Dio: un papà imprenditore? - di Don Gigi Di Libero sdb

Il vero peccato è avere paura di Dio

15/11/2008
Non è difficile e nemmeno improbabile sentirmi dire da giovani e non più giovani che incontro lungo la via del mio pellegrinare: “Non riesco proprio a convincermi di avere uno scopo determinato nella vita né delle qualità o dei doni, dei “talenti”, da far fruttare per raggiungere uno scopo significativo per me e tanto meno per altri”.
In genere tutti sanno di valere qualcosa per qualcuno, chi più o chi meno, ma in maniera direi molto generica e spalmata totalmente in tante e diverse situazioni, non del tutto convincenti, che alla fine si è davvero tentati di arrendersi ad un qualunquismo asettico e generalista.
La resa, piccolo vantaggio!, non ti pone problemi e non ti obbliga mai a metterti in crisi seriamente.
Non so se tu che leggi hai avuto la stessa sensazione ed esperienza… se sì puoi renderti conto della mia meraviglia venata di perplessità e di pessimismo che non aiuta a vivere con gioia ed entusiasmo.
 
Nel vangelo di Matteo c’è una pagina che spesso leggo e rileggo: la parabola dei talenti.
Ogni volta vengo colpito da due espressioni che desidero condividere in queste righe.
 
«Un uomo doveva fare un lungo viaggio: chiamò dunque i suoi servi e affidò loro i suoi soldi. A uno consegnò cinquecento monete d'oro, a un altro duecento e a un altro cento: a ciascuno secondo le sue capacità. Poi partì. (MATTEO 24, 14-15)
Si sa che Gesù con le sue parabole il più delle volte vuole tratteggiarci il vero volto di Dio, che per Lui è semplicemente e in assoluto suo Padre e papà di tutti.
È per questo che le poche espressioni citate mi colpiscono e mi meravigliano non poco.
Questo mio papà, il Padre di Gesù e il Dio dell’universo e della storia, ha la grinta di un imprenditore nei miei confronti e nei confronti di tutte le persone create dal suo disegno sapiente d’amore.
Intanto è uno che viaggia e non si immiserisce sempre fisso sul suo trono aspettando che tutto il resto si incentri e faccia capo a Lui.
No, lui è uno che viaggia, cerca, si avventura, corre, ha da fare mille imprese, deve rendersi conto, vuol conoscere, visitare, incontrare, scoprire…
E poi nei confronti di quelli che ha creato usa il criterio unico e definitivo della responsabilizzazione: affida loro i suoi “soldi”.
Cioè i suoi tesori: intelligenza, sensibilità, creatività, poesia, amore, capacità di dialogare e di ascoltare, voglia di abbracciare e di conoscere, ricerca di comunione, qualità artistiche ed estetiche… e l’elenco non finirebbe più.
A tutti e a ciascuno affida i suoi beni e a ciascuno dà l’opportunità di responsabilizzarsi e farne l’uso che ritiene opportuno.
Non credo che uno che ha dei tesori e li mette nelle mani di persone fidate gradisca che vengano buttati via, sperperati o ignorati…
Chi ha tesori spera sempre che si moltiplichino e gode immensamente della fantasia, della creatività e della responsabilità seria e matura di chi li moltiplica e li fa fruttare al massimo.
Il nostro è un Dio che ti provoca, ti responsabilizza, ti mette in mezzo e ti sfida a dare il meglio e il massimo di te.
Non è per nulla indifferente a te e alla tua vita: ti ha messo nelle mani una bicicletta e ti sfida a vincere la gara!
È un Dio che ti sconcerta e che ti ama da imprenditore, con i fatti e con i “soldi”, non con chiacchiere, moine e buoni sentimenti che lasciano il tempo che trovano…
C’è da pensarci bene e non si può non sentirsi interpellati e valorizzati!
 
L’altra espressione che mi inquieta e colpisce moltissimo: Ho avuto paura (MATTEO 24,25)
Con un Dio, un Papà, così esigente e valoroso che, da imprenditore, ti immette direttamente nel cuore dei suoi e tuoi affari, l’unico vero peccato non può che essere quello di avere paura, di temerlo a tal punto da bloccarsi e diventare incapace di fare e di strafare per dimostrargli tutto il proprio amore e gratitudine per la sua fiducia.
Chi ha paura di Dio, ha paura di se stesso, ha paura della vita, ha paura di vivere con pienezza rischiando tutto perché sicuri che l’amore darà significato anche alle imprese non del tutto fruttuose, ma dettate da libertà, da creatività e da voglia di vivere.
Ho avuto paura e mi sono bloccato, e mi sono auto distrutto, e mi sono immiserito, e non ho avuto la voglia di amare con libertà piena, rischiando tutto.
Questo sì che è peccato!
Non ti pare?
(don gigi di libero)