ASPETTANDO IL NATALE di Mons. Giovanni Battista Chiaradia

...la via della speranza.. il Presepe?...

11/12/2011

Il Natale giunge quest’anno durante una crisi che non ha precedenti.

Abbiamo assistito al crollo di tutto ciò che appariva sicuro e vero.

Tutto si è manifestato effimero e falso.

Un campanello d’allarme che dobbiamo seriamente considerare specialmente in questo momento in cui domina l’anniversario della nascita del Cristianesimo nel Santo Natale.

Il santo Natale illumina ancora la via della speranza, col Presepe?

Siamo sinceri!

Il presepe dà timore e disagio. Fa vergogna vedercelo lì illuminato, senza che le nostre azioni corrispondano alla luce che emana.

Avremmo dovuto interiorizzare e realizzare il messaggio del presepe e non l’abbiamo fatto. Se l’avessimo fatto non ci sarebbe stata la grande depressione di questi ultimi tempi.

Vediamo in sintesi che cosa dice il presepe:

La famiglia, che è impegnata non tanto nella salvezza di sé stessa, ma di tutto e di tutti senza discorsi difficili e programmazioni complicate. Solo con l’intuizione comprendiamo che la vita è completa, se viene dedicata a tutto ciò che rende l’uomo libero e giusto.

Il Bimbo, che viene fatto crescere in salute, in sapienza e grazia.

La Mamma, che si presenta senza “macchia”, consapevole che il ruolo di Madre è condurre il proprio figlio al massimo del servizio per la salvezza del mondo, con la prospettiva, che poi è diventata realtà, del sacrificio della vita.

Il papà, che lavora in officina, impegnato nelle cose del pane quotidiano, ma che è capace di avvertire messaggi che vengono dall’alto (gli Angeli).

Così i pastori. Non hanno la cultura del sistema, ma quella della tempesta, del vento, dell’odore dell’ovile: sanno capire certi segni che portano alla verità.

I Magi, abituati ad osservare il sole, la luna, i pianeti: In mezzo agli elementi del cosmo hanno la saggezza di individuare una stella tutta diversa che inizierà un altro tipo di umanità e di civiltà. Parlano di una storia di salvezza che viene dal cielo (l’incenso), di preziosità di vita avvolta dalla natura stessa di Dio (l’oro), di parole indistruttibili (la mirra). I Magi, poi, rappresentavano il potere politico e la cultura di quel tempo: lo si intuisce dai doni che hanno dei significati precisi del pensiero alto.

Ci sono tutti attorno al neonato: il papà, la mamma, i rappresentanti dell’impegno di lavoro di allora: i pastori con i greggi. Immagino anche altri che, assieme ai pastori, formano la civiltà del lavoro di quei tempi.

Ognuno di noi, con voi anch’io, insieme, davanti al presepe, diamo un tono personale al Santo Natale con una promessa che mani e pensiero diano all’altro, all’altra, sempre, tutto ciò che si esprime col termine “vita”.

Mons. Giovanni Battista Chiaradia