Sono intimamente convinto che la festa di Pentecoste sia una festa estremamente coinvolgente, che ti prende in profondità e ti entusiasma, se tu la vivi come credente, ma anche la più affascinante da raccontare agli amici e a quanti incontri come compagni di viaggio e fossero disponibili ad interessarsi alla tua vita e alla tua esperienza di fede.
Anche chi non crede o avesse relegato la fede tra le cose dell’infanzia, cariche di ricordi e di gioia ma che non riescono più a toccare un presente, impastato di problemi e progetti, come pure di disillusioni e contrarietà che appiattiscono in una vita “normale”, a volte fredda e un poco sconfortata, al racconto della Pentecoste non può non reagire: “Se ne stavano lì pieni di meraviglia e non sapevano che cosa pensare. Dicevano gli uni agli altri: «Che significato avrà tutto questo?». Altri invece ridevano e dicevano: «Sono completamente ubriachi»” (Atti, 2, 12-13).
In realtà nella Bibbia (che il credente ritiene la registrazione del dialogo tra Dio e l’uomo, fissato in alcune tappe fondamentali e paradigmatiche, e che continua per non finire mai) ci sono due eventi che racchiudono questo dialogo misterioso e toccante: all’inizio una pagina tutta umana di chiusura e di contrapposizione a Dio e, in correlazione stretta, una pagina finale che è tutta incentrata sull’iniziativa di un Dio che è Spirito di vita e di comunicazione, che infiamma i cuori degli uomini e la loro vita di relazione.
La prima pagina è dedicata alla torre di Babele.
In essa un’umanità accecata dal potere che vuole dominare tutto e tutti, si autogestisce in forma collettiva che frantuma le persone nella loro diversità e singolarità (arricchente ma anche generatrice di contrapposizioni e di convivenze interpersonali limitanti e faticose da rispettare e da valorizzare). Decide di costruire una torre che sfidi la verticalità del cielo che ci domina e si inalberi come un nuovo “idolo” che ha un “nome assoluto” e che sottomette tutti e tutto, illudendosi e imponendosi illusoriamente come un potere dominatore che si genera da sé e tutti strumentalizza. Avremo un nome che ci siamo dato da soli e che imponiamo a tutti come giogo schiavizzante: noi siamo i soli potenti, gli unici che “hanno parola” e che devono essere ascoltati e ubbiditi.
Dio osserva e, profondamente deluso per tanta cieca forza di distruzione del suo progetto di amorevole convivenza nella ricchezza della varietà molteplice e creativa, si abbassa sino agli abissi di violenza di questa umanità impazzita e confonde le lingue, riaffermando la molteplicità che solo può creare vero dialogo e comunione.
Non si capiscono più e si contrappongono ma senza comprendersi. È la storia di ogni guerra, di ogni violenza, di ogni dolore e di ogni sofferenza cui si auto destina chi rifiuta di comunicare per creare la comunione della convivenza e non il dominio del potere.
La seconda pagina, che vuole ricostruire (ancor più meravigliosamente!) il progetto di Dio di comunicazione che crea comunione, è il racconto della Pentecoste
Il fuoco dello Spirito di comunicazione, di intesa e di comunione che è Dio stesso scende e forgia nuovi uomini e donne che realizzano finalmente il sogno dell’amore di Dio.
“Tutti furono riempiti di Spirito Santo e si misero a parlare in altre lingue, come lo Spirito Santo concedeva loro di esprimersi. ….
Noi apparteniamo a popoli diversi: Parti, Medi e Elamiti. Alcuni di noi vengono dalla Mesopotamia, dalla Giudea e dalla Cappadòcia, dal Ponto e dall'Asia, dalla Frigia e dalla Panfilia, dall'Egitto e dalla Cirenaica, da Creta e dall'Arabia. C'è gente che viene perfino da Roma: 11 alcuni sono nati ebrei, altri invece si sono convertiti alla religione ebraica. Eppure tutti li sentiamo annunziare, ciascuno nella sua lingua, le grandi cose che Dio ha fatto»” (Atti, 2, 4.9-10).
Un mondo di uomini e donne, “salvati” nella loro diversità e varietà, che si parlano e si capiscono, che dialogano e costruiscono intese e comunione faconda, realizzano il sogno di Dio posto definitivamente nella storia della umanità perché germogli con forza e paziente ostinazione in una nuova umanità che solo realizza pace, comprensione e solidarietà.
Questa è la pentecoste dello Spirito di Dio: fuoco, portato da Cristo, destinato a bruciare in ogni cuore, in ogni relazione umana, in ogni famiglia, in ogni popolo e nazione.
don gigi di libero sdb