«Sono alle prese con una questione importante per me: il mio vestito da sposo. Volendo sposarmi in Chiesa per il grande amore a Cristo e ai fratelli cristiani, voglio fare sì che il sacramento del matrimonio sia per me e la mia futura sposa un atto di unione eterna a Dio. Vogliamo essere santi in tutto, o almeno camminiamo per la via indicata da Dio e dalla Chiesa. Voglio essere uno sposo cristiano, e quel giorno che sarà il 13/05/10 voglio far sì che il mio vestito sia anche segno. Ma cristianamente, cos'è il vestito da sposo?
Cristo è lo sposo a cui raffigurarmi... è il Re, il Risorto glorioso... penso che debba identificarmi a Lui.. Nella bibbia non ho trovato molto che parli del vestito da sposo, mentre per la sposa vi sono più riferimenti (canti dei cantici). C'è un documento della chiesa o qualcosa che può aiutarmi a riflettere, tale da non lasciarmi abbindolare dalla moda, dai tempi, usi e tradizioni...
La ringrazio e la prego di ricordarci nelle sue preghiere.»
Risponde Don Gigi Di Libero
Le propongo più con il cuore che con la dottrina alcune mie riflessioni e reazioni alla sua simpatica e stimolante domanda.
Vede, il Matrimonio sembra opera nostra che ci cerchiamo, ci scopriamo, ci innamoriamo e ci invaghiamo l’uno dell’altro sino a non poter più fare a ameno l’uno dell’altra.
In realtà in tutto questo gioco umano (preziosismo e ricco di gioia e di sofferenze che fortificano il vero amore) rimane protagonista assoluta la Grazia di Dio che ci ha fatto l’uno per l’altra e ci ha progettati per fonderci in una carne sola e divenire così, nel divenire concreto della nostra vicenda storica, sacramento vivente e affascinante del suo amore divino per noi e per tutta l’umanità.
Il matrimonio è un dono e una missione da ricevere con semplicità, con gioia grande e con tutta quella intensa partecipazione che scaturisce dalla coscienza viva di una grande missione da realizzare tra le righe di una vita che sembrerà piuttosto banale e del tutto “ordinaria”.
La mia prima nota sul vestito da sposo (che come lei dice non appare esplicitamente nella bibbia) è che deve essere
- “un vestito di gioia e di riconoscenza” per un incontro di amore a tre (Dio in tutto questo non è certo il terzo incomodo …. ma il protagonista che lascia la visibilità ai due ministri e interpreti del sacramento che siete voi, Maria e Giampiero) che cambierà la vita
- e nello stesso tempo un vestito da “lavoro e impegno” perché deve esprimere la nostra disponibilità assoluta a ricevere una missione che inizia e dovremo realizzare, giorno dietro giorno, per tutta la nostra vita.
Mi viene in mente una bella espressione di Monsignor Tonino Bello (un vescovo che è stato un grande dono di Dio alla chiesa) che parlando dei vestiti tipici del sacerdote ne individuava due che vanno portati insieme come il diritto e il rovescio: “la stola e il grembiule”.
La stola che dice il potere di annunciare, di consacrare l’eucarestia e di perdonare i peccati in nome di Gesù e il grembiule che Gesù stesso, sacerdote, si è messo all’ultima cena per lavare i piedi ai suoi apostoli e a tutti gli uomini, anche a noi!
In qualche modo penso potrà confezionare così il suo abito da sposo!
La seconda nota doverosa è quella di ricordarle la parabola di Matteo dove ci si incontra con un commensale che al pranzo di nozze non indossava l’abito di festa
“Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale?
Ed egli ammutolì.
Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti». (Matteo 22, 11-14)
Sarà bene che ci meditiate su.
Infine vorrei ricordarvi una bellissima espressione di san Paolo che, pur riferendosi alla veste del battesimo, può legittimamente e con frutto essere applicata anche alle caratteristiche del suo abito da sposo:
“Rivestitevi dunque, come amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza; sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri.
Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi.
Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo di perfezione.
E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo.
E siate riconoscenti!
La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali.
E tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre.” (Colossesi 3,12-17).
Faccio il tifo per voi: siate sempre segno visibile dell’amore di Dio per tutti quelli che busseranno alla vostra porta e ai vostri cuori e anche per me!
don gigi di libero sdb