SS. Corpo e Sangue di Cristo. In questa festa, tradizionale perché cade nel calendario ogni anno e anche se non di domenica viene a caratterizzare momenti particolari nelle nostre città e paesi: la processione del Corpus Domini … con i suoi elementi tipici e folcloristici e lo snodandosi per le strade, tra le nostre case … entra nel ricordo e, in qualche momento, all’attenzione di tutti, anche dei non credenti e persino dei lontani o addirittura dei contrari e nemici … che comunque rispettano la manifestazione, almeno per galanteria verso quelli che ci credono o almeno che ostentano di crederci …
Personalmente l’Eucarestia, il Corpo e il Sangue di Cristo, è il punto di attrazione di ogni mio giorno, di tutta la mia vita, di tutta la storia degli uomini … già sono un prete e non ci si aspetterebbe niente di diverso.
Eppure ogni tanto mi ritrovo a pensare in modo molto meno entusiasmante e gratificante: sono messo in crisi con facilità da tanti piccoli particolari o comportamenti, comunque ripetuti e ripetitivi, che costellano il vissuto e la mia quotidianità anche di prete … sì …
A volte mi accorgo che nonostante le mie belle intuizioni e le mie ferme convinzioni che dovrebbero rivoluzionare ogni banalità esistenziale mia e di tutti … mi ritrovo a ricevere quel Corpo e quel Sangue quasi con rassegnazione o con lo stile abitudinario di chi poi non si meraviglia della realtà che sta vivendo.
Hai mangiato Dio stesso …
Lui in persona è venuto in casa tua per trovarvi una sua dimora prediletta …
Dovresti rimanere senza parole … attonito e rapito ….
Sconvolto da un miracolo cosi inspiegabile, proprio perché non ti violenta con le sue apparenze … anzi queste sono di una normalità banalizzante …
Dovresti perdere la parola … la capacità di distrarti o di pensare ad altro o a qualche preoccupazione o affare in sospeso con cui devi fare i conti …
Dovresti far esplodere tutto quello che hai dentro, per perderti nell’Infinito che viene e dimorare nel tuo miserevole e finitissimo cuore e corpo mortale …
Dovresti … dovresti ….
Un’altra esperienza ricorrente nella mia vita di prete educatore che parla, confessa e comunica con tanti giovani, giorno dietro giorno, anno dietro anno …
E mi sento sempre messo di fronte a dubbi, dichiarazioni, domande e, a volte, affermazioni tra il deluso e l’arrabbiato come le seguenti …
A messa alla domenica non ci vado quasi mai perché sono stanco delle levatacce quotidiane per andare a scuola: e alla domenica devo dormire …
Alla domenica ho partite, incontri sportivi … devo fare i compiti … studiare … non si finisce mai … come si fa ad andare a Messa?
Ma perché andare a messa che è sempre uguale e, molte volte, è noiosa e davvero fuori del mio mondo, dei miei gusti, della mia frenesia fresca e insaziabile di vivere e di godere delle novità e delle emozioni?
Don, io ho deciso da anni di non andare a messa perché mi sono accorto che non serve a niente, non ho mai cambiato nulla nella mia vita, non mi aiuta davvero a convertirmi a cambiare la mia vita, nel bene e nel male: insomma è inutile, banale, una perdita di tempo …
Ma don, a messa ci vanno solo i mangia-particole, ma poi nessuno più li apprezza, ci prendono in giro, ci isolano, uno rimane fuori del mondo e della storia, un poveretto che non sa godersi davvero la vita …
E queste sono alcune confidenze di quelli che vengono a parlarti, a incontrarti forse per vaga simpatia … ma cosa dicono la maggioranza degli altri che ormai neppure ne parlano e non si pongono più il problema: ormai vivono decisamente come se la messa e la domenica non ci fossero più nel loro vissuto?
Eppure sento nel mio cuore e in tutto il mio essere, che ha ormai una storia di molti anni e infinite realizzazioni e lavori e imprese, …. sento prepotentemente che invece la Messa, soprattutto domenicale, è il centro della mia vita … è un appuntamento atteso e irrinunciabile …
È come quei momenti di amore che nutrono e rendono indistruttibili la comunione d’amore sponsale tra una uomo e una donna che, unendosi con i corpi, i pensieri, gli affetti, le sensazioni, le passioni e tutto il loro essere razionale, affettivo, istintivo e spirituale, si accorgano di non poter fare più a meno l’uno dell’altro!
Non finiscono mai di scoprirsi e di perdersi sempre più l’uno nell’altro e solo così possono continuare a vivere con gioia ed entusiasmo: stagione dietro stagione, dolore dietro dolore, entusiasmo dietro entusiasmo, impresa e successo dietro successo, malattia dietro malattia, vecchiaia dietro vecchiaia, sino a desiderare di morire insieme per esser finalmente inseparabili per l’eternità.
Infelice quell’uomo e quella donna che non riescono a vivere questa realtà d’amore nella loro vita!
Infelice chiunque di noi, incominciando da me, che non faccia l’esperienza convinta e disponibile di mangiare il Corpo e il Sangue di Cristo; l’esperienza cioè di questo amore infinito è tale da farsi pane spezzato per tutti e nutrimento assimilabile da tutti, perché tutti abbiano la vita e la gioia piena.
L’esperienza di un amore che si dona sino alla morte per l’amato, per tutti gli uomini che sono da Lui intimamente amati all’infinito.
Questa esperienza del Corpo e del Sangue di Cristo è dunque una scuola d’amore e di comunione completa e infinita: la scuola del farsi mangiare per amore e per una unione e comunione infinita frutto di chi si fa nutrimento e dell’altro che l’assimila e si confonde con l’alimento che gli dona Se stesso e la vita eterna.
È l’esperienza, quotidianamente offerta, di una scuola di vita e di amore senza limiti che solo desidera di essere condivisa e fatta esperienza di comunione per l’eternità.
… il Signore Gesù prese il pane, fece la preghiera di ringraziamento,
spezzò il pane e disse: 'Questo è il mio corpo che è dato per voi.
Fate questo in memoria di me'.
Poi, dopo aver cenato, fece lo stesso col calice.
Lo prese e disse: 'Questo calice è la nuova alleanza
che Dio stabilisce per mezzo del mio sangue.
Tutte le volte che ne berrete, fate questo in memoria di me'.
1CORINZI 11
don gigi di libero sdb
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