Maria, madre di Dio - di Mons. Giovanni Battista Chiaradia

La figura di Maria come modello per le donne di oggi: possibile?

16/02/2008
I calendari di mezzo mondo sul primo giorno dell’anno hanno questa scritta: Capodanno, Maria Madre di Dio.
 
Il credente pensa, riflette, prega.
L’agnostico è indifferente, il superficiale non legge, il bruto ironizza, gli sfugge una bestemmia…
Ma esiste proprio il bruto? Pare di si, addirittura nelle scuole, nelle università, negli stadi, nelle piazze!
Poi c’è il libero pensatore, colui che rivendica il proprio pensiero in materia religiosa, contro ogni dogmatica confessione, che però rispetta.
Si interroga, perché è abituato ad interrogarsi su ogni pensiero dell’altro, per osservarne la dinamica, per vederne comunque il messaggio se per caso gli tocca la mente o lo colpisce nell’anima.
Magari la sera dell’ultimo giorno dell’anno è andato a teatro per la prima del Faust di W. Goethe e l’ha colpito quel «eterno femminino».
La femminilità assurta come essenza a carattere perenne.
 
 
Francesco De Sanctis, grende figura di letterato, maestro di vita morale e di critica letteraria, definisce il «femminino»: «Idea fatta donna, fatta Beatrice». Questo è l’eterno femminino di Goethe.
 
Giovanni Faldella, politico e scrittore, uno dei maggiori narratori del secondo ottocento, invece, è colpito dalla donna nel suo modo di incedere, di vestire, di guardare. «Quella bella signora, che si è intravveduta passare per la dolcezza delle spalle o per lo svolto maestoso del mantello», richiama nel cervello l’eterno femmi nino, la bellezza femminile, la Musa più ispiratrice, l’ideale più alto e creatore, l’ideale della sposa, della mamma.
 
Luigi Pulci, poeta fiorentino del ‘400, amico di Lorenzo il Magnifico, non è di questo avviso: «O sesso femminino, o sesso insano, mobile e frale, più lieve che vento».
 
«Così anche Giovanni Papini con un tocco di ironia». …Eterno femminino ci porta verso l’alto? Sarà, non ho voglia di bisticciarmi con Wolfgang Goethe: «…ma l’eterno femminino non mi ha portato né verso l’alto, né verso il basso, né su, ne giù, mai!»
 
Lasciamo che poeti, scrittori, conoscitori dei tempi discutano tra loro per trovare un’immagine della donna che punti in alto.
Il Vangelo ci presenta un’immagine della femminilità che è stupenda.
Basta leggerlo e rileggerlo con attenzione: l’annuncio della maternità di Maria, il colloquio con la cugina Elisabetta, l’esplosione regale del Magnificat, la signorilità nello squallore del presepe, il dolce e deciso rimprovero a Gesù scappato nel Tempio per interrogare i dottori del sacro.
Meraviglioso è il suo andare sicuro dietro Gesù, ormai trentenne, impegnato a dire, salvare, insegnare, fino alla sofferenza del calvario, dove resta fino all’ultimo respiro del Figlio, imperterrita di fronte all’ira degli aguzzini, ferma, immobile ai piedi della Croce, sicura che il Figlio vivrà sempre nella storia.
 
Questi sono i momenti che passano nella mente leggendo quel nome sul calendario.
Da quello sguardo attento sulla figura di Maria nasce il pensiero della donna del nostro tempo, ammirevole per decoro, misura, correttezza, sobrietà, pronta anche al sacrificio.
Un discorso tira l’altro e ciò che mi succede.
Il tema della donna nei nostri giorni è si positivo in gran parte, penso, ma c’è anche tanto negativo.
Nella mente mi si presenta il celebre romanzo: «Gli indifferenti» scritto da Moravia quando aveva vent’anni, nel 1927.
Lì è dipinto il tema della cultura europea in cui è proposto il mito ossessivo di Freud e Marx: il sesso, il denaro, il gioco proibito dove, cito il testo: «… non c’è passione, non c’è affetto, nulla se non la libidine e la falsità più amara, più ripugnante».
Michele, un protagonista del romanzo, si presenta così: «…la sua solitudine, le conversazioni con Lisa gli avevano messo in corpo un gran bisogno di compagnia e di amore, una speranza estrema di trovare tra tutta la gente del mondo una donna da poter amare sinceramente, senza ironie e senza rassegnazione. “Una donna vera” pensò; “una donna pura, né falsa né stupida, né corrotta…trovarla….questo sì che rimetterebbe a posto ogni cosa”.
Per ora non la trovava, non sapeva neppure dove cercarla, ma ne aveva in mente l’immagine, tra l’ideale e materiale che si confondeva con le altre figure di quel fantastico mondo istintivo e sincero dove egli avrebbe voluto vivere…»
 
Avesse letto il Vangelo, avrebbe trovato quella immagine di donna in cui “avrebbe voluto vivere”.
 
Giovanni Battista Chiaradia