L'Avvento (2) - di Mons. G.B. Chiaradia


07/12/2008
Avvento: ne parliamo ancora per prepararci a vivere il Natale nella sua verità, non solo nella tradizione popolare, che va sempre conservata ed anche vissuta; è infatti frutto della cultura popolare e della sua inventiva e dona sempre un tocco di briosità che ci toglie dal presente pesante e noioso.
Non dobbiamo però dimenticare nel Natale la verità, come ci viene descritta da Luca nel suo Vangelo: «Ora, mentre Maria e Giuseppe si trovavano in quel luogo, (Betlemme) si compirono per Lei i giorni del parto e diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose nella mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo».
Da questo racconto è nato il presepio: pare che il primo sia stato quello di San Francesco, nel tempo arricchito di elementi fantastici, cortei sontuosi culminanti nell’adorazione del Bimbo Gesù da parte dei pastori e dei re Magi.
Innumerevoli sono le figurazioni artistiche del Natale dovute ai pittori primitivi e ai più celebri del Rinascimento e moderni.
L’arte è una creazione soggettiva che avvalora il soggetto che rappresenta e diventa pure una manifestazione spirituale, ma quasi sempre non esprime la realtà dell’evento che viene rappresentato.
Per il presepe l’arte ha dimenticato, per quanto ne sappia, il volto di Maria nell’ultimo istante, quando si rende conto che sta per nascere il suo bambino e le viene detto che non può essere ospitata nell’albergo!
Quel momento lo capisce solo la donna che sa che cosa è quell’attimo.
L’arte ti pone solo il Bambino Gesù sulla paglia.
Bisogna sentire nell’anima che cosa può aver provato Giuseppe in quell’ora.
I pastori, dice Luca, sono stati avvolti di Luce e furono presi da grande spavento!
Dopo si riprendono e vanno a vedere e trovano il Bambino che giaceva nella mangiatoia.
Tra meraviglia e orrore la nascita di Gesù ti diventa un interrogativo che non finisce mai.
L’anima scopre quelle dimensioni che sono state sepolte da tempo nella ridda di un presente che incombe furioso e non ti lascia pensare.
Nasce in quel momento, davanti al presepe, la memoria di quelle dimensioni che sono la base della civiltà; la compassione, o meglio la comprensione per le disgrazie altrui, la misericordia, la benevolenza, la fedeltà contro l’imcombente egoismo, contro l’indifferenza, l’indolenza, il cinismo.
E taci confuso, hai avvertito l’Avvento: il vento che ti ha travolto e salvato.
 
Mons. Giavanni Battista Chiaradia