Vita consacrata: è questo quel che Dio voleva da me?

Risponde P. Giuseppe Pirola sj

04/12/2008
Domanda

Sono capitata per caso nel vostro sito e ho letto con grande interesse lo scambio di domande e risposte. Avrei anch'io una domanda: ho 40 anni, sono una laica consacrata da più di 10 anni in un piccolo gruppo di consorelle di spiritualità ignaziana, seguite da un padre gesuita.
Eravamo cinque, avevamo scritto anche un piccolo statuto approvato dalla Curia "ad experimentum".
Nel giro di 4 anni la responsabile del gruppo si è gravemente ammalata e le nostre sorelle, spaventate dalle enormi difficoltà e responsabilità da affrontare, sono andate via.
Sono rimasta io sola e ormai la mia vita si svolge tra ospedale (sono infermiera) e assistenza a questa mia consorella gravemente inferma.
Sono 4 anni che non ho più una comunità, né tantomeno una guida spirituale perchè il gesuita che ci seguiva si è limitato a dire che "evidentemente non era volontà di Dio" (ma che cosa?!) e in alcun modo ci ha fatto sentire la sua presenza e la sua vicinanza.
Molte volte, presa dal lavoro e dall'assistenza alla mia sorella neanche la domenica riesco ad andare a Messa e, in verità, non ne sento più neanche l'esigenza vitale.
È questo che il Signore voleva da me? Questa vita da trascorrere nell'isolamento, nella fatica, nel dolore con cui, da sola, debbo confrontarmi ogni giorno, e nell'aridità più totale?
Signore, te lo dico sinceramente: se l'avessi saputo prima sarei scappata via al primo incontro! Rimpiango la mia consacrazone e rimpiango l'averti incontrato!

Risponde P. Giuseppe Pirola sj
Mi sorprende molto la risposta del mio confratello gesuita, che dopo averla abbandonata in una situazione nera si è permesso persino di dirle anche che "si vede che non era volontà di Dio" l'associazione in cui lei era entrata a far parte, unendosi ad altre consorelle. Lasci perdere quello che il gesuita le ha detto, perchè la volontà del Signore non c'entra proprio.
E veniamo a noi. L'approvazione della Curia ad experimentum non ha costituito la vostra associazione come congregazione di diritto diocesano e -suppongo- non siete mai state poi approvate definitivamente. Quindi lei vive la sua vita consacrata solo ed esclusivamente per decisione personale. Quindi è libera di continuare a vivere da consacrata, se lei lo vuole fare. Se no, non ha obblighi canonici da rispettare.
Mi dice che lei assiste la sua consorella gravemente malata. Se lo vuol fare, lo faccia. Se no, veda di informare i parenti della consorella del suo stato di salute e cercate insieme delle vie per fare ricoverare la consorella malata. La volontà di Dio è che lei recuperi la sua piena libertà. Nel frattempo, se non va a messa alla Domenica per assistere la sua consorella malata, non si preoccupi: invece di fare un'opera buona ne fa un'altra. E anche questa, stia tranquilla, è volontà di Dio.
Ma, mi creda, anziché sentirsi abbandonata da Dio, cerchi di capire quel che risulta dalla situazione in cui è cascata: Dio vuole che lei recuperi la sua libertà. E poiché un gesuita ha palesemente sbagliato due volte nel dirigerla, mi scriva pure e insieme a lei cercherò di aiutarla a rendersi libera e ad uscire dalla situazione in cui è finita.
P. Giuseppe Pirola sj