Europa senza Dio?

A proposito delle polemiche sulla Convenzione Europea in discussione a Bruxelles

02/06/2003
Chi mi internetta questa volta è la mia coscienza di cristiano e di italiano, che si rifiuta di essere europeo, se europeo significa essere definito dalla proposta di Costituzione presentata giorni fa da Giscard D’Estaing.
Per chiarire, pubblico a mia volta l’articolo di mons. Maggiolini, vescovo di Como, pubblicato su IL GIORNALE del 29 maggio e ripubblicato dal sito internet «politica e cattolici» col titolo: UE. La Chiesa non e’ un’organizzazione filosofica.
 
Eccolo:
Domani l’assemblea della Convenzione dell’Unione Europea è convocata per discutere l’intera bozza della Costituzione che varrà per il futuro del Vecchio Continente.
Com’è noto, la gerarchia ecclesiastica - Papa in testa - è intervenuta piú e piú volte chiedendo che vi fosse inserito, tra i valori fondanti, un richamo a Dio e almeno un cenno storico sulle radici ebraico - cristiane dell’Europa.
Il suggerimento non è stato recepito come da includere nei diritti e doveri basilari. Meglio stare sul sentire laico. E passi per un deismo che potrebbe, alla lunga, apparire ideologico: retaggio di un illuminismo sfocato nell’epoca del pensiero debole e memoria del «Terrore» come della «religione di Stato» alla Robespierre.
Ma si poteva essere meno cocciuti nel respingere il riferimento ad un’ascendenza culturale di fatto innegabile, e non collocarlo in un proemio che nessuno avrebbe letto col passare del tempo.
Ed ecco l’articolo 51 della parte I così come giace sotto il titolo: «Statuto delle chiese e delle organizzazioni non confessionali». Recita: «Par.1. L’Unione Europea rispetta e non pregiudica lo statuto di cui beneficiano, in virtú del diritto nazionale, le chiese e le associazioni o comunità non religiose degli Stati membri. - Par.2. L’Unione rispetta ugualmente lo statuto delle organizzazioni filosofiche e non confessionali. - Par.3. Riconoscendone l’identità e il contributo specifico, l’unione mantiene un dialogo aperto, trasparente e regolare con tali chiese e organizzazioni».
 
Che dire?
Che qualche risultato hanno pur ottenuto le insistenze delle autorità cristiane europee. Tanto piú che la stesura definitiva dev’essere ancora raggiunta. Si spera senza pregiudizi anticlericali e antiecclesiali.
E tuttavia non si riesce a liberarsi da qualche disagio. Si dica subito e tutto: l’abbinamento tra chiese e organizzazioni filosofiche, di cui parla l’art. 51 par.2 sa vagamente di quell’illuminismo e di quel deismo che suonano un poco come un’ipoteca delle logge - massoniche - sulla nuova Europa.
O, almeno, può indurre al sospetto che di là da induzioni maliziose, rimane la constatazione che una Carta costituzionale sembra non solo riconoscere, ma quasi attribuire caratteri di confessionalità e di religiosità ad aggregazioni aventi un preciso patrimonio teorico riferito a Dio, un determinato stile di vita e un complesso permanente di riti.
Non solo: tale Carta si arroga il diritto di appaiare organizzazioni filosofiche, spesso formate da «esprits forts» professanti un libero pensiero, alle chiese. Le quali sono scelte con una libertà assoluta, ma propongono una verità che può derivare dall’assoluto: da un Assoluto magari incarnato in Gesú di Nazareth.
Non sembra si sia di fronte a un trionfo della logica. A meno che il concetto di laicità a cui ci si adegua sia di stampo vagamente francese dove non pare si ammetta la specificità del fenomeno religioso e la rilevanza pubblica delle chiese come realtà distinte da altre associazioni.
Così come, in genere, si riconosce in altri Stati europei.
Egemonia gallicana già nel patto fondativo dell’Europa? E si ammetta pure che la collocazione del riconoscimento dell’esistenza e dello statuto delle chiese all’art. 51 serve da premessa a concordati e perfino - disgraziatamente - a privilegi che si possono accordare da parte di esecutivi di diversi paesi alle comunità religiose.
Ma suona male una Chiesa messa in parallelo con gruppi di suoi cultori di chissà quali dottrine palesi od occulte. Non per stabilire priorità d’importanza; soltanto perchè si tratta di realtà differenti.
Del resto, un’associazione di liberi pensatori è già protetta dal principio generale della libertà di associazione e di manifestazione del pensiero.
 
Perchè risolvere a suon di leggi costituzionali problemi che potrebbero benissimo essere lasciati aperti? Che facciamo della libertà di fede, della santità, delle opere di carità, delle manifestazioni pubbliche di culto ecc. delle chiese?
Affastelliamo tutto nella categoria della filantropia?
 
E se si ammettesse ciò che i credenti davvero professano e che vorrebbero veder rispettato da un’Unione laica di Stati?
+ Alessandro Maggiolini Vescovo di Como
 
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«E’ ora di svegliarsi», ci ha fatto capire la Chiesa piú volte apprendo il tempo d’Avvento.  Mons. Maggiolini ci spiega quanto insensato, anticulturale, antistorico - e non vorrei dire: in mala fede - sia l’atteggiamento di chi, anziché contribuire all’unità di un’Europa, che ancora non esiste se non sulla carta, cerca di dividerla fin dalle origini, per di piú obbligando a vergognarsi d’essere europei. Mancherebbe proprio altro, oltre l’euro fatto a quel modo?
 
Sempre a disposizione, cordialmente.

 

P. Nazareno Taddei sj