L'amico G .M. mi internetta: «Cosa si può dire, secondo Lei, di quell'impresa dell'attuale governo spagnolo di Zapatero, che "autorizza" le nozze gay? Si può dire veramente che con questa riforma, la Spagna sarà migliore, perché migliore (il premier ha usato la parola "mas decente") è quella società che non umilia i suoi membri [.] fa un passo avanti sulla strada della libertà e della tolleranza.)»
Cosa si può dire? È presto detto: quelle parole e anche quelle decisioni sono semplicemente frutto d'una grande ignoranza morale, sociale e anche politica. Ed è un atto offensivo di fascismo hitleriano.
Parto dalla parola con cui s'è enunciato il fatto: quell'«autorizzare».
E chiedo subito: Chi, in questo caso, ha autorizzato? R. Un'autorità civile, legittima fin che si vuole; ma usurpatrice e strumentalizzatrice d'un potere indegno! Dov'è la sua forza autorizzante?
Chi può infatti autorizzare?
Riposta: può autorizzare chi, come dice la parola stessa, ha l'adeguata autorità nello specifico settore. E qual è lo specifico settore del matrimonio? Un potere morale, sociale, politico, che sia superiore, in quell'ambito. Il potere politico vale, come potere, se d'accordo con i due precedenti, mancando uno dei quali, esso è perfettamente nullo, perché inesistente.
Ma non è nemmeno sufficiente, perché il nostro potere civile regola (C.C. 42): l'autorità governativa cura i provvedimenti circa la sua stessa autorità e relativi agli enti di fatto; alle persone giuridiche (CC n. i 12, 16,17, 18, 23, 25-32, 173, 782). Non entra quindi in campi particolari, come quello matrimoniale.
È vero che in regime di «relativismo» , come quello nel quale oggi ci troviamo a navigare - contro ogni posizione di scienza e di morale (cfr. il volume «Senza radici» [ Mondadori], autori l'on. Marcello Pera, presidente del Senato e insigne docente di Filosofia e l'allora card. Ratzinger, Prefetto del Santo Ufficio, oggi Papa) -, la valutazione in tal genere di discorsi sembra essere scemata. Ma è un grosso errore, come anche il Papa attuale ripete e conferma a ogni occasione; ed è errore anche solo ritenerla scemata, perché non lo è; infatti, la forza della ragione e della logica continua a emergere, come vigore - almeno occulto se non proprio brillante e palese, ma reale e anche profondo - del comportamento civile e umano.
Restano dunque, al di là del politico, assolutamente vuoto, se non corroborato da essi, i primi due: morale e sociale. E chi può avere autorità in questi due ambiti? Come accennato: La Chiesa, con la sua scienza e competenza, propone e non impone, non c'è dubbio.
Il che giustifica a sufficienza, l'accusa che noi facciamo di ignoranza, veramente crassa, verso coloro che si credono autorizzati a esercitare un'autorità, di cui sono perfettamente privi e, per di più, molto ma molto ignoranti, tanto storicamente, quanto teologicamente, oltre che socialmente.
E, a questo punto, certamente emerge la necessità di appellare quel comportamento come profonda mancanza di cultura, morale e sociale; ma occorre anche la necessità di estendere la stessa accusa a quelle popolazioni che hanno accettato senza reagire a quelle insane disposizioni di legge (non pare però sia il caso della gente di Spagna, che pure amiamo: piuttosto è lo Zapatero che parla di «libertà e tolleranza», quando dimostra di non aver tenuto nel debito conto le proteste popolari della domenica precedente le sue insagge - diciamo pure: antidemocratiche e sciocche - performances).
E allora, chiediamo pure dov'è la libertà e la tolleranza, oltre che il rispetto per una volontà popolare indubitabilmente dichiarata? Altro che Nazione che avanza., per di più solo quarta in un consesso certo non glorioso e ammirevole.
Cosa si può dire? Ribadisco: è presto detto. Quelle parole e anche quelle decisioni sono semplicemente frutto d'una grande ignoranza morale, sociale e anche politica.
Ma fin qui era solo la premessa. Ora tocca all'argomento: i diritti ai gay.
La risposta è un po' più complessa, ma mi pare anche piuttosto semplice.
Cos'è « diritto »?
