«Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita» (Luca 21, 19). Sono convinto che questa espressione forte e provocatoria di Gesù, che in questa Domenica si proclama nelle Eucarestie dei cristiani, debba risuonare anche alle orecchie di tanti miei amici e uomini del nostro tempo, i quali non vanno certo in chiesa alla domenica, anzi si pensano o si proclamano privi di fede. Ma la provocazione più che alle orecchie dovrebbe arrivare, forte e inequivocabile, al cuore di tutti. Certo la perseveranza è una qualità che ricorre nella vita, nel lavoro e nelle relazioni di tutte le persone umane che si trovano immersi nella storia, alla mercé di fatiche, contrapposizioni, intrighi, violenze, tradimenti, insuccessi, cadute, persecuzioni … e tuttavia sentono che non possono non vivere e devono andare avanti contro tutto e contro tutti. Ma è questa, o solo questa, la perseveranza di cui parla Gesù?
Perseveranza è la traduzione di un termine greco che significa pazienza continuata, pazienza nell’attesa, costanza. Nel contesto del vangelo e del pensiero di Gesù la perseveranza deve necessariamente includere fiducia, speranza, capacità di rimanere saldi e, soprattutto, avere temperamento e passione per il Signore Dio. Di qui la provocazione di Gesù, che sono convinto arrivi sino al cuore di tanti compagni di viaggio, anche non credenti e lontanissimi dal Vangelo come libro di fede, acquista e si esprime in precise caratteristiche che sarà interessante e arricchente approfondire nel nostro intimo sentire e vivere.
L’impegno ad essere perseveranti nella fede non si riferisce tanto, e tanto meno solo, ai momenti difficili e drammatici che pure arrivano nella vita di ciascuno di noi, ma anche, in forma sottile e a volte subdola, attraverso i giorni di noia e di monotonia quotidiana: il vivere banale o stucchevole nell’ordinarietà, nella ripetitività … nella quotidiana esperienza che il male sembra più potente del bene, anzi sembra l’unica via di uscita per sopravvivere … nella sconfortante conferma di ogni giorno che nel mondo sembrano vincere i più forti, i più armati, i più crudeli … Di fronte a tutto questo e nonostante tutto questo, la perseveranza si esprime quando nel mio cuore e nella mia vita io affermo: “ma io non mi arrendo”, perché sembra costruirsi una storia di male e di sangue … io invece non mi arrendo e voglio costruire la storia di Dio che è Amore. Turoldo direbbe: “Noi camminiamo sempre sull’orlo di due abissi, del tutto e del nulla”.
La perseveranza è la convinzione pratica e quotidiana che per vivere bisogna lottare e per lottare ci vuole coraggio, fortezza e capacità di rialzarsi e non mollare. Il dono della libertà deve essere provato nel fuoco della tentazione. Senza tentazione non sapremmo di essere liberi di scegliere ciò che riteniamo buono e valido e che merita di essere conquistato. Perseveranza in questo caso dice anche capacità di accettare le nostre debolezze e cadute nella tentazione e nel male … e poi aprire gli occhi, pieni di lacrime, e il cuore, umiliato e sofferente, per rialzarsi sotto la croce e proseguire sino alla fine, cioè fino a donarsi totalmente per amore. Si, come scrive un esegeta, “la perseveranza genera pazienza che va molto più in là della semplice rassegnazione. Non ha inoltre niente a che vedere con atteggiamenti stoici. La pazienza contribuisce decisivamente a capire che la Croce, molto prima di essere dolore, è essenzialmente amore.”
Ed ecco evidenziata un’altra caratteristica della perseveranza raccomandata da Gesù: non è mai semplice frutto delle nostre forze. Abbiamo bisogno sempre di invocarla come dono da “il Dio della perseveranza”, come afferma San Paolo (Romani, 15, 5).
Come pure, dalle riflessioni che stiamo approfondendo scaturisce un aspetto intimo e profondo: solo chi ama conosce il valore della perseveranza e trova le forze e il coraggio di perseverare senza tentennamenti. Chi ama, infatti, non vede ostacoli e soprattutto non calcola mai i sacrifici e le sofferenze da mettere in conto; direi che sono proprio queste difficoltà da superare e vincere testardamente che lo radicano profondamente nel suo amore.
Infine, chi persevera contagia! Sì la perseveranza è contagiosa perché incoraggia chi ci vive accanto a fare altrettanto e a sentirsi orgogliosi di resistere e di combattere sino in fondo, costi quel che costi. Del resto noi credenti ogni volta che ci immergiamo nella contemplazione di Cristo che “a muso duro” si incammina verso Gerusalemme … cioè verso la croce … l’abbraccia senza ribellione alcuna, anzi con una pazienza inimmaginabile proprio perché divina … dona tutta la sua vita sino al “tutto è compiuto” (che vuol dire con il mio sangue versato totalmente e come atto di amore infinito ho salvato tutti e per l’eternità) … come possiamo non sentirci contagiati e, nonostante la nostra vigliaccheria e miseria, non prendere sulle spalle e dietro a lui la nostra croce, ogni giorno, per amore di Lui e di tutti?
Concludo con queste espressioni ispirate di San Bernardo: “La perseveranza è il vigore delle forze, la consumazione della virtù, la nutrice dei meriti, la mediatrice delle ricompense, la sorella della pazienza, la figlia della costanza, l'amica della pace, il nodo della carità, il legame dell'unanimità, la cittadella della santità. Togliete la perseveranza, e l'obbedienza non ritrae più premio, il beneficio perde la sua grazia, il coraggio non merita più lode. Solo alla perseveranza si concede l'eternità, meglio, è essa che restituisce l'uomo all'eternità, dicendo il Signore: Chi persevera fino alla fine, sarà salvo”.
don gigi di libero sdb