Il prof. L.T. mi internetta: "Colgo su un periodico che penso cattolico e pubblicato comunque da religiosi la seguente frase: "Oggi una donna può autodeterminarsi nei fatti: avere o non avere un marito, un compagno, delle storie transitorie, può avere o non avere figli per via naturale o per via tecnica. La sua libertà può essere intercettata solo dalla violenza dell'uomo incivile o dalla legge sessista." E' possibile una cosa del genere?"
Rispondo: non conoscendo il contesto, non posso dare giudizi sul periodico che pubblica quella frase. Potrebbe darsi infatti che la frase fosse citata per contraddirla, perché un'affermazione del genere, così come suona, non può certamente essere accettata dalla morale cattolica, ma nemmeno cristiana e nemmeno dall'etica naturale.
Quello che posso dire io, in questo caso, può riferirsi solo ed esclusivamente alla frase, anzi alle due frasi, così come suonano, prescindendo da qualsiasi contesto.Se non ci fosse quella seconda frase ("dalla violenza"), la prima si potrebbe anche discutere sul come vada interpretata, ma quella seconda ne determina chiaramente il significato. E quindi considero le due frasi insieme.
C'è anzitutto un "oggi" che può essere (ed è) ambiguo: "oggi" perché la morale oggi è cambiata oppure "oggi" per dire una realtà attuale, buona o cattiva che sia? In ogni caso, mi pare che quel "oggi" sia una sorta di mettere le mani avanti, quasi a dire che quello che seguirà si giustifica e vale proprio perché i criteri morali non sono più quelli del tempo passato. E ci sarebbe già un grosso abbaglio!Ancora. "Una donna può autodeterminarsi" in tutte quelle cose.
Cosa vuol dire quel "può"? che è libera. Ma che tipo di libertà? libertà fisica, giuridica o morale? Certamente è libera fisicamente e in parte anche giuridicamente (in Italia). Ma altrettanto certamente non è libera di libertà morale, perché la natura - e non il Vaticano! - ha messo dei confini invalicabili.
E' vero: talvolta a linea di demarcazione può essere interpretata con maggiore o minore severità o larghezza; ma nella sostanza ci sono dei punti ben fissi. Il primo è più fondamentale di questi è il seguente: tu non ti sei dato la vita, quindi tu non ne sei il padrone. Il padrone è chi te l'ha data. Chi poi te l'ha data non sono nemmeno i tuoi genitori; essi sono stati solo strumento per la formazione d'un corpo animale vivente fatto in modo che, secondo le leggi dell'universo, cioè del Creatore, fosse in grado di ricevere l'anima intellettiva, cioè praticamente il principio della vita tipicamente umana. Tu sei solo amministratore della tua vita e la devi amministrare secondo quelle leggi del cosmo - fisiche, biofisiologiche, psicologiche, morali sia personali sia sociali - nel quale anche tu sei stato creato.
La conseguenza quindi mi pare molto semplice: chi fa violenza alla natura e quindi al Creatore ed è sommamente incivile è proprio colui che cerca di fare violenza alle leggi del cosmo, dichiarandosi libero di fare quel che vuole, proprio colui che accusa qualcuno di intercettare una libertà che non c'è. Frasi del genere sono residui d'un femminismo che ha minato la dignità della donna. Questa dignità è altissima, se Dio stesso ha scelto una donna per far arrivare nel mondo, come uomo, il suo eterno Io.
La donna (ma lo stesso vale anche per l'uomo) crede di essere libero di sottrarsi al Creatore? Bene, allora, per dimostrarlo, provi a non fare la pipì o la popò quando ne ha bisogno; provi a volare senza ali e senza nessuno che lo tiri su. Si dirà: ma quello è un altro problema! Nossignori. E' lo stesso identico problema: sei stato creato nel cosmo da qualcuno che ne è il Padrone.
Il cosmo è un tutt'uno, dalla realtà materiale a quella più sottilmente spirituale, com'è l'anima umana.Chi lo dice? Ma guardati attorno, un filo d'erba, la differenza tra i due occhi di un cane o di un gatto e quelli d'un bambino, d'una madre, d'un vecchio.
Ma la domanda del prof. L. T. è: "E' possibile che una rivista di religiosi ecc.?Ho già risposto all'inizio. Che se per caso quelle due frasi fossero state pubblicate per proporne il contenuto e non per (in qualche modo) combatterlo, bisognerebbe proprio dire che la confusione mentale sta invadendo anche il mondo religioso e che la campagna secolaristica, alla quale ho già accennato altre volte, sta già minando anche i pilastri piccoli o grandi della Chiesa (ma Cristo è sempre con noi).
La cosa non deve stupire; ma non deve nemmeno limitarsi ad addolorare: deve sollecitare ad agire subito e con forte convinzione. Caritas Chrusti urget nos… a far che cosa? Anzitutto a raccomandare noi e tutti i nostri al Signore e alla Madonna e poi a uscire dal nostro torpore e domandarci che cosa si può e si deve fare, magari cominciando a stare alla larga da certi movimenti che fanno serpeggiare idee del tipo di quelle di cui stavolta mi hanno scritto.