Stavo facendo tutt'altro, quando una ridda di telefonate (venerdì, 19 febbraio us) mi ha costretto a cercare su Rai Due "Furore".
La trasmissione l'avevo vista altre volte e m'era sembrata (per usare un eufemismo) una fabbrica di vuoto. Quella sera,
il concorso tra maschi e femmine era tra religiosi e religiose.Speravo che in quella fabbrica arrivasse qualcosa di meno vuoto.
M'è sembrato invece che preti frati e monache fossero stati perfettamente inglobati dallo spirito della trasmissione.
Furibonda fatuità, l'ha definita "L'Osservatore Romano". Il noto regista Pupi Avati - non certo un bigotto - ha rilevato (Avvenire, 21.02.99): "L'altra sera, mi sono accorto che anche i religiosi e le religiose avevano assunto gli stessi atteggiamenti (un modo così sguaiato, così improbabile e con un gusto del gioco così fintamente fanciullesco, da far rabbrividire)."
A me è venuto alla mente S. Francesco Saverio, l'apostolo delle Indie, che, dando relazione della sua attività con i pagani, scriveva: "Cerco di entrare con la loro per uscire con la nostra." I religiosi di 'Furore' m'avevano dato invece l'impressione d'essere entrati "con la nostra" e d'uscire "con la loro". Ma m'è venuto alla mente anche quando, quasi 40 anni fa, lo stesso "Osservatore Romano" m'aveva aggredito ferocemente per una critica oggettiva e non denigratoria del film LA DOLCE VITA di Fellini; il Sant'Uffizio, per castigo, m'aveva mandato in esilio.
Cerco quindi di capire al di là dell'impressione mia e di altri. Anzitutto, mi pare che non ci possa essere il minimo dubbio sulle buone intenzioni di quei 5+5 preti, frati e monache, più fraticelli e monachelle misti tra il pubblico in sala.
Ma - come si dice - di buone intenzioni è selciato l¹inferno. Alcuni di quei religiosi "come fra' Cesare e P. Maurizio" esercitano spesso il loro apostolato facendo i guitti; e, salvo sforature, fanno bene. Invece don Mazzi e anche sr Paola hanno in cantiere notevoli opere sociali che succhiano soldi: una buona pubblicità in tv li può aiutare.
Dov'e' dunque il... delitto? Nessun delitto, solo qualcosa di non conveniente. Cioè, sono cascati, senza avvedersene e da religiosi, in un gioco profano e anche amorale; con la migliore delle intenzioni, si sono comportati da profani in un ambiente profano, essendo religiosi. P.e. don Mazzi e sr Paola hanno ballato, pur castamente, ridendo a crepapelle sulla canzone "siamo la coppia più bella del mondo"; forse volevano fare una presa in giro, ma presi in giro sono stati loro, perché sono apparsi quello che non sono.
Ancora, sempre p.e.: con grande calore e anche con ammiccamenti (pur innocenti), i due gruppi hanno cantato "Voglio per me le tue carezze, t'amo più della mia vita"; anche loro forse scherzavano o qualcuno addirittura riferiva dentro di sé il testo all'amore di Cristo, ma il contesto ha fatto loro un brutto scherzo, perché li ha fatti apparire profani, pur essendo religiosi.
Più evidente la presa in giro da parte dell'organizzazione, quando ha fatto cantare, proprio alle suore, la canzone della Cinguetti "Non ho l'età" (e con quale entusiasmo, ahimè, l'hanno cantata!). E non e' un caso che si sia fatto eseguire un balletto, piuttosto... vivace, che sarebbe stato normale se le ballerine non fossero state vestite da suora. Ovviamente alla Rai non e' parso vero di emulare gli show di Costanzo, eliminando però il guittismo e accentuando il più generico divertimento pazzo. Far audience a tutti i costi, e' il loro mestiere, nonostante l¹apparente rispetto per quel tipo di ospiti. Insomma, occorre stare attenti.
Tutto questo e' quello che ha scandalizzato molta gente, la quale non tollera in preti frati e monache certe cose; e uno, più è lontano, meno le tollera e più si allontana dal ritorno. In giro per il mondo, ho visto anch'io preti e suore ballare e anche baciarsi sulle labbra, in segno d¹amicizia, nei convegni e negli incontri di gruppo. In Italia non siamo ancora a quel punto; bene o male non so, so però che non ci siamo: il contesto sociale deve essere rispettato, perché ha un suo peso di fondo, anche sotto il profilo morale.
E la difesa?
Qualcuno ha detto di voler dare gioia. Ottimo intento, anche se il Vangelo (p.e. Lc 15,7, Jo 15, 11 e anche 2Cor, 9, 7) parla di gioia in tutt'altro contesto e anche se Gesu' ha detto: "Andate e predicate" e non: "Andate e divertite" (il che però nulla toglie all'importanza del diffondere gioia). Certo, si può predicare anche facendo spettacolo, anche ridendo, quindi anche divertendo.