Si può distinguere «un» diritto da «il» diritto:
[UN] diritto (termine che può assumere vari significati (a seconda della forma delle espressioni in cui viene usato), ma sostanzialmente nei due seguenti significati:
a ) ciò che è conforme a una regola precisa e che quindi è legittimo esigere (es. «il diritto d'avere una casa» o «da vivere»);
b ) ciò che è permesso o in base a una legge scritta o tramandata o in base alla moralità dell'azione buona o non buona da svolgere (es. «il diritto di seguire la propria religione»).
[IL] diritto, invece, può pure intendersi in due sensi:
a) il diritto contrapposto al fatto : in ogni ordine di cose (da non confondersi con la distinzione tra questione di diritto e questione di fatto ), meno che contrapposto al reale , perché questo potrebbe essere anche illegittimo;
b) l'insieme dei diritti, che regolano i rapporti tra gli uomini:
ba): il diritto positivo , che deriva da leggi scritte o da consuetudini che hanno raggiunto il valore di legge;
bb): il diritto naturale , che deriva (o considerato tale) dalla natura degli uomini, cioè dalle stesse leggi di natura relative all'uomo;
bc): il diritto delle genti , «quello che la ragione naturale costituisce e viene rispettato tra tutti i popoli.
Nota: Un diritto è ciò che è permesso. (in questo senso si dice: avere il diritto di.) «Permesso» o da leggi scritte, riguardanti gli atti considerati; o moralmente se l'atto è almeno indifferente (né buono né cattivo; p.e. la libera comunicazione dei pensieri e dalle opinioni proprie, ovviamente non offensive e rispettose di verità, giustizia e carità) o anche basandosi sul principio che «Ciò che non è vietato è permesso».
Mi pare d'aver riposto chiaramente al primo interrogativo: «Cosa si può dire, secondo Lei, di quell'impresa dell'attuale governo spagnolo di Zapatero, che "autorizza" le nozze gay? Si può dire veramente che con questa riforma, la Spagna sarà migliore, perché migliore (il premier ha usato la parola "mas decente") è quella società che non umilia i suoi membri [.] fa un passo avanti sulla strada della libertà e della tolleranza.)»
Orbene, il problema si ripete: chi sono i gay circa il diritto d'essere trattati come coppie. normali? Semplice: non sono coppie normali; lo dichiarano essi stessi; e, allora, perché pretendono di essere quello che essi stessi dicono e pretendono di non essere?
Qui, la riposta viene dalla natura: uomo e donna sono stati creati per unirsi e continuare la specie umana, fortemente sollecitati anche dal rapporto e dallo stimolo sessuale. Tutto, nel piano di Dio, tracciato dall'architetto dell'Universo (il Verbo di Dio, vero e immenso Dio) che si farà uomo nel grembo della Vergine Maria (Figlio dell'uomo, Gesù, vero uomo, che conoscerà tutto l'universo anche umano, da lui stesso concepito) è provvidenziale e tutto di quell'Universo va rispettato, affinché si realizzi, così com'è stato concepito: è il pensiero del Creatore e Redentore: l'uomo e la donna - che reciprocamente sono attratti e sono ben diversi anche sessualmente, oltre che psicologicamente, - hanno il compito di perpetuare la specie, pur godendo di tutto il piacere e le soddisfazioni che ciò comporta.
È la natura del genere umano: piano immenso e probabilmente imperscrutabile, ma concepito, da par suo, dal Verbo fatto uomo.
Il gay, uomo o donna, ha tutti i diritti della sorta specifica in cui Dio l'ha posto/a; non ha alcun diritto di mettersi contro il piano di Dio, tanto meno di bestemmiare la meraviglia dell'universo umano e chi l'ha architettato in maniera così - diciamo pure!- misteriosa, quasi da miracolo.!
Il problema è tutto e solo qui: volerlo sovvertire, o sovvertirlo di fatto, oltre che da ebeti e da ignoranti, è da ingenui diabolici, traditori e bestemmiatori.
Costoro non ci devono far innervosire o arrabbiare; devono però farci tanta pena da pregare per loro con tutte le nostre forze e con la fiducia che Cristo e la Madonna buona li aiutino loro, pieni di compassione e di forza affinché capiscano la verità.
Sempre a disposizione. Cordialmente
P. Nazareno Taddei sj