La pagina del Vangelo che viene proclamata nelle assemblee domenicali di oggi, ci parla di una realtà che tocca tutti da vicino: il perdonare le offese.
Una situazione di vita che tutti gli uomini, credenti o no, sentono vivissima nella loro vita ed esperienza.
Una realtà che si vive, a volte con drammatica sofferenza, sulla nostra pelle e nelle nostre relazioni, anche le più intime e care… quelle che ci bruciano di più e ci fanno soffrire sino allo strazio.
Forse per questo, cioè per il fatto di sentirmi totalmente coinvolto, leggendo questa pagina del vangelo non mi sono sentito di parlare soltanto ai credenti, ai buoni cristiani che vanno a messa tutte le domeniche, ma vorrei parlare a cuore aperto e a tu per tu con ogni essere umano che incontro lungo la strada della mia vita per condividere con lui un sogno grandissimo e forse talmente grande che noi stessi, resi pessimisti dalla nostra esperienza quotidiana, quasi quasi sentiamo ormai impossibile da realizzare.
In questo senso mi ha colpito vivamente la preghiera con cui si inizia l’assemblea domenicale.
O Dio di giustizia e di amore, che perdoni a noi se perdoniamo ai nostri fratelli,
crea in noi un cuore nuovo a immagine del tuo Figlio,
un cuore sempre più grande di ogni offesa,
per ricordare al mondo come tu ci ami.
Davvero il vero problema che implode in ogni nostra esistenza non è il fatto di dover, a volte per forza o per convenienza o semplicemente per etichetta esteriore, perdonare chi ci offende: è il nostro cuore che è indomabile, difficile da cambiare e da trasformare e rinnovare.
Nella stessa parabola raccontata da Gesù per convincerci che bisogna perdonare sempre e senza eccezione, si afferma con lucidità e senso di vera novità, oserei dire rivoluzionaria, pur nella sua semplicità e apparente ovvietà: «32 Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato.
33 Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”.
34 Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
35 Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello». (Matteo 18,21-35).
Il grande, personalmente oso dire “santo”, papa Paolo VI si esprime così in una sua bellissima preghiera:
Vieni, o Spirito Santo, e donami un cuore grande,
aperto alla tua parola ispiratrice, e chiuso a ogni meschina ambizione.
Donami un cuore grande e forte capace di amare tutti,
deciso a sostenere per loro ogni prova,
noia e stanchezza, ogni delusione e offesa.
Donami un cuore grande, forte e costante fino al sacrificio,
felice solo di palpitare con il cuore di Cristo,
e di compiere umilmente, fedelmente
e coraggiosamente la volontà di Dio. Amen
Sì, il vero e sconvolgente problema di ogni nostra vita è la trasformazione del nostro cuore di pietra in un cuore nuovo di carne e di misericordia.
Troppo facilmente ci facciamo travolgere da una cultura disumana e disumanizzante:
§ cultura dell’apparenza, non dell’essere; del formalismo, non del cuore; dell’avere e dell’utilitarismo, non della condivisione e del dono;
§ cultura dell’ipocrisia perbenistica:
§ cultura dell’incoerenza: è proclamazione, non esperienza dei valori.
§ cultura della ricerca di sé: induce a porre il proprio “io” al centro dell’attenzione ... approda alla prevaricazione, non conosce premura né tenerezza... fa tacere la capacità di relazione e di servizio …
Nella Bibbia, invece, è tracciato una cammino nuovo e completamente diverso per ogni vita che voglia essere pienamente umana, secondo il disegno del Creatore che ci ha creato “a sua immagine e somiglianza”: il cammino del “ritorno: subà”: RE-INCONTRARSI … che non è un movimento a senso unico: ciascuno deve ritornare, fare delle concessioni, o almeno voltarsi per vedere il ritorno dell’altro.
La “subà: ritorno” si vive secondo la dinamica relazionale, in una conversione reciproca.
Di questo cammino che ci fa diventare sempre più profondamente umani e divini insieme sono delineate tre tappe di sviluppo:
– Perdonare è andare oltre l’offesa, aprire il cuore ad un nuovo incontro.
– Perdonare è ascoltare l’implorazione dell’altro, spesso non espressa, ma emergente dal cuore del peccato, e ritornare alla relazione interrotta, per far gustare il calore della tenerezza che non abbandona.
– Il perdono previene il ritorno: suscita nostalgie, implora accoglienza, offre disponibilità.
Auguro a me e a tutti di arrivare alla fine della propria vita più capaci di mostrare un cuore nuovo,un cuore sempre più grande di ogni offesa, per ricordare al mondo come Tu ci ami”.
don gigi di libero sdb
gigidilibero@gmail.com