La liturgia di questa terza domenica di Avvento, celebrata dai credenti nell’Eucarestia, viene annunciata con una definizione bella e insieme provocante: DOMENICA LAETARE.
L’espressione storicamente deriva dalla prima parola dell’antifona con cui iniziava la Messa : Laetare Jerusalem, che significa: Rallégrati, Gerusalemme.
Ho detto provocatoria perché, oggi più che mai, la reazione di quasi tutti noi, che viviamo in questi tempi turbolenti di crisi e di guerre di ogni tipo e violenza, potrebbe essere la seguente che ho letto recentemente in un articolo: «Come si fa oggi ad essere lieti, con tutte le sofferenze e insicurezze che ci turbano, con le brutte notizie che leggiamo sui giornali e vediamo alla televisione?
Con tutti i crimini, con tutta la povertà, la mancanza di lavoro, la violenza che ci sono attorno a noi?
Come si possono ignorare tante situazioni di dolore e di oppressione?».
Siamo invitati però, da questa tradizione che si ripete, ad una riflessione profonda e davvero incarnata nel nostro Dio che si fa uomo come noi per farci uscire da ogni tristezza, non per una strada subdola e senza futuro di dolci e melanconici sentimenti e di una gioia esteriore e fasulla, che potrebbe comunque ipnotizzare almeno per un tempo, ma con la certezza di fatti storici e che si ripetono in ogni nostra vita e in tutta la storia dell’umanità: la nostra gioia ed essere allegri come stile di vita che naturalmente diventa contagiosa è fondata su di un incontro che ci conquista e ci cambia la vita.
L’incontro con Gesù, che si incarna come Dio-Uomo, e dona la sua vita per salvare tutto di noi per amore infinito che solo Dio garantisce.
È difficile pensare di trovare la vera gioia in un Altro.
È difficile capire che Gesù sazia tutte le nostre attese e speranze.
Lui, vera luce del mondo, di cui noi siamo umili testimoni.
Spetta a tutti i credenti, consacrati e laici, far riscoprire il gusto della gioia cristiana.
Diventando dei ponti e non dei diaframmi nei confronti di coloro che vogliono vivere da credenti.
Per essere voce di uno che è Parola e per essere gioiosi testimoni del Vangelo.
Ci ha detto con la forza e la convinzione della sua parola forte e credibile il grande e indimenticabile card. G. B. Montini poi Paolo VI: «Fratelli siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, ed in ogni cosa rendete grazie» … «Ed ora vi dirò una cosa che tutti già conosciamo, ma che non meditiamo abbastanza nella sua fondamentale importanza e nella sua inesausta fecondità ed è questa: essere Gesù Cristo è a noi necessario».
Non si dica consueto il tema: esso è sempre nuovo.
Non lo si dica già conosciuto, esso è inesauribile.
«Tutto abbiamo in Cristo - afferma sant'Ambrogio - Tutto è Cristo per noi.
Se vuoi curare le tue ferite, Egli è medico.
Se sei ardente di febbre, Egli è la fontana.
Se sei oppresso dall'iniquità, Egli è la giustizia.
Se hai bisogno di aiuto, Egli è vigore.
Se temi la morte, Egli è la vita.
Se desideri il cielo, Egli è la via.
Se sei nelle tenebre, Egli è la luce.
Se cerchi cibo, Egli è l'alimento”.
Sì, Cristo è tutto per noi.
Egli è dovere della nostra fede religiosa, bisogno della nostra umana coscienza.
A Lui è legato il nostro destino, da Lui la nostra salvezza'. (Quaresima 1955)
Dobbiamo finalmente e con coraggio chiederci con rigore e grande speranza:
Siamo persone e cristiani, preti e laici, gioiosi?
Comunichiamo gioia con la nostra presenza e la nostra vita?
Siamo solo credenti o siamo anche credibili?
«In un mondo che sembra aver perso la gioia perché ha preferito la scorciatoia del piacere o del potere, del divertimento e del benessere, facendo lo slalom tra le difficoltà o imboccando la tangenziale per girare in tondo senza mai andare al centro, io sono chiamato da Dio a rendere diritta la mia via perché quelli, la cui vita è intrecciata alla mia, possano incontrare Cristo tramite me.» (Citazioni da uno scritto di padre Ermes Ronchi)
Non possiamo non ricordarci tutti che il primo documento rivolta a tutta la Chiesa da papa Francesco è la «Evagelii Gaudium»: la gioia di essere testimoni della gioia sempre e sino al dono di tutto ciò che siamo e abbiamo!
don gigi di libero sdb
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