Il sig. N.R. mi internetta: «Tutti parlano della guerra. Lei non dice niente?»
Rispondo: veramente piú di un accenno l’ho già fatto qua e là; ma dovrei parlarne perché tutti ne parlano? Ohibò! E cosa dire, se non si sa niente di chiaro? Cosa dicono poi quelli che tanto parlano? Chiacchiere!
Mediaset non si spreca. La Rai sembra una tv al soldo di Saddam. C’è cascata - o forse s’è tolta la maschera - persino Licia Colò col suo «Alle falde del Kilimangiaro», una delle poche trasmissioni che si guardavano volentieri, perché belle, oggettive e degne di essere viste. È vero che, benché impostata sulle meraviglie della natura e dell’uomo, non ho mai colto un accenno a Chi queste meraviglie ha creato; ma tanto secolarismo e gretto materialismo (di cui Maurizio Costanzo è maestro) non mi sembrava voluto. Ho incominciato a sospettare, invece, quando la conduttrice - tra le piú educate ed efficaci tra questi conduttori tv che sembrano sapere tutto e non lasciano mai finire di dire la loro a quelli che hanno invitato proprio perché la dicano - ha cominciato anche lei col vizio degli altri, come se fosse una buona maestra.
Ma domenica scorsa (30 marzo) s’è svelata: ha fatto un servizio su Bagdad girato giorni prima che la guerra scoppiasse: gente tranquilla, serena, accogliente, ospitale, quasi felice nonostante un regime che noi poveri ignorantelli italiani riteniamo oppressivo, gente che va a pregare alla grotta della Madonna di Lourdes (!?!). Poi la Colò non ha mancato di fare il predicozzo degno della menzognera interpretazione dei nostri pacifisti iridati, per i quali la pace è bruciare le bandiere altrui e spaccare vetrine. Di riflesso ha fatto un servizio su New York: potete immaginare come: spensieratezza generale.
Con un’informazione cosi disinformante cosa puoi dire di questa guerra? Posso dire solo - ma di ogni guerra e non solo di questa – che «Nulla è perduto con la pace; tutto può essere perduto con la guerra»: come ho imparato da Pio XII nella mia giovinezza, quando di giorno in giorno aspettavo d’essere chiamato a prestare il mio servizio d’infermiere del Regio Esercito.
Ma c’è un aspetto che m’ha fatto riflettere. Mentre il Papa parla di pace (vera e per tutti) e continua a pregare con i fedeli che lo seguono, anche Saddam esorta alla preghiera e molti lo seguono o pregano per conto loro (secondo le tv…). Ma il problema c’è.
C’è addirittura qualcuno che vede nelle tempeste di sabbia, che metereologicamente sembrano anticipate, un segno divino per fermare i… peccatori anglo-americani.
Non mi sentirei di sottoscrivere una simile interpretazione delle tempeste di sabbia e di tutte le difficoltà impreviste (e piú di una volta disoneste e contrarie alle disposizioni internazionali), che gli anglo-americani hanno incontrato nel loro avanzare.
Ma non mi sentirei nemmeno di firmare un’interpretazione opposta. Perché… «scherza co’ i fanti e lassa star i santi», mi si diceva da ragazzo nel Trentino. Un intervento di Dio, analogo a quelli che Egli prestava a Mosé e a Davide, nel loro cammino verso la Terra Promessa (e, direi, proprio da quelle parti) è cosa troppo seria per osare di parlarne senza conoscere tutti gli elementi della faccenda… e pur sapendo che i Piani di Dio sono imperscrutabili. Chi può veramente dire sí e chi no, con la confusione anche solo politica che c’è? Al giorno d’oggi direi: nessuno; tutto potrebbe essere verità e tutto bestemmia. Non mi pare ci siano elementi sufficienti per entrare seriamente in questo discorso.
Limitiamoci a riconoscere Dio padrone supremo - e padre - della vita e della morte, chiedendogli, anche col digiuno (che dobbiamo far noi, ciascuno per sé, non gli altri), misericordia per questa umanità ribelle, da una parte e dall’altra, ai suoi ordinamenti, anche a prescindere dai torti, colpe o meriti, veri o presunti di quella guerra.
Torniamo al Papa e a Saddam , con i loro fedeli, che pregano: il problema c’è.
Come la mettiamo? Il Dio che prega il Papa è lo stesso Dio (Allah) che fa pregare Saddam. È il nostro stesso Dio; non basta la diversità di nome (Dio o Allah) per negare l’identità dell’Essere.
Chi dunque Egli, il vero Dio, ascolterà? Il Papa, suo Vicario in terra, o gli irakeni?
Direi che la domanda è quasi offensiva, tant’è cretina. Nella mente divina non c’è Oriente od Occidente e propriamente nemmeno guerra o non guerra, se non per legittima difesa.
La guerra infatti dipende dagli uomini che non intendono rispettare «verità, giustizia, carità o amore nella libertà». Tutta intera l’umanità – persona per persona - è nei piani di Dio che ama tutte le sue razze e l’onestà delle loro credenze e ne vuole (desidera) il vero bene; ma, a un dato, punto, ha mandato il Suo Figlio eterno, Gesú Cristo, per aiutare tutti a uscire dal peccato. Cristo ha dato il via alla Chiesa cristiana; ma è morto per tutti, anche per i non cristiani, addirittura anche per gli idolatri. Qui, come si vede, tutt’altro discorso.
Dio (Trinità)-Allah è immenso; i suoi piani sono immensi, aperti sul passato, sul presente e sul futuro.
Siamo noi, uomini d’ogni razza, a pensare di poterlo mettere in gabbia, perché serva a noi. Lui ci aiuta anche nel nostro quotidiano, ma vuole che la nostra Salvezza sia nelle nostre mani: «Avete la Legge e i Profeti» (e il Vangelo), ci dice attraverso Lazzaro, invocato dall’inferno dall’ormai diseredato Epulone.
E noi preghiamo e digiuniamo, non perché si vinca o si perda quella o quella altra guerra, bensì perché quei Piani di bene e di pace si compiano per tutti, come Egli ha disposto con le Sue Leggi.
Come e quando avverrà? Non sappiamo; le guerre ci sono sempre state, alcune addirittura volute da Dio, e sempre ci saranno, buone o cattive: non dipende propriamente da Dio, ma dagli uomini, che però Egli segue uno a uno, suggerendo, illuminando.
In concreto, chiediamoci allora: io sono in pace con tutti o c’ho ancora dei rancori, delle invidie, dei torti fatti e non pagati? È la prima domanda che dovrebbero farsi anche i pacifisti, soprattutto se si sono iridati della menzogna.
Sempre a disposizione. Cordialmente
P. Nazareno Taddei sj