SERVIRE… don Ciro Savino

…è il nostro miracolo…

08/02/2015

«Se mi corico dico: “Quando mi alzerò?”. La notte si fa lunga e sono stanco di rigirarmi fino all’alba» (Gb 7,4)…«Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva». (Mc 1,31)

La domanda di senso dinanzi all’esperienza del male e del dolore, che Giobbe - e con lui l’umanità intera -  grida a Dio, trova nella prossimità e nella compassione di Gesù l’orizzonte in cui cercare una risposta.

Giobbe reagisce con veemenza, contesta le facili formule della teologia della tradizione che gli amici gli offrono per spiegare la sua sofferenza, si domanda dove sia la giustizia di Dio, confessa con amarezza di non farcela più; urla contro un Dio che resta ancora muto, lo sfida, chiamandolo in causa.

Dov’è Dio?... Egli si avvicinò…questo ci dice il vangelo di Marco. Gesù è proprio lì, vicino a chi soffre. Prende per mano: gesto d’affetto e di tenerezza, forza per chi è stanco. Rialza (eghéirein) verbo di resurrezione, gesto che restituisce alla vita.  Il dolore resta mistero, non viene mai spiegato, ma vissuto e attraversato, con la consapevolezza di non essere soli. Mai! “Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me… ” (Sal 22). Gesù mostra la sua compassione rendendosi vicino ad ogni uomo che soffre, accompagnando, condividendo, assumendo su di sé.

All’uomo sofferente che cerca il senso del suo soffrire, non serve offrire frasi di circostanza, tantomeno fare una teodicea (come fanno gli amici di Giobbe). Noi non saremo forse mai capaci del miracolo di guarire qualcuno, ma dobbiamo essere capaci del miracolo di servire, di prenderci cura, di far sorgere il tempo della compassione. Il vero prodigio è chiesto a tutti: solidarietà, inizio della guarigione.

Don Ciro Savino