Battesimo ai bambini

Si tratta della vecchia questione di quando battezzare i bambini: poco dopo la nascita o da grandi o da adulti addirittura? La risposta c'è...

20/05/2003
L’amico S.G. mi internetta:  «Diversi preti invitano i genitori a battezzare i figli quando sono consapevoli, quindi da grandi e a volte da adulti. Viene sostenuto che in un certo senso non c’è il peccato originale. Che mi dice?»
Che devo dire!?!
Anzitutto, Gesù stesso ha affermato che il Battesimo è necessario per la salvezza. Infatti aveva detto a Nicodemo: «Se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio!» e Nicodemo gli aveva obiettato: «Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo materno e rinascere?». Gesù gli aveva  risposto: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito non può entrare nel regno di Dio.» In quel «da acqua e da spirito» c’è la chiara allusione a quello che, nella Chiesa, è diventato il Sacramento del Battesimo (pur esercitato, ma non da confondersi, con un rito).
Come si vede, il discorso è serio: in primo luogo è da notare il doppio intervento di Gesù, di cui, il primo è, per dir così, figurato («rinascere dall’alto»), il secondo è più concreto, quasi operativo, quindi affermazione di un assoluto; in secondo luogo, Gesù non distingue tra adulti e bambini (dice sem­plicemente «uno», cioè «tutti», chiunque è chiamato alla Salvezza); in terzo luogo, Gesù indica un lavacro («da acqua», che è qualcosa di materiale; ma lavacro da che cosa? «e da spirito», che è qualcosa ben al di là e al di sopra della materia ); lavacro quindi d’ordine spirituale, cioè dal peccato, il quale non può che essere il peccato «originale», cioè qualcosa di insito nella natura, anche a prescindere dalle eventuali colpe personali.
 
Detto questo, posso dire anche che dalle origini della Chiesa, il battesimo degli adulti è la situazione più normale. Si pensi al catecumenato, cioè la preparazione al Battesimo, che era un periodo cui si dava molto peso, perché si trattava di iniziare alla fede e alla vita cristiana, vale a dire disporre alla co­noscenza di ciò che sono i Sacramenti («segni sensibili della Grazia»), che sono sostanziali doni di Dio nel Battesimo, nella Confermazione, nell’Eucarestia, nel Matrimonio, nell’Ordine sacro, nella Penitenza e nell’Unzione degli infermi come viatico per l’eternità. Erano – e sono anche oggi – i tempi della conversione di persone adulte, che vengono al Cristianesimo da situazioni lontane.
Ma il problema è: e chi muore, come i bambini, senza Battesimo? Sono certo nell’amicizia di Dio, ma non sono stati purificati «da acqua e da spirito» e Gesù è stato perentorio. (Nasce qui il problema, certo misterioso, del Purgatorio.)
Infatti, la Chiesa ha battezzato i bambini anche neonati fin da tempo immemorabile. La tradizione è attestata esplicitamente dal secondo secolo. E già da allora, si parla di un catecumenato post-bat­tesimale, anziché ante- o pre-battesimale. I conti dunque tornano.
 
Che dire, allora, dei preti di cui parli?
Hanno ragione quando dicono che converrebbe una consapevolezza; ma mi pare si tratti di una ragione molto teorica e che presenta molti rischi:
a)     chi garantisce che non intervenga, per qualsiasi motivo, la morte? Non si può dimenticare la parola di Gesù: «senza acqua e senza spirito non può…»;
b)     chi garantisce che, all’aprirsi della consapevolezza, avvenga veramente la necessaria preparazione e che, soprattutto in quest’epoca di secolarismo e anche di lotta contro la Chiesa, l’individuo si interessi veramente di cercare il battesimo? Già le Prime Comunioni e le Cresime mostrano tutta la difficoltà che all’acqua si unisca lo spirito, quando si pensa solo ai vestiti e ai regali!
 
E’ da notare poi che il valore del Battesimo non è condizionato dalla consapevolezza di chi lo riceve se non è in grado di averla, come il bambino. Il regno dei cieli è assicurato, almeno fino a quando l’individuo sarà tenuto a rendersi conto del bene e del male: per questo, sì, varrà il criterio della consapevolezza; ma senza l’aiuto del Battesimo, sarà ben più difficile una scelta corretta.
Quindi l'attendere la consapevolezza anzitutto non è necessario, anche se resta l'obbligo del catecumenato post-battesimale; ma è molto e molto rischioso.
 
Ci si può chiedere come mai qualche sacerdote possa consigliare qualcosa di molto rischioso al posto di qualcosa che è tranquillo a salutare.
S.G. insinua che si afferma che in certo senso non c'è il peccato originale. Io chiedo: perché? La tentazione è quella di togliere il vero motivo della necessità del Battesimo anche senza la consapevolezza; il che è di moda e sembra moderno e attuale; ma mi sembra un discorso un po' presuntuoso, di fronte a due millenni di teologia, che poi forse è stata studiata un po' sommariamente.
Non vorrei – e temo di non poterlo escludere – che ci fosse di mezzo anche qui il problema della «nuova» cultura, di cui ha parlato il Papa all'art. 37 dell'enciclica Redemptoris Missio; cultura che è quantitativistica e quindi molto prossima al materialismo e conseguente mentalità.
Il discorso è complesso; comunque resta sempre vero quanto ci ha detto S. Pietro nella sua Lettera: «Il vostro avversario, il diavolo, vi gira attorno cercando chi divorare» ed è chiaro che bocconi preferiti sono preti, frati e monache. Cerchiamo quindi di essere saldi nella fede.
 
Sempre a disposizione, cordialmente

 

P. Nazareno Taddei sj