L'Epifania e il male
In questi tremendi giorni di terrore e di morte sembrerebbe che il Padreterno si fosse estraniato dalla nostra umana e dolente realtà; e invece, a ben guardare...
09/01/2002
F.F. mi internetta: «Sono un giovane sacerdote. Leggendo l’esaltazione che, in questi giorni dell’Epifania, si fa nella Liturgia di Cristo come Luce e Salvatore, Re di Giustizia e di Pace, ecc. e vedendo quello che invece sta succedendo nel mondo, dove pare veramente che Dio sia morto e lo stesso Papa sembra turbato, mi chiedo se quelle visioni teofaniche trionfalistiche non siano un po’ lontane dalla concreta realtà del rapporto di Dio-Cristo con gli uomini. Non pare anche a Lei?”
Rispondo volentieri, anche se non mi nascondo la difficoltà, perché il discorso è molto serio.
Come primo passo, sgombrerei il discorso dall’accenno alla Liturgia, che pure don F.F. mette come punto di partenza. Infatti, il problema – che è grosso – esiste anche prescindendo dalla Liturgia.
Comunque, se non erro, i brani ai quali don F.F. si riferisce sono di profezie o di commenti, più che storici, e quindi non è da stupire che risentano dell’entusiasmo e della poesia per l’evento storico ed emblematico dei Re Magi. La liturgia riporta quei testi proprio per eccitare in noi lo stesso spirito di gioia e di ammirazione per il fatto, avvenuto 2000 anni fa e che noi ricordiamo ogni anno.
Ciononostante, c’è una perfetta adesione allo spessore storico dell’evento; il fatto cioè che tre personaggi misteriosi vengano dall’Oriente con doni simbolici, guidati da una stella, per adorare come re e salvatore dell’umanità un ignoto bambino, che si trova in un’ignota residenza (il Vangelo parla di casa e non di grotta di pastori). Qualcosa di veramente esaltante, a pensarci bene; tanto che qualcuno non ci crede e dice che sono storie inventate.
La Chiesa poi considera quell’evento come «Epifania», cioè manifestazione al mondo che Cristo è Dio. Per questo, vi accosta, come analoghe manifestazioni, il Battesimo al Giordano e le Nozze di Cana.
Veniamo allora al vero grosso problema: la tentazione è di pensare che il Padre Eterno – o, se si vuole, Gesù Cristo – si sia un po’ addormentato o estraniato dalla nostra umana realtà. Sembra, invece, che sia Ben Laden o chi per lui a guidare le sorti dell’umanità contemporanea, con un odio che – erroneamente – pensa di mutuare da Dio, con servizio fedele e concretizzato dalla morte spontanea (kamikase).
Anche prescindendo dalla realtà terroristica, purtroppo sono molti, anche tra i cristiani, che non pensano a Dio e alla sua legge quando si alzano al mattino o decidono dei loro affari o scelgono i loro divertimenti. E chi più, ormai, osa farsi il segno di croce al ristorante o dichiararsi cristiano in pubblico (l’on. Livia Turco, diessina, l’altra sera in tv ha detto: «in fondo anch’io, a modo mio, sono cattolica», il che significa mettere se stessi, al posto della Chiesa, come arbitro della propria condotta) o chi osa più invocare la morale cristiana come norma del comportamento o il pensiero della Chiesa come direttiva sociale (chiaro: non politica)?
Dico subito che la tentazione non è solo dei nostri tempi, anzi è antica.
Proprio in questi stessi giorni, la Chiesa ci fa leggere nel Breviario: «Perché ti vanti del male/o prepotente nella tua malizia?/Ordisci insidie ogni giorno/la tua lingua è come lama affilata/artefice di inganni./Tu preferisci il male al bene/la menzogna al parlare sincero./ Ami ogni parola di rovina, o lingua di impostura./Perciò Dio ti demolirà per sempre, ti spezzerà e ti strapperà dalla tenda/e ti sradicherà dalla terra dei vineti./ Vedendo, i giusti saranno presi da timore/e di lui rideranno.» (Salmo 51)
È quello che succede anche oggi. Sì, Dio interverrà; ma quando?
Il salmista però continua: «Io invece come olivo verdeggiante nella casa di Dio./Mi abbandono alla fedeltà di Dio/ora e sempre./Voglio renderti grazie in eterno/per quanto hai operato;/spero nel tuo nome perché è buono/davanti ai tuoi fedeli.»
Questa è la risposta al terribile problema.
Porto ad esempio i fiocchi di neve, che quest’anno, a miliardi di miliardi, hanno riempito il meridione: uno diverso dall’altro e sono secoli che, a suo tempo, scende la neve e che Dio-Cristo li inventa sempre uno diverso dall’altro.
Mostro l’immagine di quattro su miliardi di miliardi, visti al microscopio (da «Il Venerdì», 4.01.02):
Incredibile!
È, in fondo, il mistero di Dio; la prova che Dio non s’addormenta mai.
Ma Gesù - che, come Verbo, è l’inventore di queste incredibili meraviglie - ha detto: «Non contate forse voi più degli uccelli, del cielo? (…) Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? (…) Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.» (Matteo 6, 25-34)
Ma il nostro problema qui non è quello della vita materiale, bensì quello del bene e del male, un male che sembra trionfare.
La neve (come le piante, i fiori, gli animali d’ogni specie) ci dice che Dio non s’addormenta mai; ha dato però all’uomo la libertà anche di non rispettare la sua legge. Il che non significa lasciare che il male trionfi: «Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché, saranno saziati. (…) Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore con che cosa lo si potrà rendere salato?» (ivi 5, 1-20)
La cosa, dunque, dipende più da noi che da Dio: per chi fa il male, dipende da lui quell’orrore e Dio a suo tempo interverrà; per noi che ne soffriamo, dipende dal fatto che non perdiamo sapore, che il nostro occhio resti limpido; in una parola, che «cerchiamo anzitutto il regno di Dio e la sua giustizia» e ne abbiamo una grande fiducia.
Pur turbato, il Papa nell’Omelia augurale del 1° gennaio ha detto: «Riflettiamo sulla pace in un clima di diffusa preoccupazione a causa dei recenti eventi drammatici che hanno scosso il mondo. Ma per quanto umanamente possa apparire difficile guardare al futuro con ottimismo, non dobbiamo cedere alla tentazione dello scoraggiamento. Dobbiamo, al contrario, operare per la pace con coraggio, certi che il male non prevarrà.»
Sempre a disposizione, cordialmente
P. Nazareno Taddei sj