Sentimentalismo, semtimenti, ragione

Come i mass-media, utilizzando il sentimentalismo sottraggono all'uomo contemporaneo l'uso della ragione

06/07/1996

Il pubblico deve essere accalappiato a fini ben più economici che politici.

"I politici - dice il prof. Auriti dell'Università di Camerino - sono i camerieri dei padroni della finanza."

Orbene, una delle strade che percorrono i mass media per accalappiare il consenso del pubblico è quella del sentimentalismo.

Il sentimentalismo è una degenerazione dei sentimenti. Rovinando l'uso corretto dei sentimenti, che nell'uomo devono essere guidati dalla ragione, si ottiene praticamente di sottrarre alla ragione non solo l'uso corretto dei sentimenti, bensì anche lo stesso comportamento degli uomini.

Col sentimentalismo, si attua in maniera piena e fonda mentale la mentalità massmediale nella sua caratteristica più perniciosa: il far scambiare il valore col gusto personale, l'apparire con l'essere (v. predica 22 e relativi links).

E' un distruggere praticamente la coscienza, prima e più ancora del comportamento cristiani: magari si continua ad andare a Messa e a fare le cerimonie in chiesa; ma per abitudine, per mostra o sfoggio di sè, non per vera convinzione.

I mass media e soprattutto la tv coltivano in varie maniere il sentimentalismo. Basta vede re, p.e., certa pubblicità che e' arrivata in qualche caso ad accostare nell'immaginazione (e quindi nella mentalità) il gusto, p.e. di un gelato, a un gusto - e non propriamente naturale - di sesso.

Ma non solo la pubblicità. In varie trasmissioni, p.e., si richiamano fatti ed eventi (certamente compassionevoli in loro stessi) in maniera piagnucolosa o lacrimogena, magari esagerando o stravolgendo la stessa realtà dei fatti; oppure si organizzano manifestazioni in favore di questo o di quello sollecitando il pubblico a contribuire col proprio obolo, che poi non si sa dove va a finire.

Il sentimentalismo è cosa che piace: ci si sente commossi; sentirsi spremere una lacrimuccia è una sensazione gradevole, che da' una certa soddisfazione, perché ci si sente compassionevoli e buoni, magari senza ragioni obiettive, senza sostanza vera.

Cioè senza un vero sentimento che sostenti quella sensazione di commozione.Il sentimento, invece, e' un'altra cosa: e' un dono di Dio che arricchisce, protegge e soddisfa ogni creatura dotata di capacità di sensazioni. Il sentimento è praticamente legato al mondo degli istinti, i cui fondamentali sono quelli della conservazione dell'individuo e della specie.

La soddisfazione degli istinti provoca appunto sentimenti di piacere, di gaudio o di pena o di paura, proprio perché l'individuo possa provvedere a quelle due classi di conservazione.

Gli istinti e i sentimenti sono tipici del mondo animale. Anche il mondo vegetale ha impulsi per la conservazione dell'individuo e della specie; ma non pare si possano chiamare propriamente istinti o sentimenti, perché pare non ci siano le conseguenti sensazioni.

L'uomo racchiude in sé i mondi minerale, vegetale e animale; ha, come tutti gli esseri, l'impegno della conservazione dell'individuo e della specie e, allo scopo, è dotato di tutti gli istinti; ma egli li può e li deve dominare con la ragione. In tal modo, egli può (e dovrebbe) anche sublimarli, cioè elevarli a un livello di spiritualità.

Ed eccoci alla ragione, questa facoltà tipica dell'essere dotato di intelligenza, immateriale, tanto da poter riflettersi su se stessa, cosa impossibile alla realtà fisica. Posso piegare in dito, ma non lo posso ripiegare su se stesso in modo che occupi lo stesso posto.

Col pensiero, invece, l'uomo può˜ ripiegarsi su se stesso, tant'è vero che, mentre io penso, posso accorgermi e pensare che io penso.E' la facoltà che ci permette di conoscere intellettivamente (cioè spiritualmente, immaterialmente) e non solo sensitivamente. Con la ragione, quindi, possiamo conoscere le leggi del cosmo e risalire al Creatore.

La natura ha ordinato perfettamente il tutto.Il sentimentalismo tende ad allontanarci dal riconoscere quest'ordine naturale.

Il sentimentalismo oggi imperante nel media e quindi nella società contemporanea e' un dato di fatto; ma non e' un dato di diritto; quindi non possiamo accettarlo semplicemente.

Ma, d'altra parte, dobbiamo tenere conto che c'e'.Ecco quindi l'impegno, p.e. degli educatori di impostare la propria azione educativa sapendo certo che c'è, ma cercando di non assecondarlo, cercando anzi di correggerlo.Lo stesso vale per i genitori e per ogni buon cristiano.

Siamo di fronte a un grosso impegno: non accettare come dato di diritto, un grave e pericoloso dato di fatto; cercare anzi di ostacolarlo e di correggerlo, per quanto possibile.

Ma non sarà possibile, certo, fino a quando non saremo convinti che le cose stanno veramente in questo modo, dandomi magari dell'esagerato e del fanatico.

Cordialmente.

P. Nazareno Taddei sj