Siamo arrivati al Santo Natale.
Notate come lo presento: il “Santo Natale”. Considero un insulto semantico, per così dire, pronunciare quel vocabolo senza un aggettivo che riveli tutto l’incommensurabile significato. La parola “Santo” è stata usata proprio da Dio per se stesso, quando ha raccomandato, lo dice la Bibbia, “Siate Santi perché io sono Santo”. Questo Santo Natale mi riempie il cuore, e gli occhi mi si inumidiscono di nostalgia. Nostalgia di quel tempo incontaminato della fanciullezza, quando il Santo Natale restava nell’ambito della Chiesa e della famiglia, riunita insieme per rivivere, dico proprio “rivivere”, la nascita del Redentore.
E noi bambini eravamo tutti intorno al presepe in cui le statuine di Gesù Bambino, di Maria e Giuseppe, dei pastori, del bue e dell’asinello, delle pecorelle, senza impronte di stilizzazioni, di razionalismi, di acculturazioni, di demitizzazioni e simili diavolerie, impegnate a cancellare il mistero, erano deposte sul muschio, nel mezzo del focolare.
A mezzanotte noi dormivamo da un pezzo, sepolti sotto le coperte. La mamma, al capezzale, usava vegliarci fino a notte fonda, sferruzzando ed assaporando, commossa, il nostro respiro.
Al mattino, quale sorpresa e quale contentezza nell’accorgerci che, vicino al ciocco, ormai spento, qualcuno ci aveva portato dei doni: o le calze di lana lunghe fin sopra il ginocchio, o i guanti, o le scarpette, un’arancia per ciascuno, tre cioccolatini, qualche noce che portavamo come reliquia nella nostra cameretta.
Il nonno, con aria saputa, inforcando gli occhiali e aprendo un Vangelo bisunto, a prima mattina, ci spiegava che Gesù è figlio di Dio, vuol stare nel cuore dei bambini e lì parla, insegna, protegge, guida perché crescano sani, belli e buoni.
E raccomandava, il nonno: “Se stai attento, lo senti parlare, Gesù Bambino, con parole che noi non sappiamo dire. Ed era vero: crescendo la testa si è riempita di parole da fredde e superbe cattedre: ma nel cuore ti senti sempre quell’armonia di voce che finisce in un ritornello: “Se non diventi come un bambino …”
Questi gli auguri per un sereno Santo Natale.
Giovanni Battista Chiaradia