Oggi, nell’Eucarestia domenicale viene proclama una pagina del vangelo di Marco (4,35-41) che sempre mi ha provocato affascinandomi: il racconto di Gesù che calma una tempesta.
Dopo alcune forti parabole sul senso profondo della fede come respiro che permette di vivere e di essere sempre più forti nel cammino di amore, che deve essere la nostra esistenza, per raggiungere Dio:
– la parabola del seminatore che sparge il buon seme in terreni non sempre recettivi e fecondi …
– la parabola della lampada … non la si accende per metterla sotto il letto ….
– la parabola del seme che cresce da solo … noi dormiamo e viviamo … il seme di Dio cresce per forza propria …
– la parabola del granello di senape … il regno di Dio è simile a un granello di senape … il più piccolo di tutti i semi …. seminato, cresce e diventa il più grande di tutte le piante dell'orto. …
“La sera di quello stesso giorno Gesù disse ai suoi discepoli: 'Andiamo all'altra riva del lago'.”
I discepoli obbediscono con prontezza … era il loro mestiere in cui si sentivano sicuri e a proprio agio!
Improvvisamente però si scatenano i venti e nasce una paurosa tempesta che, con onde sempre più violente, minacciano di ribaltare e affondare la barca e tutti coloro che vi sono dentro …
Il terrore si impadronisce dei discepoli. Istintivamente (forse con nel cuore, se non la speranza, almeno il grido accorato e la preghiera di aiuto visto Chi stanno cercando con gli occhi e con il cuore in tempesta) si voltano tutti verso il posto della barca occupato da Gesù: ma Lui dorme sereno e tranquillo … nemmeno si accorge della tempesta che sconvolge la barca e con essa la vita di tutti e la fede di quei poveri discepoli che si vedono perduti.
Un salvatore così non salva nessuno … neppure se stesso!
È la disperazione: siamo perduti e abbandonati …
Comunque gridano e lo svegliano perché faccia qualcosa: … speriamo di grande come quando i cinque pani bastarono per cinquemila persone e più ….
Gesù, nella massima calma e serenità, interviene prontamente: “Egli si svegliò, sgridò il vento e disse all'acqua del lago: 'Fa' silenzio! Càlmati!' Allora il vento si fermò e ci fu una grande calma.”
Poi con naturalezza e con fermezza insieme si rivolge ai suoi discepoli: Perché avete tanta paura? Non avete ancora fede?
Benché sappia di dover rimanere duro ed esigente per il loro vero bene educativo, li guarda e sicuramente si intenerisce scorgendoli a questo punto doppiamente impauriti: per lo spavento e il terrore del pericolo vissuto e ora per la “paura” di un uomo così potente da non poter più essere semplicemente un uomo (Essi però si spaventarono molto e dicevano tra loro: 'Chi è dunque costui? Anche il vento e le onde del lago gli ubbidiscono!'.) … e di fronte al quale si accorgono che, dopo le profonde lezioni sulla fede ricevute, loro “nella prova pratica” erano risultati completamente fallimentari quanto a fede e sicurezza di abbandonarsi a Lui…
In realtà Gesù non chiede con meraviglia ai discepoli il perché della loro paura nei confronti della tempesta … ma si stupisce e si allarma perché ancora non siano arrivati a buttare le loro umane paure nella fede totale in Lui che è sempre la salvezza per tutti: abbandonarsi in Lui senza riserve vuol dire avere fede. Del resto in ogni caso Lui era nella barca in pericolo con loro … sarebbero morti insieme e Cristo sempre vince la morte con la sua risurrezione che è la vera ultima e definitiva Parola!
“In effetti non è vero che Cristo nostro Signore avesse in suo potere la morte e non il sonno e che forse l'Onnipotente fu oppresso dal sonno contro la sua volontà mentre stava sulla barca.
Se voi crederete questo, egli dorme nel vostro intimo; se invece Cristo è desto, è desta anche la vostra fede.
Anche il sonno di Cristo è dunque un segno esteriore d'un simbolo.
Sono come dei naviganti le anime che fanno la traversata di questa vita in una imbarcazione.
Anche quella barca era la figura della Chiesa.
Poiché anche ogni persona è tempio di Dio e naviga nel proprio cuore e non fa naufragio se nutre buoni pensieri.
Se hai sentito un insulto, è come il vento; se sei adirato, ecco la tempesta.
Se quindi soffia il vento e sorge la tempesta, corre pericolo la nave, corre pericolo il tuo cuore ed è agitato.
All'udire l'insulto tu desideri vendicarti: ed ecco ti sei vendicato e, godendo del male altrui, hai fatto naufragio.
E perché? Perché in te dorme Cristo.
Che vuol dire: 'In te dorme Cristo'? Ti sei dimenticato di Cristo.
Risveglia dunque Cristo, ricordati di Cristo, sia desto in te Cristo: considera lui.”(Sant’Agostino)
Mi sono abituato a portare sempre con me il testo di questa pagina del vangelo … forse perché nella mia vita (solo nella mia?...) le tempeste si susseguono senza fine … e forse per poter esclamare ogni giorno con San Giovanni della Croce queste incantevoli parole del suo canto NOTTE OSCURA:
O notte che guidasti,
O notte grata più dell’alba chiara;
O notte che legasti
Amato con amata,
Amata nell’amato trasformata!
…..
Quietata, mi obliai,
Il volto reclinato sull’amato;
Tutto finì, e mi persi,
E i pensieri lasciai
In mezzo ai gigli nell’oblio sommersi.
don gigi di libero sdb