Il prof. L. T. mi internetta: "Ho alcune perplessità sull'esistenza di questa semi-divinità. (...) Come è possibile giustificare una 'forza' esterna dualistica a Dio? Se il male dipende dal diavolo, l'uomo che fa il male non ha più responsabilità, o almeno la sua responsabilità è alquanto ridimensionata. Perché mai Dio avrebbe lasciato in giro un simile soggetto che fa di tutto per vanificare il piano di Dio per l'uomo? Il male che l'uomo sa fare non si spiega meglio con la libertà che Dio gli ha concesso? Il diavolo non è forse da prendere come il simbolo del male e non come entità reale?"
Cerco di rispondere senza ricorrere al mistero dei piani di Dio, che conosceremo solo nell'aldilà. Lei ammette che il male si spieghi con la libertà che Dio ha lasciato all'uomo. E perché allora non si può spiegare anche con quella che Dio ha lasciato - in un istante, che è l'eternità - agli angeli, per metterli alla prova? Come l'uomo fa il male quando va contro Dio o ciò che Lui ha stabilito (la verità, la giustizia, l'amore); così il diavolo.
Solo che l'uomo, che è nel tempo, può ancora dominarsi, riflettere, pentirsi; e quindi può e deve fare il bene (cioè seguire Dio); il diavolo no, perché è confermato nella sua posizione contro Dio e quindi contro tutto quello che Dio vuole, quindi anche il bene materiale e spirituale dell'uomo. I diavoli sono angeli ribelli, confermati nella loro ribellione fuori del tempo, cioè per l'eternità.
Non sono semidivinità; hanno i poteri angelici di esseri superiori all'uomo, perché non sono limitati - come l'uomo - dalla materia. Ma sono cani legati alla catena: non possono andare al di là dei limiti che Dio ha fissato. Per questo dicevo, nell'ultima mia predica, che non possiamo essere tentati sopra le nostre forze, che abbiamo dalla nostra anche gli angeli buoni e che siamo nelle mani di un Dio che ci è padre e mamma.
Il problema della responsabilità. Certamente va inquadrato bene e, direi anche, qualche volta ben ridimensionato: non è solo il diavolo che crea questo problema, bensì anche il come siamo stati fatti e non per colpa nostra, le varie circostanze nelle quali ci siamo trovati ecc. ecc.; ma c'è sempre una zona in cui la nostra libertà può e deve agire ed è di questa che dobbiamo rispondere responsabilmente.
Non Le pare bello questo poterci e doverci noi immettere in una dimensione che va "al di sopra dei tetti", che ci fa spaziare nel mondo dell'infinito, pur essendo impastati di realtà terrene e materiali? Essere uomini è vivere in questa dimensione; non il vivere con i paraocchi che ci limitano solo a quello che è interesse per questa terra, come se avessimo qui la nostra dimora eterna. Ma questa dimensione non è utopica, poiché Dio ci ha fatti come ci ha fatti; e possiamo e dobbiamo godere anche delle cose buone e belle che ci offre tutti i giorni, purché riconosciamo che ci vengono da Lui. "Col bene si può e si deve vincere il male" (Vince in bono malum).
A risentirci. Cordialmente.
P. Nazareno Taddei sj