Quest’anno il 31 gennaio ricorre, oltre che la giornata festiva domenicale (giornata per il cristiano di riposo, cioè di contemplazione e di radicale offerta del proprio vivere a Dio sommamente amato), anche la festa di San Giovanni Bosco, amico e maestro dei giovani.
Il lettore mi permetta, essendo io figlio e innamorato di questo padre spirituale, di dedicare queste mie righe di “predica” ad un tema che mi sta molto a cuore e che, del resto, è diventato molto presente e richiamato nel dibattito pubblico, sia ecclesiale che civile.
Oggi si parla spesso di “emergenza educativa”, anche se non sempre con accenti di gioia; qualche volta infatti mi sembra di percepire maggiormente delusione, ansia e tremore se non paura. I giovani sembrano essere diventati una preoccupazione, un pericolo, un rischio, una forza che non appare facilmente dominabile. Generano timore e paure per certe manifestazioni di violenza o di nichilismo autodistruttivo che ricorrono nelle cronache dei giornali e del mondo dell’informazione e del pubblico dibattito che crea mentalità e pensiero comune.
Leggo nel brano del profeta Geremia che viene annunciato nella liturgia di questa domenica: una struggente, forte e consolante affermazione di Dio rivolta al suo profeta inviato in una missione dura e difficile che può anche prevedere la persecuzione e la morte: «Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto, prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni. … Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti» (Geremia 1,19).
Ho pensato subito a Don Bosco: si butta come un amico inconsueto e scandaloso in mezzo ai ragazzacci di strada … si fa amico di giovani imprigionati e finiti in miseria morale, civile e umana … rifiuti da forca … li rincorre e li avvicina con stima e affetto per le strade e le piazze di una Torino completamente arroccata sulla conquista di un progresso tecnologico e commerciale che non guardasse in faccia a nessuno se non al profitto, agli interessi e alla conquista di ogni possibile potere.
Lui … il profeta … si schiera con gli sconfitti, con i deboli e umiliati, con chi non trova lavoro, con chi non ha futuro, con chi, emigrato in città dai paesini di montagna, può essere vittima di qualsiasi interesse o calcolo di potere e di conquista.
Ho pensato ad un papà e una mamma delle nostre famiglie, normali ma così misteriosamente fragili e in pericolo, alle prese con figli sempre più difficili ed esigenti … “diversi” e così presto vivacemente pronti a fare da soli, a ribellarsi ad ogni lentezza nel ricevere quanto vogliono … così sicuri di vincere e di voler conquistare il mondo intero. Nello stesso tempo così fragili e deboli nelle loro scelte e di fronte alla inimmaginabili ma fatali difficoltà e opposizioni che il mondo intero pone contro di loro. Li circuisce apparentemente per lanciarli … ma spesso poi per sfruttarli e buttarli come non adatti, non necessari, non accontentabili …
Ho pensato a tanti amiche e amici che lottano accanto ai giovani (anche se non sempre con successo, anzi molte volte con sconfitte e umiliazioni dolorosissime) nelle scuole come insegnanti ed educatori, nelle parrocchie e negli oratori come preti che amano i ragazzi e le ragazze del quartiere.
Vorrebbero vederli realizzati e felici, mentre spesso devono raccoglierli ai margini delle strade inquieti e in difficoltà, a corto di speranza e di gioia e con la paura più grossa davanti agli occhi: fallire … non essere utile e amato da nessuno, non trovare più nemmeno la voglia e il senso di vivere e di lottare.
Penso anche a quanti lottano per stanare tanti giovani amici e amiche dall’indifferenza, dal menefreghismo, dalla superficialità, dalla vigliaccheria, dal non senso, dalla banalità di una vita buttata via sino alla morte (spesso dietro l’angolo e mai prevista almeno a livello di coscienza esteriore) in sguaiatezze e divertimenti che stordiscono e li abbandonano in ricerche dell’impossibile e di sogni che solo ingannano e li azzerano.
Capisco perché nel vangelo di Luca si dice che i suoi concittadini dubitano di Gesù e lo rifiutarono perché non si capiva bene da dove prendesse quella sua voglia di annunciare con autorità una buona novella che li metteva in crisi ed erano arrabbiati perché non incominciasse dal rendere la loro vita di piccoli borghesi più fortunata e privilegiata con miracoli legati ai loro interessi e gratificazioni. «Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino» (Luca 4, 29-30).
