Gioventù Roma 2000

La Giornata Mondiale della Gioventù: l’evento in sé e/o come ci è stato proposto dai “mass-media”

23/08/2000

La sig.ra A.M. S. mi internetta: "Rientrata dall'estero, ho potuto seguire in tv solo le giornate di sabato e domenica della Giornata Mondiale della Gioventù. M'è sembrata una buona cosa anche da parte dei media. Conferma?"

Rispondo: confermo, sì, confermo; ma insisto per un solo momento sulla distinzione tra l'evento in sé e l'informazione che ne hanno dato i media.

La gran parte di tutti noi ha potuto conoscere l'evento solo attraverso i media; quindi è importante il modo con cui i media ci hanno informato.

Per quanto riguarda le riprese tv - forse per un po' di vecchia deformazione professionale - mi hanno stizzito alcuni speaker che si gingillavano in commenti (peraltro non sempre eccelsi e talvolta anche un tantino disinformati, oltre che alquanto incolti), anziché lasciar ascoltare i suoni e i rumori dell'evento.

Una speaker addirittura ha reso quasi impossibile sentire le parole del Papa che cominciava a parlare, per continuare a dire lei quello che il Papa avrebbe detto.

Più d'una volta, m'è dispiaciuto anche che le riprese fossero state affidate, a registi che fanno vedere le cose (e non sempre nemmeno sentire) e magari con buone inquadrature, ma non sanno "raccontare" l'evento; interrompono un'azione nel momento in cui sta proprio per giungere al suo termine che non sempre si può conoscere; mettono in onda elementi in sé interessanti, ma di disturbo per il discorso che l'evento sta producendo; non sanno strutturare un discorso per immagini, credendo che basti far vedere molte e possibilmente belle immagini.

Tuttavia, m'è parso che i servizi tv siano stati sufficienti a dare l'idea di quell'evento: un evento che si può dire veramente straordinario in sé stesso, anche solo sulla base dell'informazione sostanziale: lo Spirito Santo è presente e opera anche oggi in questa timorosa e sfiduciata Chiesa italiana.

Coglierò due aspetti, tra i mille possibili, pur sapendo che parlo di un evento conosciuto solo attraverso i media e, in particolare, attraverso la tv.

1. Certamente l'organizzazione della manifestazione ha fatto a tutti un'impressione molto positiva. Meriterebbe un intero discorso a sé. Colgo invece la sostanza dell'evento: oltre due milioni di ragazzi di tutto il mondo, diversi per colore di pelle, di cultura e di lingua, appartenenti a nazioni o regioni magari in lotta fra loro, si incontrano qui: stanno insieme per cinque giorni e fraternizzano, si comportano educatamente ("Non hanno toccato nemmeno un fiore", ha detto il sindaco Rutelli che li ha visti dormire sul prato d'un giardinetto di città).

Pregano convinti; ascoltano catechesi; sanno distinguere tra amore e sesso; sono sempre pieni di gioia quasi chiassosa; sopportano il caldo torrido e i disagi organizzativi senza lamentarsi; sono sempre allegri, aperti, sinceri.

Solo all'ora di partire non hanno rispettato gli orari previsti per il deflusso; ma, nonostante gli ingorghi e i conseguenti disagi, non perdono il comportamento educato e la gioia. Questi due milioni erano praticamente i rappresentanti di tutta la gioventù di cui fanno parte. Quindi, i ragazzi come loro sono ben di più. Da notare poi: solo circa 600 mila gli stranieri.

Vuol dire che gli altri, la gran parte, erano italiani. Non è vero, dunque, che tutta la gioventù italiana è corrotta.

C'è allora qualcuno che ha interesse a farcelo credere. Che ragazzi sono, così diversi eppure così eguali, in una stessa convinzione di fede e di amore per Gesù? Li avete urlare per interminabili minuti "Gesù" quando il Papa, il giorno dell'accoglienza, ha chiesto loro: "Chi siete venuti a incontrare?" Pensare che alcuni di loro sono venuti di nascosto per non incorrere nelle pene e nei rischi, anche di morte, riservati ai cattolici dei loro Paesi. Che cosa troveranno al loro ritorno? Il martirio non è escluso. Che ragazzi sono? Certo non più bambini, bensì con l'adolescenza passata, su fino ai 25-30 anni. Ingenui dell'innocenza? Non direi: consci invece d'una vita che devono affrontare e cercano luce da Gesù. Ma non potevano incontrare Gesù anche nei loro Paesi? Certamente! Ma qui sono venuti, nella loro concretezza psicologica, per incontrare fisicamente chi rappresenta autorevolmente quel Gesù.

