Il sig. G.T. mi ha telefonato: "Cosa sta succedendo costì (alla Mostra del Cinema di Venezia)? Siete proprio immersi nel sesso come dicono i giornali e soprattutto la tv?".
Ero infatti alla Mostra, come ormai da quasi 40 anni, per ragioni di lavoro e di critica: il numero del mensile "Edav (educazione audiovisiva)" che dirigo dedicherà al festival tutto il numero di ottobre e ogni giorno, con due miei collaboratori, abbiamo reso conto dei film che riuscivamo a vedere su Internet (www.col.it/edav/biennale).
A G.T. ho risposto: "E' tutta propaganda dei media (Rai in testa)!" Tuttavia, aggiungo, a capo di questa campagna disinformativa ci deve pur essere qualcuno che l'ha voluta e impostata in quel modo.
Come mai? Per il momento, dico solo che ci viene un importante insegnamento: molto attenti a non lasciarsi imbrogliare dai media, che di loro natura sono bugiardi, quando cercano la cassetta oppure servono un padrone colorato e non l'informazione.
Ma prendo spunto da quella telefonata per fare questa mia predica, perché quell'evento mi pare suggerisca qualche importante indicazione per chi ha a cuore la situazione del nostro mondo attuale.
A proposito di sesso (un solo accenno) vorrei dire che c'è stato un film, UNA RELAZIONE PORNOGRAFICA del francese Fonteyne, che (a parte il titolo ingannevole) tocca secondo verità il rapporto del sesso con l'amore: il sesso - dice - non è amore e l'amore non è sesso; ma la natura (e quindi Dio) vuole che il sesso porti all'amore, perché il sesso è strumento dell'amore secondo i piani di Dio.
Purtroppo - continua il film - non tutti lo capiscono, tant'è vero che i due Lei e Lui del film, arrivati a quel vertice in cui il sesso esige di essere amore, si separano. Ma - ecco il punto - resta in loro la profonda tristezza non già d'aver perduto il sesso, bensì di non aver accettato l'amore.
E' quindi un film molto profondo e positivo, che temo non tutti capiranno perché la vicenda è scabrosetta e c'è anche una scena di sesso piuttosto forte, ma soprattutto perché la tematica positiva del film la si coglie solo "leggendo" e non solo "guardando" il film: il rammarico di tristezza risulta dall'ultima fase dell'intervista a quella Lei e a quel Lui. Ma è una delle rarissime volte che in cinema ho visto trattato il sesso secondo una tematica che vorrei dire teologica. Ma più che "Mostra del sesso", la Mostra di Venezia è stata la "Mostra della secolarizzazione" .
Secolarizzare vuol dire distruggere una mentalità religiosa, particolarmente cristiana. L'aspetto di secolarizzazione è certamente più evidente nei film occidentali; meno acceso in quelli provenienti dall'Oriente, ma anche in questi si possono vedere già dei sintomi. I due film cinesi, NON UNO DI MENO e DICIASSETTE ANNI - i due film vincitori della Mostra - ambedue esaltano valori, ma tali che si consumano entro i limiti della vita terrena senza uno spiraglio di trascendenza.
I film giapponesi sono già più ricchi e trasudanti spiritualità, ma anche in essi (come nel DOPO LA PIOGGIA, scritto dal grande Kurosawa prima di morire e quasi suo testamento spirituale), l'ansito di trascendenza si manifesta nella considerazione della natura (quasi segno di trascendenza).
Non parliamo poi del film coreano dove addirittura le dimensioni dell'uomo si fermano al livello di perversioni sessuali. Anche i riferimenti religiosi nei film d'Occidente - quei rarissimi che ci sono - o non hanno alcun significato positivo o rimarcano o si presentano con qualche aspetto negativo.Non posso dire che questa impostazione sia stata esplicitamente intesa dal direttore dr Barbera, per quanto consona alla sua mentalità di deciso uomo di sinistra. Quest'anno però è stato un aspetto dominante. Si fa strada piuttosto il sospetto che sotto sotto ci sia quella mentalità di sinistra che ormai ha invaso un po' tutti e che, nel regime instaurato in Italia ivi compresa Venezia, vegeti ancor meglio.
La campagna non è recente; ma finita la guerra fredda e cascato il muro di Berlino, il secolarismo ha creato un connubio tra comunismo e consumismo. Non a caso il Papa, dopo la caduta ufficiale del comunismo, ha più volte deplorato il materialismo dei consumi.
La realtà è che, a certi livelli alti, il secolarismo non getta ombre di comunismo sul consumismo, né il consumismo sul comunismo; ma nulla vieta che a livelli inferiori e in superficie - come p.e. il caso della Giuria ("Noi, giurati anti Hollywood" avrebbe detto Kusturica il presidente della Giuria), ma anche nel caso ben più grosso della guerra nei Balcani, l'antiamericanismo continui a giocare.In altre parole, possiamo accorgerci che anche la Mostra di Venezia, soprattutto quest'anno, è entrata a far parte di quella campagna secolaristica (quindi anti-religione, soprattutto cattolica), indotta dalle multinazionali.
Si possono spiegare così anche la citata campagna di stampa proclamante una "Mostra del sesso", certa televisione i italiana di qua e di là della Rai e, se vogliamo, anche certi misteriosi eventi politici e sociali di questi ultimi tempi.
E a questo punto, entrano in scena anche le bordate contro la Chiesa bigotta e retrograda: " La Chiesa ha spaventato la Mostra", avrebbe dichiarato il dr Barbera secondo il Corriere della Sera.
Dire questo non è disistima per le cose buone che le sinistre hanno fatto e cercano di fare e non è nemmeno denunciare una cattiva volontà: è semplicemente questione di ideologia vissuta nella pratica e quindi di mentalità e di adeguamento alle mode, la quale mentalità ideologica , su base materialistica, si trova d'accordo anche con secolari nemici, e contro il nemico comune che, oggi, è la Chiesa.
Perché? La risposta è semplice: il business al posto di Dio, che è praticamente l'odierno punto d'arrivo anche di chi vuole il potere, ha per diametrale opposizione la religione e in particolare quella cristiana e cattolica. Soffocare la mentalità cristiana (o comunque religiosa) è la maniera migliore per togliere l'unico e più tenace ostacolo. Ed ecco che tutto, anche la Mostra di Venezia, è un'occasione tutt'altro che da non trascurare, perché il cinema influisce potentemente. La cosa non può non preoccupare chi ha a cuore le sorti della società nella quale tutti viviamo.
Altrimenti, ci stiamo scavando la fossa con le nostre stesse mani, anche noi buoni cattolici che vogliamo l'abbracciamoci tutti. C'è chi mi chiamerà Cassandra e sarà tra i più benigni; ma uomo avvisato potrebbe essere mezzo salvato.