Capisco che è importante ed urgente rimettersi alla scuola di un Cristo così e di un Don Bosco così e dare la propria vita per schierarsi con i giovani di oggi: non conniventi con le loro debolezze e infatuazioni borghesi ed egoistiche, ma per amarli con sincerità, gratuità e senza riserve e per “mettersi in cammino” con loro verso una vita assaporata sino in fondo con maturità e voglia di donarsi senza riserve.
Che don Bosco ci aiuti e ci guidi con i nostri giovani a “vedere il volto di Gesù”, l’unico salvatore!
Ma a un genitore che Le chiedesse che fare da dove cominciare cosa direbbe?
Ad un genitore direi:
1. Don Bosco diceva convinto “l’educazione è affare di cuore”.
Non ci sono regolette … formulette … scorciatoie … e consigli utili ad hoc …
Se vuoi essere un genitore doc ascolta il tuo cuore e fallo battere all’unisono con il cuore di Dio e di Cristo Gesù (un cuore squarciato da cui scaturisce acqua e sangue … i liquidi della vita!).
2. Il “sistema” di don Bosco che regge ancor oggi in modo eccellente è condensato nel gioco di cinque parole (tre + due) che fissano altrettanti comportamenti/convinzioni che coniugati insieme e armoniosamente creano una ottima “educazione”:
I. Ragione
Con tuo figlio cerca sempre di essere ragionevole e dialogico.
Parlate sempre e con molta confidenza e di tutto.
Cercate sempre quello che davvero salva i valori importanti delle persone, delle relazioni e della vita, condividendo motivazioni e convinzioni.
II. Religione
Apri il tuo cuore e il cuore di tuo figlio alla contemplazione delle stelle e del firmamento: lassù qualcuno ti ama sempre.
Vivi e testimonia a tuo figlio che una persona umana matura “si fida” e “sa avere fede”, comportandosi pertanto con coerenza a costo di sacrificio: il primo che merita la nostra fiduciosa e assoluta speranza è Dio e il Figlio suo Gesù che mi chiama a vivere nella sua Chiesa …
Don Bosco era convinto che solo chi ha fede può educare: o religione o bastone!
III. Amorevolezza
Non solo amare fino a dare la vita per il figlio …
Ma fare di tutto perché il figlio si senta e percepisca in ogni modo di essere amato: solo chi si sente amato impara ad amare!
Farsi amare amando ciò che a lui piace perché lui ami ciò che piace al genitore.
IV. Lavoro
Il lavoro è il miglior maestro ed educatore.
Dare senso e riempire la propria vita con creatività, fatica e responsabilità.
Mai darsi all’ozio e al dolce far niente che deforma ogni carattere e stempera ogni volontà di dare autonomia e disciplina a se stessi e alla propria vita.
V. Temperanza
Senso del limite e dell’equilibrio sia nel pretendere da se stessi sia nel moderare ogni eccesso che sfianca e distrugge le vere e necessarie forze fisiche, psicologiche e spirituali …
Non valorizzare atteggiamenti che purtroppo sono sempre più di moda nella falsa valutazione delle persone: trasgredire, bullismo, fascino del proibito, eccessi e trasgressioni, disobbedienza, ribellioni …
3. Gli direi, infine, che nell’educare bisogna non perdere tempo e stagioni della vita: il segreto è di educare sin dalla nascita e soprattutto “crescere educando” con il figlio …
Non aspettare ad educare o a governare o a mettere paletti quando sei più grande … quando capisci veramente il valore del comando o della proibizione o del limite o dello sforzo giusto e benedetto per raggiungere ideali e mete belle e importanti …
Chi perde i primi anni rischia di far crescere le piante con delle storture che non si aggiustano più …
Ci si perde e si diventa sempre più estranei e a volte oppositori e nemici … senza accorgersene … ma con molti rancori e rimpianti …
Comunque ogni errore può essere sanato e il Signore ci ha dato la più grande “buona novella” quando ci ha detto che è venuto per i peccatori, perché si convertano e tornino ad amare: il che vuol dire che con il suo aiuto è sempre possibile!
Ma per un genitore e per un educatore che voglia ricuperare ciò che non è andato nel verso giusto, educativamente parlando, ci vogliono:
· molta e molta umiltà …
· infinita pazienza con se stessi e con il figlio …
· ottimismo e speranza in Dio che può tutto e ci ama … e soprattutto che perdona
· e ci insegna a perdonare con generosità
· e a lasciarsi perdonare senza orgoglio
A disposizione
don Gigi Di Libero sdb