Il sig. U.F. mi internetta: "A che cosa serve andare a votare, se poi i politici fanno quello che vogliono? Lei e' sacerdote e non può fare politica; ma Le chiedo egualmente se ho ragione o torto."
Mi dispiace rispondere che il sig. U.F. ha torto su tutta la linea, ivi compresa quella relativa al fatto che sono sacerdote.
Quindi rispondo per ordine.
Anzitutto, il votare e' un dovere di coscienza, almeno in certe circostanze e quindi non vedo perché un sacerdote non possa rispondere a un problema di coscienza, anche se relativo al mondo politico.
Un sacerdote, poi, come cittadino deve interessarsi di politica per poter amministrare il proprio voto; ma come sacerdote può e deve interessarsi anche del voto degli altri, se questo e' un problema di coscienza di chi si rivolge a lui.
Questo non credo fino al punto di suggerire uno schieramento politico piuttosto che un altro, se questa scelta non fa parte di quel problema; sì, però, se si tratta di evidenziare eventuali posizioni che attingono la coscienza, come p.e. l'uso sistematico della menzogna o la discriminazione circa i diritti umani e politici o la confusionante sovrapposizione di concetti.
Non posso quindi , condividere il comportamento di alcuna parte del clero nelle passate elezioni politiche (vera ingerenza), ne' la suorina di Puglia di questi giorni, ricordata dallo stesso D'Alema (come riferisce "Il Giornale" del 13 dicembre us.):"Una suorina mi abbracciò e mi disse:"Noi stiamo lavorando in questa campagna elettorale." La monaca, con la spillatrice aveva cucito insieme il facsimile del Partito Popolare Italiano e quello del maggioritario col mio nome e la mia fotografia. Perché - disse - noi cerchiamo voti per il Patito Popolare, ma, vedi, li ho cuciti insieme perché non voglio che si dimentichino del tuo."
Evidentemente e' bastato sapere che gli Ussari non possono più abbeverare i cavalli in Piazza S. Pietro... Poveri seguaci del vessillo di Cristo! Abbiamo avuto un bell'esempio, di quanto ho detto piu' sopra, nella recente visita al Quirinale del Papa.
Il presidente Scalfaro s'e' premurato di fargli presente la "laicità" dello Stato" - come se questi già non lo sapesse (strano rispetto di un cattolico per il Vicario di Cristo!) - dove "la Chiesa non può né togliere, ne' alleggerire il nostro carico [di amministrare la cosa pubblica]". E il Papa, serafico, risponde: "Auspico che vengano tradotti in adeguati interventi legislativi i principi di libertà e di pluralismo contenuti nella Costituzione, anche in riferimento al diritto dei genitori [per la Scuola] (...), vincere la piaga dell'aborto (...) e dell'eutanasia."
Ma la laicità dello Stato vale per il Papa, non per le suorine di Puglia! Passo poi al dovere di coscienza di votare, almeno in certe circostanze.
Queste recenti astensioni dal voto significano certamente grande insoddisfazione per la conduzione politica di questi ultimi anni: intollerabile oppressione del fisco, aumento della disoccupazione, ingiusta conduzione di parte della giustizia e della sanità, conduzione con criteri stalinisti e quindi di parte nelle alte sfere politiche, la politica ridotta sempre più a giochetti di parte, sotto la falsa bandiera di ideali autentici.
La voce comune e' proprio quella del sig. U.F.: "val la pena?" Ma non s'accorgono che e' necessario votare proprio perché questa e' la situazione? che a votare vanno solo quelli che, da una parte e dall'altra, hanno interesse che le cose continuino in questa maniera?
Votare e' un dovere di coscienza, proprio in questa drammatica situazione. L'Italia materiale è già venduta; ora occorre vendere l'Italia delle teste. E questi grandi cervelloni rifiutano di votare proprio credendo di sottrarsi al disagio.
Non votare e', di fatto, farsi complici di chi vuole i propri interessi a scapito del bene comune; di quelli ai quali non importa nulla dell'Italia, ma sì del proprio ventre (come dice la S. Scrittura). Ed e' una sciocchezza, perché è come darsi la zappa sui piedi.