Ma... Qualcun altro ha osservato favorevolmente, in quei religiosi/e, lo sforzo di usare i linguaggi dei giovani d'oggi. Sì, ma non si può confondere i linguaggi odierni con i loro contenuti; è facile scivolare e scambiare. I casi di cui sopra o quello, p.e., di preti frati e monache che mostrano i propri ardori calcistici, anziché spirituali, o che danno l'aria di conoscere meglio le canzonette che i criteri di condotta pastorale, dimostrano chiaramente d'essere scivolati.
Il problema di rinnovare alcuni modi (i linguaggi) della pastorale cattolica esiste ed e' molto grave, oltre che urgente. Ma... Don Mazzi, poi, precisa (e questo e' un macigno): "non dobbiamo lasciare la tv sempre in mano agli altri, limitandoci a brontolare." Problema grosso e reale!
Ma... Almeno don Mazzi il problema se l'è posto e ha risposto: "e' un rischio da correre" (don Mazzi in 'Avvenire' 21.02.99). La risposta di don Mazzi ha un fondo di verità, ma non risolve il problema, anzitutto perché per affrontare un rischio e' necessaria una ragione proporzionatamente grave (che qui non mi pare ci sia, vedi più avanti). Su questo e sul problema dei linguaggi, don Mazzi ha la sua buona parte di ragione e un qualche rischio si deve pure affrontare. Ma... A proposito dello scandalo suscitato, occorre aggiungere che, anche supponendo in qualcuno una mentalità ristretta, ciò che però tutti esigono dal religioso e' un comportamento idoneo alla loro missione. E questo non e' frutto od oggetto di ristrettezza mentale.
Mi pare quindi che anche la considerazione dello 'scandalum puerorum' non sia valida.
Allo scandalo, poi, s'e' aggiunta una certa sollecitazione a deviare, o quanto meno una considerazione negativa (pur indebita ma reale) verso la Chiesa. Infatti, serpeggia l'osservazione: 'se preti frati e monache vanno a divertirsi in tv in quella maniera e la Chiesa li lascia fare, che fiducia merita ormai la Chiesa e in genere tutta la tradizione morale?' Analoga conclusione traggono coloro ai quali non interessa minimamente il rispetto per la Chiesa e le tradizioni cristiane: Vacci a far conto d¹una Chiesa che non trova di meglio che mandare in tv i suoi guitti anziché i suoi predicatori!
Questo non e' 'rischio'; e' dato di fatto. Dove e come troviamo una ragione sufficiente per affrontare il rischio di don Mazzi? E veniamo a quei 'Ma...' Il punto focale e' che qui siamo in tv. Occorre cioè tener conto del fatto che l'immagine di una pistola che spara non e' una pistola che spara; altrettanto, l'immagine televisiva di un religioso/a non e' quel religioso/a: come religioso può anche star compiendo un eroico atto di fede; ma come religioso in tv appare profano. E quindi scandalizza.
Pubblico diretto e pubblico televisivo sono due situazioni di comunicazione radicalmente opposte: tra chi comunica (p.e. un guitto) e il suo pubblico non c'e' a mediare ‹ come invece succede in tv ‹ lo schermo televisivo in cui si accendono e prevalgono tutt'altri aspetti (basta anche solo un taglio o un'inserzione d' inquadratura), proprio perché "l'immagine di un guitto non e' un guitto" (anche se sembra tale). E' questione di 'modi' di comunicare come dice anche il Papa nell¹Enc. Redemptoris Missio (art. 37).
Qui, se si sbagliano i modi del comunicare, si va a rischio molto prossimo di dare od ottenere il viceversa di quello che si vuol dare od ottenere. In conclusione, per apparire in tv, e¹ necessaria una preparazione, che implica varie conoscenze e attitudini specifiche. Soprattutto poi per preti frati e monache nel clima di secolarismo che domina oggi in Italia.
Un'ultima parola: Sono convinto anche che tutti quei religiosi siano andati a 'Furore' col permesso dei relativi superiori. Se è così, per questo aspetto, possono sentirsi tranquilli. Ma quel permesso non e' sufficiente a esimere dalla specifica preparazione di cui ho detto. Non tutti i superiori, infatti, sono sufficientemente informati essi stessi circa le problematiche della comunicazione di massa.
Forse qualcuno confonde competenza giuridica con competenza operativa e culturale e circa la tv credono tutti di saperne abbastanza. Nella mia esperienza, di tutte le volte che sono stato chiamato (ovviamente dal superiore) a parlare di questi problemi a qualche comunità, solo una volta (se non ricordo male e, precisamente, era il vescovo di Caserta) il superiore ha assistito alle lezioni del corso...