Non ne deriva che la distinzione tra ideologie e persone, tra idee e storia fatta dal buon papa Giovanni XXIII non è applicabile alle sinistre che tuttora comandano nel mondo? E ciò non dovrebbe indurci alla prudenza verso quelle che aspirano a governarlo?Grazie.
Risposta di P. Giuseppe Pirola sj
La scomunica era comminata a chi in Italia votava o faceva propaganda per il PCI e quindi limitata all'Italia. Togliatti in seguito ha modificato lo statuto del PCI, facendo diventare l'ateismo più una questione privata che non del PCI, tanto meno condizione per poter iscriversi al PCI, eliminando la distinzione staliniana tra ateismo di partito e ateismo dello Stato (che sarebbe contro la libertà religiosa dei cittadini). E Stalin ci teneva molto a dire che l'URSS era uno stato... democratico.
Le questioni di cui parla Lei riguardano l'ateismo dei vari PC nel mondo (Cuba, Venezuela, ecc.), un argomento su cui è difficile rispondere senza informazioni precise...
Buon Natale e Buon Anno.
P. Giuseppe Pirola .sj
Risposta di Mons. Giovanni Battista Chiaradia
Vengo alla Sua domanda. Intanto siamo d’accordo sulla scomunica.
È un termine che non può essere usato dalla nostra identità cristiana. È sorta in un momento pericoloso per cui la Chiesa ha pensato di usarla.
Ora siamo in un epoca in cui i pericoli di un tempo sul ruolo del comunismo si è almeno attenuato per cui parliamo di dialogo con tanta pazienza e sapienza.
Tuttavia anche se l’acredine comunista di un tempo si è attenuata tuttavia è chiaro che nell’animo dei comunisti odierni è imperante l’ateismo profondo. Ed anche aggressivo come ha dimostrato il fatto della visita del Papa all’Università Romana, non accettata proprio dagli studenti comunisti.
Tanto fu la forza di quei giovani comunisti che il Rettore Magnifico dell’Università ha deciso per non avere sorprese di cancellare la visita del Papa.
Come definire il Comunismo odierno? È un solipsismo, è una cultura dell’Io che non ammette l’Altro come Dio, ma non ammette neppure l’altro della sofferenza quotidiana.
Oggi il comunismo attuale non ha futuro. L’abbiamo avvertito in Italia nelle ultime elezioni.
Non ha più neppure almeno un poco di quella cultura di Lenin che raccomandava che non era possibile un materialismo, perché, come avevo citato nel mio intervento del marzo scorso, il concetto di Lenin «Ci sono cose che esistono indipendentemente dalla nostra coscienza, dalle nostre sensazioni, al di fuori di noi» il comunismo di oggi è solo, sperduto ed arrabbiato.
Tuttavia c’è nel comunismo odierno un fortissimo ed arrabbiato ateismo.
Il non ammettere una possibilità di un Altro che vive aldilà del mondo, ma nello stesso tempo è presente nel mondo, significa eludere la prima sensazione dell’umanità primitiva che ha bisogno di salire sull’albero, di guardare in alto, di avvertire il mistero nella natura, per cui nasce l’uomo religioso.
La cosidetta «dialettica delle ierofanie» usata da studiosi come Eliade, Levì Strauss… altri.
Penso a questi studi, dal momento che l’episodio del rifiuto della visita del Pontefice all’Università, è non tanto inquietante quanto illogica perché questi studi sul divino in una Università dovrebbero trovare uno spazio doveroso.
Voglio dire che oggi l’ateismo non trova spazio.
Non trovando spazio il comunismo attuale non riesce neppure, come Lei ha evidenziato, di avere uno sguardo nonsolo nel verticale, ma neppure nell’orizzontale.
Penso quindi che il comunismo non trovi più spazio per vivere nel nostro tempo. È stato un fuoco rabbioso, ora si presenta con qualche tizzone che sprizza scintille ingloriosamente!
Mons. Giovanni Battista Chiaradia