La Samaritana - di P. Giuseppe Pirola sj

Gesù vuole che apriamo gli occhi: o siamo ancora tutti Samaritani?

14/03/2009
Non c’è brano di vangelo che sia più adatto ai nostri tempi. Una donna che incontra Gesù per puro caso, andando ad attingere acqua ad un pozzo; che non crede nel Dio dei pii ebrei fedeli a Yahveh, venerato nel tempio di Gerusalemme, ma al Dio della sua religione che sta sul monte Garizim che fa parte della terra ove abita, la Samaria; che ha cambiato marito sette volte. Vi erano più che abbondanti ragioni per i pii ebrei di condannarla e stare lontani da lei. E difatti gli apostoli, al loro ritorno, vedendo Gesù e la donna rimarranno sorpresi di quelle strane aperture a una donna samaritana, la cui fede non era quella ebraica, ma una deviazione da essa.
Gesù la incontra da solo e resta solo con lei. La donna era venuta al pozzo a cercare acqua, gli apostoli erano andati a cercare cibo, Gesù stesso ha sete e chiede alla donna un po’ d’acqua da bere. Siamo nel pieno contesto della vita quotidiana, la loro e la nostra. Il dialogo comincia appunto dalla vita quotidiana: Gesù chiede alla donna un po’ d’acqua da bere. La donna ha una sua personale linea di condotta, fatta di aggressività e resistenze. Risponde alla richiesta di un po’ d’acqua di Gesù, partendo subito all’attacco, un attacco venato di sorpresa e insieme d’ironia: come mai tu che sei giudeo chiedi acqua a me che sono samaritana? In altre parole: sei un ebreo che viola la propria legge? E proseguirà nella sua resistenza a un dialogo franco e sincero con Gesù fino alla bugia più lampante: non ho marito. Ed è Gesù che, stravolgendo la sua bugia risponderà dicendo: è vero. L’attuale marito che hai non è tuo marito, secondo la legge mosaica.
Non credo sia difficile riconoscere casi moderni di donne plurisposate, donne appartenenti a religioni cristiane diverse, cattoliche, protestanti, ortodosse, o ad altre religioni come l’islamica e oltre; donne che credono, ma in base a loro scelte personali e che vivono la religione scelta, a modo loro, e sottolineano appartenenze e divisioni religiose, si tengono lontane da gente di altre religioni o entrano negli incontri casuali a entrare anche in conflitto per questo con altre persone.
Se questa situazione non è ancora accaduta a noi oggi, non solo alle donne ma anche ai maschi, è quanto accadrà in breve nel mondo attuale, plurirazziale, plurietnico, pluriculturale, plurireligioso, che ha abolito i confini statali e va creando una società in cui convivono gomito a gomito nello stesso territorio – e talvolta entrano in conflitto tra loro – abitanti di razza, nazione, cultura, religione diversa. Nel mondo attuale questa convivenza è difficile da entrambe le parti, dove di solito ciascuno, qualunque sia la parte che occupa e recita, inizia spesso da ciò che lo divide dagli altri; e diviene spesso facile preda dei molti maestri opinionisti, giornalisti cartacei, radiofonici, televisivi, o direttori di dibatti, in cui prevale la parzialità partitica anziché l’informazione. Proviamo a seguire Gesù, a sentire le sue parole, capire come dialoga e comunica con la donna samaritana, lasciando cioè fin dal primo approccio, la libertà intera di rispondere come vuole. Leggiamo cioè il vangelo come filtro dei nostri pensieri e giudizi abituali e di quelli giornalistici e partitici: è il primo passo verso la nostra conversione alla vita cristiana di oggi.
Il racconto che leggiamo infatti narra come Gesù, dialogando, senza miracolo alcuno, a partire da un incontro del tutto casuale, ha convertito la samaritana, portandola oltre la sua religione e quella giudaica alla nuova religione per tutti gli uomini, il Regno di Dio che Gesù annunciava e instaurava nella sua persona di Messia o Cristo, inviato per questo dal Padre.
