Il sig. A.D.G. mi internetta: "Anche Lei sarà d'accordo che il nuovo film Jesus è uno scandalo e una bestemmia. E' quello che ha detto anche il card. Tonini ieri sera a Porta a Porta."
Rispondo ad alta voce: no; non sono d'accordo.
Vorrei distinguere, anzitutto e molto bene, tra il film che A.D.G. dice scandaloso e bestemmiatore e la trasmissione tv di ieri sera ("Porta a Porta"' del 23 gennaio 1999).
Nella trasmissione, p.e., la scelta e il taglio dei brani di film è stata tutt'altro che perfetta, per lo scopo che ci si proponeva; il card. Tonini ha insistito nel lodare il "Vangelo" di Pasolini per la sequenza dell'Annunciazione che invece non c'è, mentre c'è nel film di Zeffirelli (ed è veramente molto bella).
Ma, a mio avviso, quella trasmissione è stata troppo squilibrata per essere convincente, pur con le buone cose che si sono potute sentire: c'era un cardinale contrario al film; un regista come il cattolico Zeffirelli, certamente molto meritevole per il suo S. Francesco e il suo Gesù, ma accesissimo fino all'inverosimile contro il film di Young. Favorevoli al film, c'erano il produttore Bernabei, evidentemente zittito dalla decisa posizione negativa del cardinale, proprio perché cattolico rispettoso (per controbattere un cardinale ci sarebbe dovuto essere un altro cardinale); un collaboratore del collegio degli esperti, che s'è fatto attaccare (con eccessiva violenza da Zeffirelli e anche dal card. Tonini) per qualche frase forse non ben meditata e un rabbino, che ha lodato il film per aver precisato le non-colpe ebraiche per la morte di Cristo.
Il card. Tonini ha chiaramente detto che l'immagine del Gesù di "Jesus" non è quella che lui aveva sentito nell'incontro eucaristico di mezz'ora prima e che gli era stata incarnata fin dalla Prima Comunione.
Ha ragione: il film "Jesus", bene o male, non dà l'immagine tradizionale che tutti noi abbiamo avuto di Gesù fin dalla nostra infanzia.
Ma ci si può chiedere se la nostra immagine tradizionale è sempre e in tutto corretta, tanto più se l'unica possibile; come pure occorre vedere se l'immagine data da "Jesus" corrisponde o non corrisponde, almeno in qualche modo, a quella del Gesù dei Vangeli.
Ed è questo aspetto - penso - che, ignorato, ha suscitato lo scandalo, fino ad arrivare all'accusa di bestemmia, che abbiamo riscontrato in molte lettere all'"Avvenire" e io stesso presso qualche amico.
Ma ho trovato anche altri che mi hanno detto d'aver incontrato finalmente un Gesù credibile.
Zeffirelli ha detto di sentirsi offeso come artista e come cattolico. Certamente il suo "Gesù di Nazareth" nasce da un'altra visione.
Ma, più che da spirito critico e artistico, Zeffirelli (che ho sempre molto apprezzato per le sue opere) m'è sembrato mosso da acredine, come gli ha osservato da Cremona Luca Barbareschi.
E mi è difficile capirne il perché.Bernabei è il produttore di questo, come di tutta una serie di film biblici, realizzati con la consulenza di cattolici protestanti, ebrei e mussulmani, proprio per dare alle opere un che di ecumenico, sì che non si possano accusare d'essere di parte; opere quindi tali, da poter essere accettate da chiunque cerchi la verità di storia e di contenuti. Intenti che dovrebbero essere di tutti quelli, anche cattolici, che operano nel mondo della comunicazione.P.e., nel caso di "Jesus", un altro cardinale, il card. Poupard, Prefetto del Consiglio Vaticano per la Cultura, ha espresso parere molto favorevole al film, proprio sotto il profilo dei contenuti.
A chi credere? No, non siamo a questo punto. Solo opinioni, con ragioni pro e ragioni contro.Le polemiche mi hanno fatto venire in mente la mia vicenda per il film di Fellini "La dolce vita", quando, anziché schierarmi con chi s'era scandalizzato, ne avevo messo in rilievo il valore positivo.
Ma allora non c'era stato un card. Poupard e io sono stato mandato all'estero in esilio.Il problema è che, anche in campo cattolico, troppo pochi sono quelli che si sono resi conto della necessità di "leggere" e non solo "vedere" i film e la tv. Veniamo quindi a "Jesus".