A differenza delle masse oceaniche di Hitler, di Stalin, di Mussolini e poi dei vari partiti che dividono mondo e nazioni, questi giovani non sono massa; sono gruppo, sono società. Ma non di una sola nazione: sono del mondo, sono società planetaria. Si contrappongono, quindi, per le loro aspirazioni, a quelle masse planetarie che le multinazionali che cercano di conquistare per loro potere e sterco del diavolo.

Tutto quest'evento fa pensare.Vuol dire, anzitutto, che la pace tra i popoli e le regioni (Nord-Sud; Est-Ovest) è possibile, se però si rispetta l'altro e se non ci si chiude nel proprio egoismo personale o di gruppo, come appunto Cristo vuole che sia. Vuol dire ancora che prendono allora chiara fisionomia tutte le varie ideologie che si sono presentate e imposte e ancora oggi cercano di imporsi per risolvere i problemi d'una società in sfacelo. In altre parole, la causa (e in qualche caso la colpa) di tutti i mali e i disagi contemporanei dipendono dall'aver voluto eliminare Dio e Gesù Cristo dalla propria vita individuale e sociale. Ciò significa dunque che la strada vera per risolvere tutte le crisi attuali è ritornare a dare a Dio e a Cristo il loro posto nella vita individuale e sociale.

Altro che laicità dello Stato!, altro che buttar fuori la Chiesa Cattolica dal consesso delle Nazioni!, altro che slegare la giustizia umana dall'etica ordinata da Dio! Che però non vuol dire che sia la Chiesa a fare la politica. Ma, nel contempo, tutto questo significa anche che Dio e Gesù Cristo vanno presi nella loro concreta sostanza e legge e non in alcune formule chi si sono volute sovrapporre, più umane che divine, più di dominio che di servizio, anche nella nostra Chiesa. Oggi, il diavolo è riuscito ad agganciarsi al potere dei media, che creano mentalità. A questo punto, il discorso vale anche per chi ha responsabilità nella Chiesa. Ha detto bene un cardinale (se non sbaglio l'arcivescovo di Messico): "Questi giovani hanno catechizzato anche me." È ovvio che non sono questi giovani i depositari della verità e che le loro idee sono tutte perfette; ma sono "vox populi". Essi sanno anche di peccare, ma sanno anche pentirsi e chiedere perdono.

Tuttavia essi rispecchiano l'esigenza dell'uomo che esce dal secolo scorso e sarà l'uomo di questo secolo e forse di questo millennio. "Vix populi", appunto; che è poi "vox Dei"L'uomo che non dà più carta bianca ad altri; che torna a chiedersi il "cosa", il "come", il "perché" delle cose, del mondo e di Dio, dell'uomo e di Gesù Cristo; ma anche delle nuove realtà, dei nuovi strumenti di comunicazione che possono educare o pervertire, costruire o distruggere.Momento difficilissimo di transito, con tanto rischio di trabocchetti, ma anche di tanta speranza, al di là di ogni retorica.

2. L'evento della GMG2000 ha stupito tutti, cristiani e laici. È chiaro che esso ha rotto le uova nel paniere a chi, soprattutto in Italia, stava sommando risultato su risultato del secolarismo (come io stesso più volte ho avuto occasione di avvertire).

Non potendo negare l'impressionate successo dell'evento, tutto spiritualità ed educazione alla libertà e all'amore, dopo il primo istante di sbandamento hanno cercato di svuotarne il valore, cercando almeno di sminuirne il successo o di farlo dimenticare: tv e giornali, con la scusa del dovere di cronaca, hanno insistito sui malori di molti giovani (parlavano di 2000, quand'erano ancora 1000, comunque meno di un 1 per 1000, un'inezia date poi le condizioni meteorologiche), sulla massa dei rifiuti lasciati a Tor Vergata e in certe vie della città, ecc..

Il lunedì dopo il culmine dell'evento di Tor Vergata, con un milione circa di giovani rimasti ancora in città, le tv di sono guardate bene dall'informare sul fatto, o tacendo completamente o cercando (qualcuno) di scivolare buttando in politica il meeting di CL a Rimini o il raduno dei Neo-catecumenali al Circo Massimo.

Non sono tutte bugie quelle che essi dicono o i silenzi che essi fanno; sono però tipici modi "semiologici" ("bugie semiologiche") di creare opinione: in questo caso, tale da distruggere nella testa della gente l'importanza e le conseguenze di quell'evento. Stiamo dunque attenti a non lasciarci abbindolare. Come si vede, è sempre più urgente una particolare "educazione" ai mass media: conoscerne esattamente i linguaggi e i l loro modo effettivo di comunicare.

Sempre a disposizione. Cordialmente
 
P. Nazareno Taddei sj