Gesù non disprezza la donna né tanto meno la condanna, perché samaritana o altra dai giudei.   L’inizio del colloquio è gia al di là di ogni giudizio negativo. La samaritana è una samaritana e Gesù la prende così come è, per quel che è lei. Nessun ostacolo, neanche quello della legge mosaica, trattiene Gesù dall’entrare in libera comunicazione con lei, chiedendole un semplice favore. Dai anche a me un po’ dell’acqua che attingi? ho sete. La donna entra subito in conflitto a motivo della diversa religione, classificando Gesù come un ebreo della Giudea. Gesù risponde allargando l’orizzonte sul futuro: il conflitto religioso tra ebrei e samaritani è passeggero ed è destinato a finire: “non adorerete Dio né qui né a Gerusalemme, perché il Padre cerca adoratori in spirito e verità”. Il vero culto di Dio, Padre di tutti gli uomini è interiore, non legato a santuari miei o tuoi, ma legato allo Spirito del Padre e all’amore che il Padre ha per tutti gli uomini, un amore che non divide ma si estende a tutti gli uomini.
Come risolveremo i nostri problemi di oggi, se aderiamo alle nostre divisioni, storiche ma passate e finite, destinate a finire perché il mondo cambia, e le vecchie soluzioni non sono all’altezza dei nuovi problemi di convivenza sociale? Perché non aprire l’orizzonte del futuro che Dio ci ha promesso con il suo regno per tutti gli uomini, regno di carità per tutti e fra tutti? E se Gesù avesse un’altra acqua per la sete di unità e carità di tutti gli uomini? Se fosse il messia promesso agli ebrei al di là delle divisioni tra ebrei e samaritani? La domanda sorge da dentro la donna, e la apre alla speranza in un futuro altro e diverso dal presente di divisioni religiose; se la condividiamo siamo anche noi sulla via della conversione.
Quando Gesù scende alla domanda personale: va e chiama tuo marito, la donna mente; ma Gesù non la smentisce neppure, anzi le da ragione, secondo la legge; ma fa appello al suo cuore, alla sua intimità più profonda che la donna vorrebbe nascondere, e suscita la domanda della donna, di cui passo dopo passo ha conquistato la fiducia, la domanda prima che avrebbe posto fine alle divisioni religiose interne al mondo ebraico, e alla condanna, anziché al perdono dell’adultera: sei tu il Messia, venuto a salvare non a condannare nessuno, venuto a unire e non a dividere gli uomini? Gesù le rivela allora la sua identità messianica. La donna crede in Cristo. Anzi corre subito al suo villaggio a dare la buona notizia, l’evangelo del regno. E quelli credono, non solo per la testimonianza di una delle loro donne, e rivendicano la propria libera decisione di credere .
Gesù ha aperto la via alla sua comunità cristiana perché impari a guidarsi al suo seguito nel caos del traffico sociale o come gestire il rapporto sociale nella nuova comunità multirazziale, multietnico, multiculturale, multireligioso in cui viviamo. O siamo ancora samaritani? Non vedere solo il negativo, che pure c’è, né solo rischi e pericoli per sé o il proprio gruppo; non chiudersi nel passato, superato; aprire l’occhio sul futuro, un futuro di speranza per la religione del Padre di tutti gli uomini, una religione che lega gli uomini con il vincolo della carità universale, che non esclude il persistere delle differenze purché libere da conflittualità mutua. Questo è il messaggio di Cristo alla samaritana di ieri ma anche ai samaritani. E speriamo che non siano proprio gli apostoli a meravigliarsi e stupirsi di questa apertura immensa di Gesù a tutti gli uomini e alle loro differenze.
E preghiamo perché i politici cerchino e attuino con le loro risorse giuridiche una soluzione di questo tipo, anziché fare delle divisioni il terreno di caccia per voti di partito, anziché pensare al bene comune di tutti.   
P. Giuseppe Pirola sj