Povero poverello
A proposito della Marcia di Assisi per la pace...; è vera pace, oppure...?
31/10/2001
La «Marcia della Pace» è nata nel nome del «poverello d'Assisi», umile e sincero, come ha voluto fossero tutti quelli che lo seguivano. E infatti anche quella Marcia è nata umile e sincera.
Per la verità, per quanto mi consta, S. Francesco di marce ne ha fatta una sola: la Assisi-Roma per chiedere la verità circa la propria missione, dato che il vescovo e i maggiorenti del posto non sembravano disposti nei confronti della sua nuova forma d'apostolato. Una marcia, quindi d'amore per la verità e per la giustizia, manifestate da Dio attraverso il Sommo Pontefice, ma anche prova di coraggio ispirata da Dio stesso.
Direi che la «Marcia della Pace», anche se non rientrava nelle consuete forme d'apostolato di S. Francesco, ne aveva più o meno quelle caratteristiche: era ricerca di verità e di giustizia, quando molti di quelli che gridavano «pace» organizzavano la guerra o qualcosa che di fatto era guerra pur senza cannoni; era prova di coraggio, sotto l'ombra e/o con la benedizione del Vicario di Cristo.
Per quanto mi consta, essa ha suscitato sempre più numerosi e convinti aderenti, che con vero sacrificio, da varie parti d'Italia, vi hanno partecipato; e anche quest'anno so di chi l'ha affrontata con lo stesso spirito e purtroppo ne è rimasto deluso.
Infatti la Marcia di quest'anno è stata l'esaltazione della discordia e, direi proprio, della guerra, nonostante il ripetuto richiamo dei buoni fraticelli: «senza stendardi e senza bandiere». Di stendardi e di bandiere e di cartelli se ne sono visti, invece, moltissimi, ostentatamente, come pure persone avvinte in drappi iridati con scritto «pace» e non si sa quanto sinceri o ipocriti (v. fig. 1).
La Marcia della Pace-Guerra di quest'anno è cominciata, già da giorni prima, quale la marcia degli astii, delle urla e dei pugni tra fazioni del Centro-sinistra, come se la marcia dovesse essere patrimonio di qualche parte politica; cfr, p.e., le urla e le minacce di cazzotti contro l'on D'Alema, che ha dimostrato la sua consueta grand'arte nel reagire (e vincere) chi lo contesta, secondo i dettami della famosa scuola sovietica di Mosca (che non si sa se e come esista ancora).
A quasi prova: può essere interessante vedere a quale chilometro i capi e capetti della guerra antiguerra hanno preferito l'automobile alla marcia (fig. 2 da «L'Espresso» 25.10.01):
Ma è finita come marcia della guerra contro gli americani.
Equivocando, infatti, sulla parola «guerra», si è confuso (e fatto confondere) tra guerra di offesa e guerra di difesa; tra guerra tradizionale e guerra di nuovo tipo, pur con l'uso - non determinante - delle armi. La Marcia della Pace doveva essere una marcia cristiana e cattolica; ma vistosamente non ha tenuto conto di quanto specificato dalle autorità ecclesiastiche, che cioè questo era un caso ultranazionale di legittima difesa e che per la legittima difesa può essere necessario anche l'uso delle armi.
Circa poi il valutare quando c'è quella necessità, chi di noi può saperne qualcosa? Era quindi lecito dichiarare l'illiceità degli attacchi armati anglo-americani?
Il Papa, che pur sa qualcosa più di noi e anche dei vari Bertinotti, Casarini e Agnoletto, ha risposto col suo comportamento: egli aveva dichiarato apertamente trattarsi di eventi che giustificavano una legittima difesa, difesa appunto che si può esercitare anche in modo cruento. Eppure, alla notizia del via ai bombardamenti si è limitato a pregare; non ha né lodato né deprecato l'azione armata. Nonostante la sua alta specola - molto, ma molto di più di quello che possiamo vedere noi - non poteva dire se il limite della liceità della difesa legittima fosse o non fosse stato superato. Il giorno poi della Marcia, senza nemmeno nominarla, ha raccomandato il Rosario in queste drammatiche circostanze internazionali.
Indicazioni chiarissime che avrebbero dovuto guidare i vari comportamenti di quella Marcia.
E anche il nipote di Gandhi dichiarava (in «Venerdì» 21.10.01):
Quello che sarebbe successo, era chiaro da qualche giorno prima. Era utopia pensare che i vivaci animatori di quest'anno (non i frati organizzatori) fossero persone sensibili non dico ai richiami dell'Autorità Ecclesiastica, bensì anche solo a quelli della verità e della giustizia, intesa nel senso giusto (è noto infatti, p.e., che per le menti della sinistra è vero quello che dice il popolo, ma essendo esso ancora immaturo, è vero quello che dico io, capo; ed è giusto quello che serve al popolo, cioè a me, capo [cfr. Meyers, Jugendlexicon, Veb Bibliographischer Institut, Leipzig 1973, alla voce Socialismus und Communismus])
Con gente di quel genere, non c'era da farsi illusioni: illudersi cioè che bastasse annunciare solennemente «senza stendardi e senza bandiere». Così, anche i nostri bravi frati - se non sbaglio - ci sono cascati. Sarebbe stato molto più francescano - a mio avviso - non lasciare il timone ad altri e sospendere, da parte loro, la Marcia, o dissociarsene pubblicamente. Ma… tot capita (ciascuno la pensa a modo suo)…
A proposito di quella gente, oltre ai politici e resistenti fino ai 20 km, ci sono stati i famigerati organizzatori dell'anti G8, di cui ho già detto a suo tempo.
A questo punto, il contesto è quello d'un terrorismo, assassino fino all'inverosimile, che addirittura si nasconde diabolicamente sotto il manto di Dio, dichiarando «santa» quella sua guerra. Orbene, in quella Marcia è sembrato che non valesse il «contro la guerra», se quella guerra è la «santa» di Bin Laden (che, non dimentichiamolo, è molto ricco): quindi, praticamente, ci si è schierati in favore del terrorismo. Sospetto, sorto già alle giornate di Genova, quando i fatti dell'11 settembre non erano ancora successi, ma segretamente si stavano già preparando; e, come già allora con le Tute nere, oggi si sa che l'assalto all'America era stato preparato anche con - non definite - collaborazioni italiane.
E i bravi cattolici, ancora una volta sono cascati alle buone parole e alle situazioni sentimentali, non accorgendosi (e non volendoci credere) che eventi di questo genere sono frutto più di mentalità secolaristica, irrazionale, e relativa confusione mentale che di pugni e pallottole. Poi, possono venire anche gli aerei assassini e l'antrace.
Divertiamoci pure con i varietà televisivi, con l'immorale Enalotto e con i salotti pseudo intelletual--sociali, alla ricerca di ipocrite verità; ma poi non piangiamo se ci troviamo immersi nella «santità» d'una guerra assassina.
Sempre a disposizione, cordialmente
P. Nazareno Taddei sj