Il mese di Luglio è pieno di santi: san Tommaso e san Giacomo apostoli, i santi Apollinare e Pietro Crisologo, vescovi di Ravenna e patroni dell’Emilia; i santi fondatori di ordini religiosi come san Benedetto dei benedettini, sant’Antonio Maria Zaccaria dei barnabiti, san Camillo de Lellis dei camilliani ospedalieri, san Bonaventura che trasformò in Ordine religioso la santa e avventurosa itineranza francescana; accanto agli uomini le sante donne: italiane come santa Maria Goretti, svedesi come santa Brigida, portoghesi come santa Elizabetta, cinesi come Anna Wang, per non dimenticare sante e santi ebrei come Maria Maddalena, Marta e tanto meno san Gioacchino e Anna genitori di Maria di Nazareth e l’arabo cristiano san Charbel Makluf. È bello ricordare per nome quanti nella loro vita furono graditi a Dio, la cui memoria è benedetta e invocata dagli uomini, per il loro contributo di testimonianza a Cristo, per la santificazione della Chiesa e la liberazione degli uomini del loro tempo dal peccato e dalla morte. Perché non ricordare in ogni nazione questa storia della santità umana?, perché non ricordare insieme a questa storia, la storia dell’agricoltura o della medicina, i nomi dei loro inventori veri benefattori dell’umanità, senza più ridurre la storia a storia economica sociale e politica e ai loro autori, così carica di guerre, disastri, menzogne, fino ad oggi, storia di rivoluzioni - il 14 luglio - o di sostituzioni di regime a regime, sovrano a sovrano, prima osannato poi esecrato, faticoso andirivieni verso una libertà promessa e non ancora raggiunta?
Il vangelo della domenica XVI, e cioè del 22 Luglio, che rende da un lato impossibile di celebrare liturgicamente la festa di santa Maria Maddalena, ci offre la possibilità di celebrare la santità della donne, la santità al femminile, in un suo momento originario.
Luca racconta che Gesù entrò un giorno in un paese nella casa di Marta e Maria, fu accolto con diversa attenzione e cura dalle due sorelle, differenza su cui il Signore, interpellato da Marta, si pronunciò. Dico subito che l’identificazione delle due sorelle è un rebus per gli esegeti; certo Maria non è Maria di Magdala da cui Gesù aveva scacciato sette demoni, prima testimone della resurrezione; il vangelo non dice che questa avesse una sorella di nome Marta. Luca non dice il nome del paesino in cui stava la casa delle due sorelle, in cui Gesù entrò. Ma Giovanni dice che Maria e Marta erano sorelle di Lazzaro di Betania. E dice anche - narrando nei dettagli la resurrezione di Lazzaro e gli splendidi colloqui di Gesù con Marta che le va incontro subito e Maria che resta in casa - un particolare splendido e cioè che Gesù amava Marta e Maria, e che spiega perché Gesù in viaggio, ospite inaspettato, sosta presso di loro. Romanzieri e cineasti - che dell’amore conoscono un solo modulo e per di più quello platealmente maschilista e volgare che offende la dignità di una donna, diverso dall’amore con cui persino una prostituta e un’adultera si accostano a Cristo e che il Cristo ricambia - non sanno capire la profondità e novità di questo amore di Gesù. Gesù le ama, e sa di essere amato da loro. Con Marta e Maria non c’è da riscattare nessuna donna, come la prostituta o l’adultera; Gesù vive il suo amore con loro e per loro che lo ricambiano, un’amicizia speciale, carica d’affetto, e di un amore preferenziale per Gesù stesso nella sua umanità di figlio di Dio nel contesto di un rapporto libero, ma libero anche e sopratutto da ogni peccato. Santità di un unico amore che porta a credere e seguire liberamente e affettuosamente il Signore, uomo-Dio, Gesù Cristo. L’icona di questo amore umano-divino è Maria seduta ai piedi del Signore, concentrata sul Signore, la sua persona e la sua parola, in un rapporto carico di affetto e di gaudio, il rapporto della contemplazione del Cristo. Davanti a lei non c’è che la persona del Signore, il suo volto e la sua parola. Il resto che l’attornia scompare.
E Marta? Marta si dà da fare, anch’essa per accogliere degnamente il Signore. E si lamenta con il Signore che la sorella la lasci sola a servire. Gelosia? Emarginazione dal rapporto con Gesù? Indifferenza di Maria a quanto essa fa e lamento per il mancato aiuto? Liberiamo il Vangelo da commenti psicologici del tutto impertinenti al testo che ci parla della santità della donna, un tema che non rientra nel suo lato positivo nel soggetto, metodo, strumenti di analisi della psicologia. Cominciamo invece con il prestare attenzione alla domanda di Marta che coinvolge il Signore nel comportamento di Maria: “anche a te non sta a cuore, non interessa nulla quello che faccio per servirti, quanto a mia sorella?” E prestiamo attenzione alla risposta che il Signore: “in quel che fai c’è una preoccupazione penosa e un turbamento eccessivo per le cose inerenti al servirmi. Una sola cosa è necessaria. Maria l’ha scelta e cioè ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta, l’amore per la mia persona umano-divina”. Con questa parola il Signore richiama Marta alla priorità del rapporto affettuoso e credente alla persona del Signore. Con ciò non sta escludendo l’occuparsi delle cose per servire il Signore. Sta escludendo la priorità delle cose nel rapporto amoroso con il Signore, sta affermando il primato del rapporto personale con Gesù rispetto all’occuparsi e preoccuparsi di avere cose da offrire al Signore. Cerco te, dice il Signore a Marta, non le tue cose. Simone Weil aveva perfettamente capito questo, quando scrive, che all’amore per le cose e per gli uomini si arriva, ma da lì non si parte; per amare cose e uomini bisogna essere liberi da ogni turbamento e preoccupazione di cose, e cominciare invece dall’amare la persona del Signore. Solo se si ama personalmente il Signore, si riesce poi a non trascurare ma ad amare veramente le cose e gli uomini, ad assumerle nel contesto e nella condivisione dell’amore che Dio ha per le cose e gli uomini. Liberi come gli uccelli del cielo, come i gigli del campo, che vivono dell’amore del Padre per loro, che non fa loro mancare nulla a chi lo ama. Chi è amato da Dio e ama Dio, ama le cose e gli uomini. Ama. Santità di Maria. Santità della donna.
Giuseppe Pirola s.j.