La Comunione ad ammalati incosci

La Comunicazione Eucaristica deve essere data solo a persone in grado di comprendere quello che stanno facendo?

09/11/2005
Una signora o signorina sconosciuta mi internetta: «Un sacerdote si è rifiutato di dare la Comunione ad una ammalata di Alzhaimer (mia mamma), perché non capisce. Io dico che la Comunione la prendeva volentieri e io stessa ne avrei avuto piacere. Chiedo, allora, com’è la faccenda? È vero o non è vero che se uno non capisce la Comunione è inutile?»
Rispondo: anzitutto, non mi consta che condizione per poter ricevere la Comunione eucaristica sia quella d’essere in grado di capire bene quello che sta succedendo, cioè di perfetta coscienza. Né mi consta che un Sacramento possa essere inutile, se Cristo li ha istituiti – e sempre! – per la nostra salvezza! Ma i tempi di Dio e anche i suoi modi di ragionare non sono i nostri!!!
E vorrei aggiungere che – se non sbaglio, ma non penso – la testimonianza della figlia circa lo stato di comprensione della madre ammalata per l’atto sacramentale, poteva e forse doveva essere sufficiente per giustificare quella Comunione.
A questo punto, quindi, dato per scontato che la situazione così, come mi è stata riferita, sia, almeno sostanzialmente, conforme alla vera realtà dei fatti, vorrei dire che quel sacerdote – se non esistevano altre ragioni per il suo rifiuto – penso abbia commesso, come minimo, un atto piccolo o grave di presunzione e anche contro giustizia e carità: chi o cosa, infatti, lo autorizzava a dare un giudizio morale così severo nei confronti di una persona ammalata, desiderosa di ricevere la Comunione?
E, sempre, se non sbaglio, e, dato per scontato che, quanto riferitomi, corrisponda alla verità dei fatti: non solo, bensì quel sacerdote, in più, forse non s’è reso conto d’un suo infelice comportamento nei confronti dello stesso Sacramento, ha rischiato, cioè, d‘aver reso vana l’amministrazione di un Sacramento; rischio d’un peccato ben grave, un bene infinito buttato all’aria! Naturalmente, se la cosa sta in questi termini… e chi lo sa? Noi di quaggiù?! E noi, infatti, sappiamo che, per chi salva l’ottemperanza delle condizioni prescritte per riceverli, i sacramenti sono stati istituiti da Cristo per offrire beni spiritualia chi gli si accosta in buona fede (mi pare il caso di quella malata) e non per essere accostati in modo tale da essere buttati via; tanto più che a molte inadempienze supplisce il misterioso tesoro della Chiesa. Altro capitolo del quale pare che quel nostro; sacerdote non abbia tenuto conto…
Qui però, io devo precisare: parlo di «rischio di un’azione cattiva», non di «azione cattiva compiuta!»
Ma – si noti bene! – chi mi autorizza a esprimere la mia valutazione negativa sull’operato di quel sacerdote, senza saper niente di più di lui?
In casi di questo genere, infatti, occorre sempre essere prudenti e andare con i piedi di piombo… Basta una quisquilia, per uscire di strada e far sì che la buona intenzione d’un buon consiglio, si trasformi in una predicazione di errore e di falsità. Che Dio ce ne guardi!…
Di errori che circolano, ce ne sono già abbastanza; anche troppi…!!!
Sempre a disposizione. Molto cordialmente
 
P. Nazareno Taddei sj