Il Natale

La festa del Natale vista nel contesto storico e in quello della tradizione del ricordo cristiano. E alcuni altri suoi significati.

02/01/1997

Eccomi alla sig.ra A.B.: La festa del Natale ha un'origine incerta.

Già nel 336 abbiamo notizia d'una festa di Natale a Roma; S. Agostino ci fa sapere che qualcosa di simile si celebrava anche in Africa; e verso la fine di quel secolo la festa del 25 dicembre è già estesa al Nord Italia e in Spagna e anche ad Antiochia.

Ma fin dalla fine del secolo IV, circa, le due feste del Natale e dell'Epifania costituivano una sola festa, con l'unico oggetto l'incarnazione del Verbo, celebrata però con date e con accentuazioni diverse: il 25 dicembre in Occidente (la nascita, il Natale) e il 6 gennaio in Oriente (la manifestazione alle genti, l'Epifania).

La data del 25 dicembre non è ovviamente la data storica della nascita di Cristo, ma e' stata decisa dalla Chiesa romana con l'intento di soppiantare la festa pagana del sole, che si teneva al solstizio d'inverno: Gesù è la vera luce ch'è nato per illuminare ogni uomo che viene nel mondo.

La festa del Natale, dunque, fin dall'origine ha vari significati, per quanto tutti incentrati su Dio che si fa uomo, nascendo e vivendo come tutti gli uomini, salvo l'immacolato concepimento e l'esenzione dal peccato originale.

Il primo significato del Natale, dunque, e' quello di ricordare la venuta di Gesu' di circa 2000 anni fa e manifestatosi subito alle genti (i re magi). E' un fatto storico, Dal Nord ci arriva l'albero di Natale, che non è pagano (se per pagano di intende ateo).

Dall'Italia ci arriva il Presepio , con tutte le sue seguenti manifestazioni artistiche, pittoriche e scultoree.

Un secondo significato e' quello della continua venuta spirituale di Gesu' nella nostra vita, con le buone ispirazioni e con la forza di seguirle. E' una venuta di enorme importanza, alla quale pensiamo troppo poco: non siamo mai soli, perché Gesù ci è sempre vicino, anche con i suoi angeli. E qui si aprirebbe il discorso veramente cristiano della gioia e del dolore, della bontà e della cattiveria, della fede vera e della fede formalistica, ecc..

Un terzo significato è quello della reale venuta fisica, benché mistica, di Gesu' nel pane e nel vino dell'Eucaristia, nelle migliaia di SS. Messe che si celebrano ogni giorno nel mondo, alcune volte in condizioni molto difficili e spesso veramente eroiche.

Un quarto significato è quello di quando Gesu', al momento della nostra morte, verrà a prenderci per l'eternità. Sarà una venuta gioiosa per chi avrà cercato nella vita di prepararsi ad accoglierlo il meno indegnamente possibile, vivendo per quanto possibile in conformità al mistero del secondo significato.

Finalmente, un grande significato del Natale è la venuta di Gesù, giudice terribile, glorioso e gioioso, alla fine dei tempi attuali, nel Giudizio Universale, quando appunto cominceranno cieli nuovi e terra nuova.

Un buon Natale, dunque, può e deve avvenire ogni giorno della nostra vita. Ma il classico 25 dicembre ci deve sollecitare particolarmente nel pensiero di questi vari significati, i quali si concentrano di fatto in un solo concetto: noi - che lo si voglia o meno - dovremo rendere conto di come abbiamo rispettato ed esercitato la nostra appartenenza al Corpo Mistico di Gesu', ricordandocene e cercando di comportarci in maniera conforme.

E così entra anche il discorso dei doni e della luminarie.

Tutto da buttar via? Tutto da disprezzare? Assolutamente no, perché anch'essi ci possono - e ci dovrebbero - aiutare a ricordare i veri significati del Natale.

Quello che è da buttar via - anche con accanimento - è la concezione materialistica e consumistica di quei regali e di quelle luminarie: il fare quello che si fa per tradizione senza tener conto del fondo cristiano di tutte quelle realtà, come purtroppo avviene ormai comunemente anche nel mondo cattolico.

Perché genitori e insegnanti non insegnano che i regali sono simbolo d'un enorme dono che Dio ci ha fatto e ci fa a ogni momento della nostra esistenza? Anche questa omissione può essere suggerita e diffusa da quel nemico dell'uomo di cui ho detto l'ultima volta.

Se consideriamo che anche contro il diavolo non siamo soli e che con noi c'è Colui che lo ha sconfitto, lasciandogli solo che si diverta a disturbarci (e per il nostro bene), i pensieri cristiani del Natale dovrebbero essere di gioia piena, di piena speranza, non di tristezza o di avvilimento. Cristo è nato: è con noi tutti i giorni e tutti i momenti della nostra vita.

Ancora auguri e saluti.

P. Nazareno Taddei sj