Nell’Eucarestia domenicale viene proclamata la pagina del Vangelo di Marco che racconta un incontro particolarmente significativo di Gesù con “una persona” notoriamente ricca, educata, religiosa e osservante di tutti i Comandamenti di Dio che gli Ebrei ponevano al centro della Legge e i Profeti.
“Gesù stava per riprendere il cammino, quando un tale gli venne incontro, si gettò in ginocchio davanti a lui e gli domandò: - Maestro buono, che cosa devo fare per ottenere la vita eterna?” (Marco 10, 17
Marco non ne ricorda il nome esatto … semplicemente lo indica con “un tale” … uno dei tanti … uno di noi … uno che potrebbe essere ciascuno di noi …
Già siamo coinvolti in questo incontro che si rivelerà molto significativo per la vita spirituale di ogni uomo alla ricerca di capire chi sia … dove sta andando … cosa gli manca per essere salvato da Dio che è senza dubbio il riferimento ultimo e centrale di questo ebreo osservante e religioso.
Egli ci appare realmente una persona che vive di fede: va incontro a Gesù dimostrando di essere alla ricerca … in cammino …; lo adora gettandosi in ginocchio davanti a Lui …; lo chiama “buono” con un termine che potrebbe significare che è davvero saggio e tutti lo ascoltano con attenzione frutto di ammirazione e di rispetto delle cose che fa e che dice …; infine si dimostra alla ricerca di qualcosa che lo completi e lo realizzi pienamente …
Viene spontaneo pensare: fossi anch’io in queste condizioni …
Oppure: quante volte io mi sono trovato in queste stesse situazioni e con questi stessi sentimenti sia interiori e spirituali che anche esteriori, magari diversamente connotati …
Sì con questo contesto di riferimento la pagina di Marco mi pare ci spinga ad alcune attenzioni e riflessioni che ci toccano intimamente e … ci obbligano a proiettarle nel nostro cammino che dobbiamo percorrere con costanza sino alla fine della nostra esistenza terrena ….
1. Prima di tutto non può non stupirci la reazione di Gesù di fronte a questo “tale” … chiunque si pone davvero in atteggiamento di ricerca di colmare i vuoti che inevitabilmente ciascuno di noi sente nel cuore e nella propria esistenza di tutti i giorni …: lo sguardo di Gesù manifesta tutto il suo amore per lui!
Il verbo greco (êgapêsen auton) dice proprio così: lo amò … se ne innamorò…
È certo quasi incredibile ma è consolante che Gesù … Dio … si innamori di ciascuno di noi!
La buona novella del Vangelo ci dice esattamente che Gesù chiede molto, ma lo chiede con molto amore.
2. In questo illuminante incontro di Gesù con un “tale”, ricco ma alla ricerca di quello che gli manca, non possiamo certo trascurare che Gesù indica chiaramente ciò che manca per essere “realizzati” e quindi salvi dal non buttare via la propria vita senza raggiungere la salvezza reale ed eterna che finalmente ci renda felici e contenti della vita vissuta e della vita di comunione adorante ed eterna con Dio nostro Padre e nostro Tutto.
La prima richiesta è di vendere tutto e dare il ricavato ai poveri: che non vuol dire tanto ridurci alla miseria, ma gestire tutte le nostre ricchezze, che non sono certo solo i soldi, non da padroni ma da amministratori di doni ricevuti per condividerli e donarli …
La seconda richiesta, estremamente coerente e frutto di una reale trasformazione di tutta la nostra vita, “seguire” Gesù: vivere con il suo stile, il suo modo di pensare , di valutare , di incontrare le persone …
Così sintetizza con estrema saggezza un autore: «Vendere e dare tutto ai poveri equivale a bruciare i ponti dietro di sé, partire senza possibilità di ritorno».
3. Dunque Gesù pone con determinazione un legame indissolubile tra povertà e sequela. La risposta è negativa e triste: nasce una domanda: ma il ricco, alla fine, si salverà lo stesso?
E i discepoli proprio su questo si trovano toccati e sconcertati, forse come noi.
Gesù non cede: è necessario fondare la nostra vita su questo legame indissolubile tra povertà e decisione di essere discepoli di Cristo, non solo dirci, ma essere suoi discepoli.
Lui si innamora di noi in questa nostra ricerca, e, ricco di comprensione e di compassione per la nostra povertà, amandoci teneramente ci assicura che “per gli uomini è una cosa impossibile, ma per Dio no! infatti tutto è possibile a Dio”.
Vorrei chiudere queste mie riflessioni (il testo evangelico è così provocante e ricco che merita certo che la nostra riflessione e il confronto con Gesù si prolunghi e approfondisca sempre e molto più profondamente) con la domanda centrale: cosa chiedere di più alla vita?
“Se si chiede… oggi alle persone che cosa è che… le rende veramente felici, la risposta che riceviamo è che si possono permettere tutto quel che desiderano.
Il concetto popolare di felicità, diffuso oggi probabilmente tra la maggior parte della gente è che nel consumismo non solo è fondata la libertà, ma anche la felicità e che l’unica cosa che impedisce la libertà e la felicità consiste nel non aver abbastanza soldi per consumare tutto quel che si desidera consumare” (E. Fromm).
È assolutamente necessario fare un salto mortale di qualità e fiducia solo in Gesù: ci indica la sola vera via di uscita e di salvezza: “Siate dunque perfetti, così com'è perfetto il Padre vostro che è in cielo.” (MATTEO 5, 48)
Chi non ne ha il coraggio se ne va chiuso nella sua tristezza… proprio come si legge nel Vangelo!
don gigi di libero sdb