M'ha stupito il brano del vangelo di Luca (4,1-13), letto la Prima domenica di Quaresima.
Il diavolo si trova davanti a questo strano uomo, che si dichiara figlio di Dio e compie miracoli per dimostrarlo, il quale però non vuole che i beneficiari dei miracoli ne parlino; insomma non vuole pubblicità: errore tecnico e/o metodologico, direbbe un pubblicitario di oggi, per uno che era alla conquista planetaria di seguaci. Egli però aveva già folle che lo cercavano: che fosse per questo che non ne volesse dell'altra? Mah, vaglielo a chiedere! Per il momento, devo starmene cheto.
È chiaro che interessasse al diavolo incontrare questo Gesù; in realtà, per esso, chi era? Un grand'uomo o veramente Figlio di Dio, cioè il Verbo della Trinità, un sistema che il diavolo conosceva bene?
Quella volta, se lo trova sfinito da 40 giorni di digiuno: come uomo sarà veramente affamato; ma se è Dio, non ha bisogno di servette con cuffia e collarino. Dice allora: proviamo un po' questa strada. «Se sei figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane!»; Gesù risponde: «Sta scritto (Dt 8, 3): "non di solo pane vive l'uomo"»
Ahimè! Il diavolo può cogliere solo che Gesù è più forte (furbo?) di lui: gli risponde lì per lì con un passo di quella Scrittura di 72 libri, ch'Egli stesso (se Dio) avrebbe dettato alla decina dei suoi scrivani, ma, se uomo, l'avrebbe appresa bene e pronta nella memoria: tutto; comunque, quel Gesù è più forte della sua fame e quindi della stessa proposta dell'altro. Certo, un notevole smacco; ma non ancora sufficiente per dire che quel Gesù è Dio.
Il diavolo si alza di piano: dal corpo affamato alla psicologia, che è già qualcosa che appartiene al mondo dello spirito: «Il diavolo lo condusse in alto [ma dove?], mostrandogli in un istante tutti i regni della terra.» Anche il diavolo sfoggia i suoi poteri e, se Gesù è Dio, si mette press'a poco al suo livello. «Se ti prostri davanti a me, tutto questo sarà tuo!» Ma il buon diavolo è un po' schiocchino: non capisce che, se Gesù è Dio, egli è già padrone di tutti quei regni.
Schiocchino, però, fino a un certo punto: egli sta cercando di sapere cos'è Gesù, perché se Gesù fosse solo uomo, non sarebbe già padrone di tutte quella cose e gli potrebbe far gola, se - com'è - essere intelligente e calcolatore. E come risponde quell'uomo-Dio di Gesù?: «Solo al tuo Dio tu ti prostrerai; lui solo adorerai».
È semplice; ma notate bene che lo tratta col tu, come dire: la tua domanda emblematizza tutti quelli che, nei secoli, la ripeteranno.
Non c'è che dire: una bella risposta; diciamo pure: «un altro bello smacco» per quel povero diavolo! E, quel ch'è peggio, è che esso non ha ancora la risposta che cercava.
Saliamo allora di un grado: non più l'uomo umano con corpo e psicologia; bensì l'uomo religioso, non solo a servizio, bensì col servizio di Dio: «Se sei Figlio di Dio buttati giù (dal pinnacolo più alto del tempio): gli angeli verranno a sostenerti.»
Non è proprio una proposta stupida: se quegli è uomo, per quanto furbo e intelligente, non sa come funzioni il sistema celeste, cresciuto com'è tra le attenzioni e le cure della mamma Maria e del papà Giuseppe, senza sapere alcunché dello Spirito Santo che ha incinto Maria e degli angeli che sono intervenuti tante volte con Giuseppe a dirgli cosa doveva fare; come uomo, però, ha già dimostrato d'aver imparato bene quella Scrittura che il diavolo gli ricorda: se ha un po' di coscienza, proprio se Dio, dovrebbe riconoscere, secondo giustizia, e manifestare il proprio potere e, se uomo., un po' di fede in Dio dovrebbe farlo agire; anche perché dovrebbe ricordare la necessaria umiltà nei confronti di Dio (che è poi quello che Egli risponderà). Quindi, se si butta, vuol proprio dire che Gesù è Figlio di Dio. Ma se non si butta?
E di fatto, Egli non si butta e risponde: «Non tenterai il Signore Dio tuo!»
Al povero diavolo non resta che stare ancora un po' a discutere e andarsene con la coda tra le gambe, senza aver avuto la risposta che cercava; ma con la coscienza d'avere a che fare con qualcuno più in gamba di lui: «dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato.»
Quale tempo? Anche quello in cui ci siamo noi, ciascuno di noi.
Questo brano di Vangelo, infatti, è concreto e illuminante anche per tutti noi.
Anzitutto, il diavolo si può vincere, perché è un cane legato alla catena: bastano poche parole di verità per sconfiggerlo, perché esso è il capo della menzogna, mentre noi apparteniamo alla verità: « Io sono la via, la verità e la vita»: «la via alla verità e la verità per la vita». Quindi, deve essere vinto,
Il diavolo deve - e non solo può - essere vinto: se è cane legato alla catena basta non avvicinarci al punto di poter essere sbranati. Quindi tocca a noi: abbiamo la fede e il Figlio di Dio con Sua Madre: un'«Ave Maria», un «Padre nostro che se nei cieli», un «Gesù-sacramento, via alla verità, aiuto!»: sono aiuti superiori, eterni.
La preside Anna Maria Sancricca, che molti ricorderanno, poco prima di morire, vide come in visione M. Speranza, la fondatrice delle Famiglie dell'Amore Misericordioso cui apparteneva, passeggiare con la Madonna, in uno dei viali del Cielo, che si voltava e la invitava a seguirle tranquillamente e con serenità. Subito mi telefonò. Una visione, direi, che possiamo fare nostra, per quanto possibile con l'immaginazione quando sentiamo il peso della tentazione.
E, a proposito, un'ultima nota: tra le tentazioni del diavolo, il Vangelo non riferisce che ci sia stata quella di sesso. Sarebbe stato molto interessante; ma pare proprio non ci sia stata o, almeno, che l'evangelista (anzi, diciamo pure, Dio stesso, ch'è stato il vero autore della Bibbia) non ha stimato opportuno riferircela.
Lecito, mi pare, chiedersi «perché?». Penso però anche difficile rispondere, se non ci si allinea con la verità: il sesso è opera di Dio, ma messa a fondamento del cosmo e dell'umanità. Non oggetto di tentazione, bensì di grande apertura di mente, ma anche d'enorme rispetto. Non sono certo lecite le profanazioni del sesso che si vedono proporre nei media; pur non dimenticando che, per la teologia morale «naturalia non sunt turpia» (ciò ch'è naturale non è turpe) e che «ad impossibilia nemo tenetur» (nessuno è tenuto all'impossibile).
Sta però a vedere quali siano i confini del «naturale» e dell'«impossibile» e a chi tocchi fissarli. Non penso li possa fissare ciascuno per sé: anche qui, penso, vale il «ciò che voi legherete o scioglierete sarà legato o sciolto in cielo». Quindi occorre sapere bene quel «ciò».
Un po' di furbizia del Cristo e non del diavolo.
Sempre a disposizione, cordialmente
P. Nazareno Taddei sj