Solennità diTUTTI I SANTI
Credo che, arrabbiati e stressati come, più o meno, tutti noi ci sentiamo ogni giorno dopo la lettura dei giornali e la visione dei telegiornali, risulta davvero provocatorio se non urtante sentirci proclamare nelle nostre Chiesa, oggi solennità di tutti i santi, le beatitudini del Signore:
«Beati i poveri in spirito … Beati quelli che sono nel pianto … Beati i miti … Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia … Beati i misericordiosi … Beati i puri di cuore … Beati gli operatori di pace … Beati i perseguitati per la giustizia … Beati voi …».
C’è poco da essere beati … siamo stressati, impauriti, arrabbiati, sconcertati da quello che viviamo e soprattutto vediamo intorno a noi!
È pur vero che nelle parole di Cristo obiettivamente la “beatitudine” è legata a situazioni direi quasi incredibili: «poveri in spirito … quelli che sono nel pianto … i miti … quelli che hanno fame e sete della giustizia … i misericordiosi … i puri di cuore … gli operatori di pace … i perseguitati per la giustizia … voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia …».
C’è proprio da cambiare radicalmente tutto: questa sì che è una rivoluzione!!
Per farci entrare decisamente e responsabilmente in questa rivoluzione, la Chiesa ci propone ogni anno un giorno di festa per ricordare e pregare tutti i santi che, dopo vite spesso intrise di fatiche, dolori, sofferenze e perfino morti e torture infamanti, sono in paradiso nella gloria del Padre: non solo quelli che lei riconosce come santi da altare, ma tutti coloro che sono santi perché totalmente fusi nel Dio Amore e quindi veramente Beati!
Dunque una festa che si trasforma in un invito e in una chiamata a comprometterci con la rivoluzione dell’amore, facendo ogni giorno nella nostra vita ordinaria la Volontà di Dio compiendo con gioia e dedizione tutti i nostri doveri.
Perché prima di tutto dobbiamo essere ben convinti che “non ci facciamo santi”con il nostro sforzo e i nostri mille impegni che progettiamo e realizziamo sia pure con zelo e fatica(come fosse una nostra impresa, un dovere in cui ci troviamo inscatolati), ma “siamo santi” (ogni giorno più intensamente e convintamente) proprio nel fare, scoprire, intuire, accettare, realizzare, con amore quotidiano la volontà di Dio che si incarna nella nostra vita, infondendo in noi il suo amore ardente e infinito.
Santa Teresa d'Avila diceva: “La santità non consiste nel fare cose ogni giorno più difficili, ma nel farle ogni volta con più amore”.
Si tratta di essere veri santi del quotidiano.
E per esserlo ci mettiamo costantemente alla scuola dei santi che la Chiesa oggi festeggia per avere dei modelli non da imitare quanto da ri-incarnare nelle nostre situazioni e con la nostra creatività e libertà, illuminate e potenziate dalla Grazia di Dio.
È davvero il trionfo dell’essere sull’avere (qualunque possibile e lusinghiero avere)!
Benedetto XVI in una sua bellissima catechesi sulla santità si esprimeva così:
“In ogni epoca della storia della Chiesa, ad ogni latitudine della geografia del mondo, i Santi appartengono a tutte le età e ad ogni stato di vita, sono volti concreti di ogni popolo, lingua e nazione.
E sono tipi molto diversi.
In realtà devo dire che anche per la mia fede personale molti santi, non tutti, sono vere stelle nel firmamento della storia.
E vorrei aggiungere che per me non solo alcuni grandi santi che amo e che conosco bene sono 'indicatori di strada', ma proprio anche i santi semplici, cioè le persone buone che vedo nella mia vita, che non saranno mai canonizzate.
Sono persone normali, per così dire, senza eroismo visibile, ma nella loro bontà di ogni giorno vedo la verità della fede.
Questa bontà, che hanno maturato nella fede della Chiesa, è per me la più sicura apologia del cristianesimo e il segno di dove sia la verità.
Nella comunione dei Santi, canonizzati e non canonizzati, che la Chiesa vive grazie a Cristo in tutti i suoi membri, noi godiamo della loro presenza e della loro compagnia e coltiviamo la ferma speranza di poter imitare il loro cammino e condividere un giorno la stessa vita beata, la vita eterna.
