La Quaresima - di Mons. Giovanni Battista Chiaradia

40 giorni verso la libertà, 40 giorni di testimonianza

10/03/2007
Il Cardinal Schuster nel suo «Liber Sacramentorum» del 1944 dice che non è dato di sapere dove e per mezzo di chi e come sia sorta la quaresima, soprattutto a Roma, sappiamo solo che si è andata formando progressivamente in una tipica spiritualità pasquale-battesimale-penitenziale-ecclesiale.
Direi che, prima di questo percorso che corre il pericolo di restare nella spiritualità di concetti e non scendere nel concreto, in compagnia del Cardinal Schuster, è bene andare nel «grund», come dice Papa Benedetto, della parola stessa «quaresima» per vederne il messaggio originale.
Il messaggio molto semplice del numero quaranta che pervade le pagine della Bibbia in un percorso di vita molto significativo.
Il simbolismo biblico dei quaranta giorni è molto ricco: si ricordano i quaranta giorni del diluvio, Mosé sul Sinai, Elia che cammina verso il monte Oreb, la predicazione a Ninive di Giona, il popolo di Abramo nel deserto, deserto ripetuto da Gesù nella sua preparazione specifica per affrontare la sua missione.
Un percorso che prende come tema il momento concreto storico della Bibbia, lo inserisce prima nella mente, lo passa nella attività concreta della giornata: «affinché», come si esprime il prefazio IV di Quaresima «tu o Dio vinci le nostre passioni, elevi lo spirito, infondi la forza e doni il premio, per Cristo nostro Signore».
L’azione concreta della nostra sensibilità di mente e di cuore avvalorata e diretta dalla cultura biblica è molto semplice.
Basta interiorizzare il percorso del numero 40 che troviamo nella S. Scrittura per presentarci con dignità alla Settimana Santa, salire per quanto ci è possibile il Calvario e discendere poi al Sepolcro vuoto. «Dignità» che salga per divenire «santità».
Santo, santità, usati, definiti dal biblista Rudolf Otto «totalmente altro», è inteso come caratteristica specifica del cristiano.
 Il «totalmente altro» di Rudolf Otto è la persona-culto, ovvero la persona-celebrante il sacro in quanto persona vivente nelle strade del mondo, donando così nel suo vivere apparentemente laico la conformità a Cristo «agnello senza difetti e senza macchia» come si esprime Pietro nella 1° lettera 1,19 e Paolo in Rom. 12,1 «culto spirituale comporta l’offerta di sé come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio».
 
Altro momento specifico per questo tema è quello dell’ammonimento di Pietro Pt. 1,14 nella memoria del Lev. 19,2 «Come figli obbedienti non conformatevi ai desideri di un tempo, quando eravate nell’ignoranza, ma ad immagine del Santo che vi ha chiamati, diventiate santi anche voi in tutta la vostra condotta».
Anche il simbolismo biblico del numero 40 pone la santità come negazione di tutto ciò che è opposto, nella natura umana, per raggiungere la sacralità del Verbo fatto uomo.
 
I 40 giorni del diluvio. Perché il Signore si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra! C’erano in quel tempo i giganti sulla terra! Mitologia? oppure «giganti» nel senso di chi travolge l’uomo e la donna in relazioni contrarie alla natura?
Ad ogni modo, il comandamento di trattare secondo natura e in modo limpido il corpo anche nella semplice presentazione di sé è l’insistenza più significativa nelle pagine della Scrittura.
Penso che il commento della vicenda del diluvio potrebbe essere quello di Paolo, anche se non nomina il diluvio, in Col. 3,5 «Mortificate quella parte di voi che appartiene alla terra: fornicazioni, impurità, passioni, desideri cattivi e quella avarizia insaziabile che è l’idolatria, cose tutte che attirano l’ira di Dio su coloro che disubbidiscono».
Poi Mosé sul Sinai, Elia in cammino verso l’Oreb; la predicazione di Giona. Le due stupende figure Abramo-Gesù nel deserto. Cos’è questo andare? Ce lo dice Paolo in Rom. 8,21 «a servitute in libertatem Filiorum Dei».
40 giorni verso la libertà.
40 giorni per liberarci. Da che cosa? Dal laicismo imperante che tenta di sommergere il sacro che è in noi cristiani: «Sacro: da sacra-dans = colui che dà il sacro» anche camminando per strada. Dal laicismo che furbescamente, dando l’impressione di essere vicini al mondo, ci ha immerso testa e piedi nei suoi programmi dissacrati.
La tipologia della Quaresima invece ci arrichisce dei momenti biblici che sono i momenti che si ripetono nella storia.
Il numero 40 passa dal momento del nascondimento alla presentazione di sé in modo espressivo ed avvalorante, dal silenzio alla parola, dall’andare umile e silenzioso alla coraggiosa e consapevole presentazione plastica della persona in modo preciso e sicuro, senza eufemismi e piccinerie per un vero dire ed un vero fare, consci di essere portatori dell’immagine e della parola di Cristo Signore. (Mons. Giovanni Battista Chiaradia)