Celebre questa parabola detta dei talenti. Entrata nella letteratura mondiale, al punto che se un uomo è particolarmente dotato o nell’intelligenza o in una particolare cultura, di scienza, di arte, di lui si dice: “Ha talento”.
Ma non è questo il significato o la sollecitazione ad una riflessione spirituale da dedicare allo stralcio evangelico, dettato nella parabola dei talenti. E sarebbe troppo facile dare ad essa la particolare, severa ammonitrice sottolineatura del servo pavido, paralizzato dai ruvidi rapporti con il proprio padrone, per avere ricevuto soltanto il minimo di un talento, e mostrandosi colpevolmente incapace dei farlo fruttare, senza fatica, almeno come un minimo di usufrutto bancario. Forse maggior benefico ricavo spirituale, lo si può ottenere dalle parole di Gesù, mettendo a mente, e sottoponendolo ad analitica memoria, che cosa comporti, rovesciandosi sulla nostra realtà di cristiani, quanto non solo di tempo, di inventiva di fatica, assieme a insuccessi e fallimenti, siano indispensabilmente necessari per realizzare i giusti frutti serrati in grembo, ai differenti ‘talenti’ ricevuti da madre natura, buona interprete dei “doni” di Dio consegnati alla nostra “personale umanità”. Forse, allora, con una, seppur diversa, tuttavia ben giusta considerazione, potrebbero venire applicate le amare e pessimiste considerazioni di Andrè Malraux, nel concludere le righe de La condition humaine: “Tutti conoscono lo slogan: ‘Occorrono nove mesi per fare un uomo, basta un giorno per ucciderlo”. Ciascuno di noi ne ha ricavato un’esperienza fin troppo sufficiente…ascoltate, voi tutti, non bastano nove mesi, sono necessari sessantanni per fare un uomo: sessantanni di sacrifici, di volontà, di tenacia…di tante cose! E quando quest’uomo si è completato, quando in lui non resta più nulla della sua infanzia, della sua adolescenza, della sua giovinezza. Quando [per i talenti ricevuti], costui è finalmente un uomo, allora soltanto non più buono che a morire”. “…Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. …. Bene servo buono e fedele….sei stato fedele nel poco, ridarò…..” [Mt 25, 19.21.23].P. Mario Cattoretti o.p.