No, preghiera e sacramenti non sono gettoni! Troppo bello e troppo facile sarebbe il loro uso e consumo: – Prego, ricevo un sacramento e magicamente divento più buono, forse anche santo! – Non succede così!
Conosciamo l’uso dei gettoni: ne introduco uno nella fessura del ricevitore e vien fuori il caffè, un altro e arriva la brioche.
Se i sacramenti, ma anche la preghiera, funzionassero così, sarebbero irrispettosi verso la libertà personale, che è il grande dono che Dio fa ad ogni creatura ragionevole, creata a Sua immagine e somiglianza. I loro effetti spirituali, e che pertanto non sono visibili e tangibili, non sono automatici e tanto meno magici.
Quello che li rende efficaci sono, da una parte l’Onnipotenza di Dio e dall’altra la Fede della persona che li riceve.
I sette sacramenti sono definiti mezzi di grazia: Gesù li ha istituiti perché ha stabilito di venire in aiuto ai fedeli battezzati servendosi di queste sette ‘strade’ di salvezza.
Il Battesimo, primo dei sacramenti, è per così dire la porta attraverso la quale entrano in noi le tre virtù teologali, Fede-Speranza-Carità, che Dio infonde nelle nostre anime; esso ci abilita a ricevere gli altri sei: Cresima, Penitenza, Eucaristia, Ordine Sacro, Matrimonio, Unzione degli infermi.
Senza la Fede non è possibile piacere a Dio: Egli ha sui fedeli il suo piano d’amore; i fedeli a loro volta si sforzano di conoscerlo per poterlo realizzare con il suo aiuto. E Dio viene in aiuto specialmente attraverso i sette sacramenti.
Questa è la dottrina della chiesa cattolica.
Una ‘bellezza’ caratteristica dei sacramenti è quella di presentarsi come segni esterni tangibili della grazia, realtà spirituale intangibile che essi comunicano a chi li riceve. Esigono il ministro che produca tali segni materiali, che si vedono e si ascoltano: al gesto esterno si aggiungono le parole che egli pronuncia e che esprimono gli effetti da essi prodotti per il bene di chi li riceve.
Quando, per esempio, chi amministra il battesimo versa un po’ d’acqua sul capo del battezzando e pronuncia le parole “Io ti battezzo in nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”, realmente viene lavata (battezzare significa ‘immergere’,‘lavare’) e quindi liberata l’anima del battezzato dal peccato originale, che è proprio d’ogni essere umano dal momento del suo concepimento. Quando il sacerdote dice al penitente, che si è confessato con le dovute disposizioni: “Io ti assolvo dai tuoi peccati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”, realmente i peccati confessati vengono assolti e perdonati da Dio. Gesù aveva dato questa autorità ai suoi apostoli ed ai loro successori: “Ricevete lo Spirito Santo: a chi rimetterete i peccati saranno rimessi, e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi” (Giov 20,22-23).
I sacramenti non si possono paragonare in nessun modo con i giochi di prestigio: in essi e in particolare nei loro ‘segni’ nulla è illusorio e nulla è frutto di magia. Gesù non ha voluto che i suoi apostoli ed i loro legittimi successori diventassero dei prestigiatori o dei maghi che illudono gli spettatori con giochi e trucchi; li ha creati ministri di grazia e di salvezza, il cui autore è soltanto Lui, che vuole agire per mezzo dei suoi ministri.
Cordialmente don Adelio Cola