La solitudine del sabato santo: il Signore nella tomba.
Silenzio e deserto fuori e dentro di noi.
Anche quest’anno ho rivissuto queste ore, terribili e meravigliose insieme, di fronte alla tomba di Cristo: in questa amarissima solitudine perché Lui è stato ucciso… è morto…
Lui è solo, abbandonato da me e da tutti, senza vita.
Questa esperienza interiore mi fa sentire unito, proprio in queste terribili ore, a tanti giovani, incontrati e non ancora incontrati, che sono o si sentono soli.
Il mio cuore mi dice che molti di loro, oggi, hanno trasformato la solitudine in una condizione “normale” e frustrante della loro condizione di vita.
Forse qualcuno di loro perfino la desidera… nella speranza di una superba realizzazione di sé e dei propri sogni.
È l’ebrezza della solitudine che promette gloria e dominio su tutto e che poi, non mantenendo nessuna delle sue illusioni, svuota la mente e il cuore e si trasforma in disperazione e noia.
Personalmente sono convinto che in questa falsa ebrezza si condensino due principi, falsati, che si inculcano spesso e volentieri nella mente dei giovani con una certa educazione, le mode, le ideologie e gli stili e modelli di vita trasmessi nella cultura di massa:
-
Devi arrangiarti da solo! Devi fare tutto da solo.
Non farti mai aiutare da nessuno e sarai un uomo forte.
Devi riuscire a conquistare tutto con le tue energie.
Non ti fidare di nessuno.
- Sono libero, quando faccio quello che voglio.
Sono libero, quando faccio di testa mia.
Nessuno mi deve condizionare.
Non devo dipendere da nessuno.
Ma i sentimenti e i pensieri del sabato santo, per me che sono credente, e prego ogni giorno di esserlo davvero e sempre di più nel cuore e nella mente, si trasformano in pensieri e sentimenti di vita nuova e gioiosa, per il dono della risurrezione del Signore Gesù.
Sì, perché Lui mi ha insegnato che il seme che si getta nella terra non marcisce ma si trasforma e dona la vita, la vita abbondante di una rigogliosa spiga, ricca di semi nuovi e capaci di rigenerarsi di nuovo.
È questo il mistero e la gioia della Pasqua: INCONTRARE UN COMPAGNO DI VIAGGIO che dona vita, trasformandoti in un coraggioso compagno di viaggio per tanti altri che incontrerai nella vita, capace di donare anche a loro l’ebrezza di vivere condividendo la vita stessa con le sue gioie e le sue lotte.
Vorrei dire, con tutto il mio cuore, ai giovani che mi leggessero e che stessero vivendo la dolorosa esperienza della solitudine: amico mio abbi il coraggio di fare Pasqua.
Lasciati conquistare dal Signore Risorto che rompe e sconvolge i due principi educativi che abbiamo evidenziato sopra, e ti dice:
- Abbi il coraggio di mettere tutte le tue energie, non nel fare tutto da solo, ma nell’ascoltare le mie parole che trasformano il cuore e lo aprono alla condivisione: «Noi sentivamo come un fuoco nel cuore, quando egli lungo la via ci parlava e ci spiegava la Bibbia!» (LUCA 24,32).
E troverai il coraggio di confidarti con un amico che sappia capirti, illuminarti e accompagnarti nel non facile cammino della vita!
- Amico mio diventa nuovo nel tuo desiderio di realizzazione e di libertà e apprendi dalla mia vita che «Se qualcuno vuol venire con me, smetta di pensare a se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (MARCO 8, 34).
Lì troverai la vera libertà! La libertà di chi la dona e la perde per amore.
Questa sarà davvero una bella Pasqua per me, povero prete che dona la sua vita ai giovani, e per tanti giovani che sono alla ricerca di felicità e di senso alla loro vita.
Auguri
Don Gigi Di Libero