La frase che mi piace di più del Vangelo di oggi è questa: «Guarì molti che erano affetti da varie malattie». Mi dispiace di non essere stato presente quel giorno tra le persone che vedevano e ascoltavano il divino guaritore Gesù. Gli avrei chiesto tante cose: -Guarisci mia mamma anziana, mio figlio giovane, il mio amico in ospedale...- Gli avrei chiesto anche di mantenermi in salute, non di guarirmi, perché adesso sto bene e sono in piena salute...
Chissà se godi proprio salute perfetta, tu che ti rammarichi che quel giorno non c’eri! Gesù guarì i ciechi: ma tu ci vedi bene? Egli ridiede l’udito ai sordi: e tu ci senti bene? Risuscitava i morti: ma tu sei vivo o morto?
A queste domande impertinenti e forse offensive, specialmente l’ultima, le risposte sono imbarazzanti. Anzitutto: Gesù guariva i corpi per far capire a tutti che, se era in grado di ridare la salute a chi l’aveva perduta, poteva anche guarire le malattie spirituali. La prima cosa che egli disse, ad esempio, ad un paralitico, non fu «Guarisci e cammina!», ma «Ti sono rimessi i tuoi peccati!». Condizione per ottenere la guarigione miracolosa dalla sordità, dalla paralisi, come da ogni altra infermità corporale, era la fede di chi lo avvicinava. «Credi?» chiedeva all’ammalato. Uno di essi con prudente umiltà rispose:-Credo ma tu aumenta la mia fede-. Questa fondamentale virtù non si misura in quantità ma in qualità. Il senso della domanda del guarito è dunque:-La mia fede è di qualità scarsa; aiutami a credere con fede più convinta-.
La liturgia della Chiesa ci fa leggere il Vangelo di oggi con l’indiretta esortazione a comportarci come quelle persone fortunate che furono guarite da Gesù perché credevano in Lui. Se, dunque, io con prudente umiltà riconosco d’essere spiritualmente difettoso di vista, d’udito della sua Parola, ammalato di qualunque altra indisposizione spirituale, mi rivolgo a Lui con fede: Egli a distanza di duemila anni da allora non ha perduto nulla della sua Onnipotenza miracolosa. E se... fossi spiritualmente ‘morto’ o quasi...? Niente paura: Gesù è in grado di chiamarmi per nome e di dirmi, come al suo amico del tempo: «Lazzaro, vieni fuori dalla tomba». E il morto ritornò in vita.
Don Adelio Cola