Nella domenica dopo la solennità dell’Epifania i credenti rivivono, celebrando l’Eucaristica, un momento importante della vita di Gesù: il suo farsi battezzare da Giovanni Battista con l’esplicita rivelazione della voce dal cielo che lo chiama pubblicamente «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento» (Matteo 3, 13-17).
Vorrei annotare per me e per quanti mi leggeranno, credenti e non credenti o anche solo indifferenti o annoiati che non credono valga poi tanto la pena pensare a quanto superi la banale quotidianità cui ormai ci si è assuefatti, alcuni spunti di riflessioni che mi sembrano debbano realmente provocare tutti, sia pure in modi diversi.
• “Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni”: Gesù viene come uno tra tanti.
Il verbo greco che usa Matteo si traduce anche “si fece vicino” a Giovanni e alla folla che si faceva battezzare da lui: un Gesù che accompagna una folla di peccatori quasi mescolandosi con loro.
Non è la gente che va da Lui, ma è Lui che, nella logica dell’incarnazione, si unisce al suo popolo e ne condivide pienamente attese e speranze.
Credo che tutti noi siamo sempre tentati, o convinti, di pensare che siamo noi che cerchiamo Dio se ci va bene e lo vogliamo … mentre Gesù, con le sue scelte decise e sicure, mostra che è lui, è Dio, che cerca noi quasi avesse fame del nostro amore e della nostra amicizia … perché ci ama perdutamente!
• Giovanni, che Lo riconosce nel suo cuore come Colui che deve venire a salvare il popolo, vorrebbe rifiutarsi di battezzarlo, sentendosi piuttosto bisognoso lui di farsi battezzare da Gesù: “Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia»”.
Ecco che Gesù ci rivela il senso del suo Battesimo: adempiere ogni giustizia.
Due termini che vanno capiti seguendo tutto il contesto evangelico e biblico: «giustizia» indica la volontà di Dio: quindi Gesù ci dice che il significato del suo farsi battezzare è donare tutta la sua vita di Dio fatto uomo alla Volontà di Dio Padre: salvare l’umanità con questa obbedienza totale del Figlio che si fa uomo per assumere i peccati dell’umanità e pagare per loro.
Infatti la volontà di Dio non è semplicemente da intendersi come una serie di comandamenti o direttive da osservare, ma come un progetto che prende e coinvolge totalmente e che esprime radicalmente l’amore infinito di Dio che salva.
Ecco dunque il secondo termine “adempiere”: il testo di Matteo usa questo verbo nel senso pieno e assunto da Gesù in prima persona con dedizione assoluta per esprimere che “completerà e porterà a compimento definitivo” la Volontà del Padre.
Il grande teologo Karl Barth commenta: 'Dai tutto te stesso al Signore, cambia il tuo modo di pensare e di vivere, conosci la volontà di Dio!' … e afferma che ogni discorso intorno a Dio deve ricondursi alla concretezza della nostra vita di tutti i giorni.
Infatti Gesù si è fatto servo per noi: non si è tirato indietro, anzi è andato avanti fino in fondo, fino alla croce.
• Con la reazione di Giovanni, “Allora egli lo lasciò fare”, Matteo sembra farci capire che lo scandalo di Giovanni, di fatto, evidenziava che Gesù, con il suo battesimo insieme ai peccatori e a tutta la folla, stava, per così dire, vincendo una “tentazione” sulla sua missione di Messia: il suo modo di essere messia non era per nulla quello che tutti i suoi contemporanei pensavano o sognavano: un conquistatore forte e potente che avrebbe dominato tutte le genti per asservirle a Israele.
Non un Messia di grandezza e potenza … ma un servo di tutti, mite e umile.
• “Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui.”
Queste parole del vangelo ci aprono il cuore ad una riflessione davvero consolante.
Nella sacra Scrittura l’immagine della colomba richiama due testi molto significativi:
Quindi Gesù è il nido dello Spirito, è la dimora dello Spirito, lì risiede la pienezza dell'amore di Dio.
E questo illumina il profondo e consolante significato della voce dal cielo che lo chiama «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
• L’ultimo spunto di riflessione che dobbiamo necessariamente fare ci porta a comparare il Battesimo che ogni cristiano riceve e il battesimo di Gesù.
Quando ci battezziamo, moriamo al peccato e rinasciamo alla vita come Figli di Dio.
In questo senso possiamo dire che prima di tutto il battesimo è un simbolo di morte.
Ma possiamo mai dire che anche il battesimo di Gesù era un simbolo di morte?
Lui non ha certo peccati da dover farsi perdonare: non deve morire a nulla … Lui è la Luce! È la Vita!
Eppure qui si nasconde una riflessione davvero consolante e che ci provoca, volendo davvero comprendere il Battesimo di Gesù e, se cristiani, il nostro Battesimo.
Scrive con molta saggezza e profondità un commentatore:
“Anche per Gesù il battesimo è un simbolo di morte, ma non al passato, poiché lui non ha un passato ingiusto da dover cancellare, ma morte nel senso di accettazione di morte al futuro per essere fedele alla volontà del Padre e manifestare il suo volto d'amore.
Gesù parlerà di questo battesimo proprio come simbolo di morte. Nel vangelo di Marco dirà: “Potete ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?”
Quindi il battesimo è un simbolo di morte.
Se per il popolo è un simbolo di morte al passato, per Gesù lo è al futuro.”
Come destino di amore, cioè di donazione totale e radicalmente gratuita: ecco un programma rivoluzionario di vita anche per noi tutti!
don gigi di libero sdb
gigidilibero@gmail.com