Nelle domeniche di Pasqua i cristiani si confrontano, anno dopo anno della propria vita, con la realtà della risurrezione di Cristo che dà realmente un senso nuovo e rivoluzionario alla vita di ogni persona e della storia tutta.
Una novità di senso che nell’esistenza concreta di ogni persona, di ogni momento della storia e della vita famigliare e sociale, si rivela pregnante di un continuo rileggere, comprendere con meraviglia e novità problemi di cuore e di mente che, in ogni persona, in ogni famiglia e in ogni società, nella rispettiva attualizzazione storica ritornano con accenti e prospettive sempre diverse e pregnanti: o di dolore, sofferenza e disperazione, o di speranza nuova e confortante che spinge ad una azione di cambiamento nuovo e impegnativo.
Mi pare che questo rinnovare il senso di ogni nostro problema esistenziale, sia intimo e personale che di relazione sociale, renda necessario un reale confronto di ogni credente con chi condivide con lui l’esistenza e il vivere storico, che abbia fede o non pensi di averla … sia credente o si dichiari ateo …
Il bisogno di senso e di speranza ci accomuna e ci spinge a confrontarci, se non altro perché ciascuno si senta accompagnato nel suo cammino.
Nella pagina di vangelo che oggi si medita nella liturgia domenicale, si ricordano gli ultimi versetti del meraviglioso e sconvolgente incontro dei due discepoli di Emmaus con Gesù.
Sono ritornati a comunicare a tutti e con gioia la loro avventura spirituale di avere incontrato e riconosciuto il Risorto con una illuminazione degli occhi che si aprono a una visione impensabile … e con il cuore che si riscalda e diventa capace di un amore e di una comunione che rivoluziona l’esistenza.
Vorrei solo accennare a queste due esperienze che ogni credente intimamente conosce e che è bello e davvero umano e fraterno comunicare ad ogni compagno di viaggio per un confronto che arricchirà tutti.
“Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture …”(Luca 24,45)
I discepoli … noi tutti … viviamo il quotidiano con un coinvolgimento fatto di banalità e di ripetizione che facilmente non ci permette di capire se stessi … gli altri compagni di viaggio … le persone che ci attirano e ci fanno innamorare e quelle che ci allontanano e addirittura si rivelano scostanti e difficili da capire e quindi da accettare e comprendere realmente … L’esistenza di ogni giorno è un susseguirsi di attesa … di ovvietà che scade nella ripetizione noiosa della quotidianità … ma anche di meraviglia … per l’inatteso … l’imprevedibile … il misterioso che, a volte, ci blocca e ci inquieta …
Ed ecco il Risorto che sente il bisogno di rivelarsi integralmente “amante”: vuole essere integralmente conosciuto per essere totalmente afferrato e amato in comunione con chi ama …
E viene ad aprire i loro occhi perché i discepoli leggano e comprendano nel cuore e in tutto il loro esistere che il loro vissuto in relazione a Lui era la Scrittura (la Parola di Dio … la sua Divina Volontà di amore infinito) che si era realizzata perché essi stessi la prolungassero nella loro storia da vivere con coraggio e, attraverso loro, in tutta la chiesa e in tutta la storia dell’umanità.
«In fondo noi non comprendiamo veramente se non ciò che viviamo sulla nostra pelle, o, come dice Santa Teresa d’Ávila: “Io non ho mai capito un gran che fino a quando il Signore non me lo ha fatto comprendere in maniera sperimentale” (Vita cap. 22, 3)…»
Ed ecco la realtà entusiasmante anche se intrisa di responsabilità che pesa e impegna: per comprenderle veramente bisogna passare per una morte e una risurrezione simili, e per questo è necessario lasciarsi guidare da chi ben conosce il passaggio.
“Di questo voi siete testimoni.”(Luca 24,45)
Dobbiamo riconoscere che, vedendo attraverso gli occhi aperti da Gesù e dallo Spirito Santo, si viene presi radicalmente dall’urgenza di “esporsi all'Altro” e a tutti coloro con cui condividiamo la vita e i progetti della nostra ricca e molteplice umanità: questo significa che non possiamo che essere testimoni di quello che abbiamo vissuto, ricevuto e condiviso.
Essere testimoni non tanto di ragionamenti e dottrine, ma di una esperienza che ha conquistato e trasformato vitalmente tutta la nostra esistenza: sentiamo l’urgenza di testimoniarla con quello che dice la nostra ragione … i sensi resi più sensibili e capaci di profondità nel capire e scoprire …. le azioni e le reazioni agli eventi in cui siamo immersi …. i giudizi …. le sopportazioni … e i progetti di speranza e di futuro ….
Il testimone (in greco equivale a “martire”), «è il più genuino testimone della verità sull'esistenza.
Egli sa di avere trovato nell'incontro con Gesù Cristo la verità sulla sua vita e niente e nessuno potrà mai strappargli questa certezza» (Fides et Ratio n. 32).
Se l’amore per Gesù è sincero, la nostra testimonianza sarà credibile.
«Ciò di cui abbiamo bisogno soprattutto in questo momento della storia sono uomini che attraverso una fede illuminata e vissuta, rendano Dio credibile in questo mondo.
La testimonianza negativa di cristiani che parlavano di Dio e vivevano contro di Lui ha oscurato l’immagine di Dio e ha aperto le porte dell’incredulità.
Abbiamo bisogno di uomini che tengano lo sguardo dritto verso Dio, imparando da lì la vera umanità.
Abbiamo bisogno di uomini il cui intelletto sia illuminato dalla luce di Dio e a cui Dio apra il cuore, in modo che il loro intelletto possa parlare all’intelletto degli altri e il loro cuore possa aprire il cuore degli altri. Soltanto attraverso uomini toccati da Dio, Dio può far ritorno presso gli uomini”. (Benedetto XVI)
don gigi di libero sdb