Cari amici, come è grande e bella, e anche semplice, la vocazione cristiana vista in questa luce!
Tutti siamo chiamati alla santità: è la misura stessa della vita cristiana.” (udienza generale, 13.04.2011)
COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI
Pregare per chi? E perché?
I nostri cari defunti, Dio li ha già giudicati dando loro una eternità che coroni con verità e misericordia la vita che hanno vissuto con le scelte libere di ogni giorno nella banale quotidianità.
Il bilancio è già fatto … e per l’eternità!
Eppure la Chiesa, vera madre e maestra per noi credenti, è sempre fedele nel ricordare i defunti: nella preghiera e, soprattutto come una presenza dolce e assai cara di cui sentiamo il bisogno e apprezziamo il mistero e l’infinita grandezza.
Non per niente nella professione di fede, che ripetiamo in ogni messa domenicale, noi affermiamo: “Credo nella santa Chiesa cattolica, nella comunione dei Santi …”.E il catechismo della Chiesa cattolica ci aiuta a capire scrivendo: “Noi crediamo alla comunione di tutti i fedeli di Cristo, di coloro che sono pellegrini su questa terra, dei defunti che compiono la loro purificazione e dei beati del cielo; tutti insieme formano una sola Chiesa; noi crediamo che in questa comunione l'amore misericordioso di Dio e dei suoi santi ascolta costantemente le nostre preghiere” (n. 962)
Per “comunione dei santi”la Chiesa intende, pertanto, l’insieme e la vita d’assieme di tutti i credenti in Cristo: nasce l’interscambio di aiuto reciproco, l’unità della fede, la realizzazione dell’amore, tra i credenti in cammino e che operano ancora sulla terra e i credenti viventi nell’altra vita, sia nel Purgatorio che nel Paradiso.
Ecco la grande e gioiosa convinzione: è importante sentirsi accompagnati da loro … e da loro sentirsi attesi per rimanere insieme per l’eternità …
Tendere a ritrovarli e a riconoscerli in modo diverso ci riempie e ci fa vivere nella profondità del nostro cuore la virtù della speranza che non delude:
“La speranza poi non porta alla delusione,
perché Dio ha messo il suo amore nei nostri cuori
per mezzo dello Spirito Santo che ci ha dato.” (San Paolo ai Romani 5,5)
Mi sembra significativo concludere questa riflessione con un articoletto di un noto giornalista di cui riporto queste righe che davvero riempiono di gioiosa speranza e, lasciatemelo dire, di meraviglia grande e misteriosa:
«Sono stato a Saluzzo ultimamente e mi hanno dato come guida il diacono Giorgio Sabena, amante della città e della sua storia.
Mi ha fatto vedere la Castiglia, San Giovanni, la cattedrale e alla domanda che vi fosse da raccontare mi ha portato alla casa madre della Comunità Cenacolo, che conoscevo da internet e mi ha detto di sua moglie Paola, che prima di lasciarlo - colpita da tumore all'intestino e altrove - gli aveva fatto quella promessa:
«Quando non ci sarò più ci sarò ancora di più.
Vi saluto tutti, vi voglio bene, vogliatevi sempre bene»
Paola e Giorgio erano attivi nelle Equipes Notre Dame e in diocesi, specie nella pastorale dei fidanzati e delle famiglie.
Giorgio mi ha donato un libretto in cui sono raccolti alcuni testi di Paola e su Paola e soprattutto mi ha commentato quelle parole a lui dirette, che custodisce come il lascito più prezioso:
'Da allora io sento costantemente la sua presenza.
L'avverto soprattutto nei momenti importanti, quando ho bisogno di conforto, o quando devo prendere una decisione.
La sento quando sono da solo ma anche in rapporto ai nostri tre figli, come se fossimo ancora in due a parlare con loro; e quando mi devo occupare delle attività di catechesi e di carità che prima facevamo insieme.
Davvero Paola ora è con me più di prima, in un modo diverso, ma più efficace”».
(Luigi Accattoli,Dopo ci sarò di più,in Vino Nuovo del 29 settembre 2011)
don gigi di libero sdb
gigidilibero@gmail.com