In questa solenne domenica di Pasqua noi cristiani ripetiamo, con il cuore pieno di gioia, l’annuncio che Cristo è risorto! Non è solo per noi che ripetiamo questo annuncio: lo gridiamo al mondo intero a tutti i nostri fratelli e sorelle: credenti o no, vicini o lontani, amici o nemici, semplicemente indifferenti, o indaffarati in mille altre cose.
L’annuncio che la morte è vinta e la vita di Cristo, che è eterna, viene donata a tutta l’umanità è per noi l’annuncio cui non rinunceremo mai!
In questa prospettiva vorrei condividere con tutti una riflessione che mi riempie il cuore rileggendo la pagina completa del vangelo che i Cristiani proclamano nella solenne domenica di Pasqua: la tomba vuota e la prima apparizione di Gesù risorto a Maria di Magdala. Che Gesù abbia scelto lei, una donna che ha trasformato il peccato in amore assoluto e vitale, ad essere la prima a cui apparire come Risorto mi colpisce, mi meraviglia e mi commuove sempre, ogni volta che risento o leggo personalmente questa pagina del Vangelo di Giovanni.
Alle prime ore del giorno dopo la sepoltura del suo Gesù, va alla tomba perché non può vivere che accanto a lui, ormai nella tomba … ma Lui! La tomba è vuota me lo hanno portato via!? chi? dove me lo hanno nascosto … disperatamente cerca, interroga, non si acqueta e rassegna …Lui … ridatemelo.
Vede un uomo il guardiano? “forse sai dove hanno messo Gesù”. Immagino il sorriso profondamente ammirato e compiaciuto di Gesù che non è stato riconosciuto dagli occhi offuscati dalle lacrime di Maria. É il sorriso che dice: “So io come farmi riconoscere da una innamorata pazza che mi cerca perché non può più vivere senza me” Semplicemente la chiama con l’amore di sempre: Maria! Lei si volta totalmente verso di lui ed esplode in un grido di riconoscimento, di amore e di abbandono totale: “Rabbunì”!
Riprendendo tante riflessioni raccolte in molteplici testi, vorrei semplicemente suggerire a me e a voi alcune piste di ammirata e coinvolgente riflessione su questo momento magico non solo per Maria di Magdala ma per ogni credente che nella sua vita incontra Cristo risorto come oggi, domenica di Pasqua.
Maria non riesce a stare senza il suo Gesù che ama con tutte le sue energie e si sente ormai in comunione piena e totalizzante con lui almeno accanto alla tomba vuole stare con lui, la tomba è vuota, lo cerca…
– Maria Maddalena sta, desolata, davanti al sepolcro vuoto; cerca il corpo del suo Signore e piange perché non sa dove trovarlo. Te lo portano via. Te lo rubano, te lo annullano, lo cancellano. Ti fanno credere che è finito, che è inutile, che è scomodo.
Te lo porta via il dolore. La delusione, l’angoscia, la rabbia, l’invidia, la vendetta, il male. Ti accecano e non ti fanno più vedere. E rimani orfano di lui.
– Ma lei non va via. Rimane lì davanti, per capire, per amare, per cercare. È disperata. Ha bisogno di lui, non vive senza. È il suo Signore, la sua vita, non può farne a meno, non vuole farne a meno. Maria Maddalena rappresenta l'umanità sempre alla ricerca di un salvatore, ma con una speranza inibita e ristretta, che non osa. Infatti, la sua ricerca di Gesù è ancora molto umana: cerca Gesù tra i morti, dove non c'é. Molto spesso noi cerchiamo Dio dove non c'è attraverso modelli d'efficacia umana, di successo, di potere, di soddisfazioni facili.
– La ricerca di Maria Maddalena è anche l'immagine di una società afflitta e smarrita, che desidererebbe almeno riflettere un poco, per comprendere le ragioni dei suoi mali, per vedere quali sono gli errori che ha commesso.
– Le chiede: “Chi cerchi?” Il Signore vuole essere cercato, chiamato, voluto, in modo chiaro, deciso, libero. Vuole essere scelto. Solo così ci può essere un rapporto vero, un amore vero, che duri per sempre. Anche tu, dove lo hai relegato nel tuo cuore? Dove lo hai nascosto? Dove lo hai messo? Cosa ne hai fatto?
– Gesù con profonda delicatezza “umana” si fa riconoscere “chiamando per nome” ognuno di noi:
* per ognuno di noi il proprio nome rappresenta il suono più importante e più armonioso della propria lingua;
* bello sentirsi chiamare per nome, perché indica una maggiore 'intimità' con chi ci sta chiamando;
* chiamare per nome le persone, ci mette in una condizione di maggiore intimità;
* 'Se ci conosce e ci chiama per nome... allora vuol dire che ci vuole bene!'
* chiamare una persona per nome significa venire incontro ai suoi bisogni interni inespressi.
– 'Maria!'. Si tratta di una rivelazione personale, intima, esistenziale, che infonde non solo la certezza che Gesù Cristo è vivo, bensì la coscienza di essere da lui conosciuta veramente, nella pienezza e dignità.
Quello di Gesù è un appello discreto di libertà, espresso con il nome che indica meglio l'interiorità.
Così Gesù vuole incontrare ogni uomo: avvicinandosi, correggendo le ricerche incerte, confuse, maldestre, rivelando il suo amore e chiamando per nome.
Ciascuno di noi, come Maria, può fare l'esperienza del Risorto, scoprirne i segni pur se sente nel cuore poca speranza e se sul volto scendono le lacrime.
– Mi accorsi subito che l’essere “amata” significava allo stesso tempo essere “chiamata” per nome, investita di un compito, una missione unica, pensata ad hoc per me fin dall’eternità. Ricordo perfettamente che quel giorno al momento di tornare a casa, nel varcare il cancello di uscita, ho come avuto la percezione interiore di quello a cui ero chiamata, ho capito che Dio era in me e da quel momento la mia vita è stata una “vita nuova”, ossia la vita di Dio in me.
Sono domande e spunti di riflessione che ci squarciano il cuore, ma è il cammino della liberazione e della risurrezione di ogni giorno.
A tutti auguro di cuore una santa Pasqua.
don gigi di libero sdb
gigidilibero@gmail.com