Diciamo subito che un film sul Vangelo non è il Vangelo. Teniamo pur conto che la preparazione storico-biblica è stata accuratissima e seguita da esperti (come detto) di varie religioni monoteistiche. Ma, per "leggere" correttamente un film, quello che conta è riuscire a coglierne esattamente la struttura filmica, così da poter conoscere l'idea che l'autore ha voluto esprimere e comunicare.
Se nel formulare la sua idea, l'autore ha avuto alle spalle un intero collegio di esperti, tanto meglio; ma per noi che fruiamo del film quello che ci interessa è l'idea dell'autore. Nel caso di "Jesus" mi pare che quell'idea si possa così formulare: l'autore ha voluto dire che Gesù, vero Dio (Verbo, Figlio del Padre) è stato anche vero uomo in tutti i suoi aspetti, escluso il peccato: come uomo ha vissuto l'amicizia e gli affetti; come uomo ha sofferto la tentazione dell'inutilità della sua opera e il supplizio della croce, subìto, poi, proprio per quanto aveva annunciato in campo religioso, ch'era poi la sua missione divina.
Ma è risorto e continua anche oggi una missione di innocenza e di pace. Il male nel mondo continua, ma a causa di coloro che - allora come oggi e nei tempi - non ne hanno ascoltato il messaggio.
Quel "vero Dio" è detto nel dettaglio - che ha enorme peso strutturale - in cui egli risponde a Giuseppe che lo rimproverava, dopo l'incontro adolescente con i dottori del tempio.
E' un dettaglio che illumina tutti gli altri momenti del film, in cui è in gioco il rapporto con Dio. Analogamente per altri aspetti, che analizzerò nel numero di gennaio del mensile che dirigo "Edav (educazione audiovisiva)".
Osservo, invece, che hanno peso fondamentale la prima e l'ultima immagine del film: una sorta di apertura e di chiusura di tutto il discorso. Il film apre con crudeli scene di guerra attuale, che si rivedranno nell'orto del Getsemani, proprio nel luogo dove Lui parla col demonio e le sue parole chiariscono inequivocabilmente il significato: Dio vuole che l'uomo sia libero nelle sue scelte; se sceglie il male a lui si dia colpa delle conseguenze ("che Dio è allora?" accusa il diavolo; ed è veramente il mistero).
Ed ecco, invece, il mondo (ultima immagine del film) che accoglie la sua parola e la sua persona: la gioia dell'innocenza; un'innocenza che si può riacquistare, seguendo quanto Lui ha istituito.
Ma nel film c'è anche qualche dettaglio che, per lo meno, potrebbe essere discutibile. Per questo, io stesso sto cercando tra gli autori del film chi mi spieghi: mi astengo quindi dal valutare e, nell'attesa, resto con l'interrogativo. Ma questo vale per qualche dettaglio. Circa la sostanza, invece, non mi pare ci possano essere dubbi.
Certo, per capire così il film occorre saperlo leggere; e non si può valutare senza aver letto. Mi pare che tutti quelli che si sono scandalizzati abbiano valutato senza aver letto. Qualcuno obietterà - come già 35 anni fa in occasione de "La dolce vita" - che l'autore deve rendersi conto di parlare a tutti e non solo agli specialisti. Intanto diciamo che per leggere non occorre essere specialisti di letteratura; però a leggere ci hanno insegnato in vari anni di Elementari e anche di Medie. Nessuno invece ci ha insegnato a leggere l'immagine.
D'accordo; ma non è motivo sufficiente, per arrogarsi il diritto di giudicare uno che parla una lingua che non si conosce. Anzi motivo di più per supplire noi alla mancanza.Questo infatti è il problema. Se non so leggere, non posso pretendere di giudicare. Come già detto: non basta "vedere" un film, è necessario "leggerlo". Che se non so leggere e non voglio imparare a farlo, la colpa è mia: devo starmene zitto.
L'emozione che un film provoca non è conoscenza del film; è reazione mia personale, generalmente non appoggiata su alcuna base di ragione. In tanti anni, il problema dovrebbe già essere superato come alcuni di noi, pionieri, avevamo cominciato a predicare e a fare una quarantina d'anni fa, dopo aver visto buttare all'aria tutte le occasioni di cinema veramente educativo e cristiano che si presentavano ("Jesus" è una di queste!) e approvare e diffondere film moralmente deleteri, anche se con immagini e storie apparentemente pulite.
Siamo noi, studiosi del fenomeno cinema sotto il profilo del linguaggio e dell'influsso sociale e religioso, oltre che educativo, a sentirci offesi da chi imposta il problema in certo modo, in campo educativo e responsabile.